Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

156 LO STATO MODERNO ENTOMANIA Lasciate anche a me la oddisf azione di creare "na nU<>– va poro/a. Mi accontento di poco, di fronte al molti, al troppi che tutti i giorni iscoprona qualcosa di nuovo. La parola è nuova, così almena credo, ma la .sostanza è asscu oecchia. Poco prima dello ,scoppio della guerra, ma .soprattutto du– rante la guerra, una vera fungaia di enti 'Prosperò sul li– maccioso terrena fascl$ta, C'era do mettere fJ posto ,un « fe– derale •• provvisoriamente disponibile per ragioni ,nagàri non sempre pulite, oppure il « capo di un ufficio 6tampo • disoccupato. Ebbene: presto fatto. Si creava un ente. Si tro– vava il finanziamento attraverso i soliti contributi. Si redi– geva una statuto dal quale appariva che la carica di presi– dente era gratuita (ma con laute spese di rappresentanza). E poi, .se proprio bisognava salvare la faccia, si trovava un pretesto qualsiasi per giustificarne l'esistenza e l'attività. Nati tutti questi enti rin regime fascista, fJra da we– rare che, con lo sconquasso economico e politico avvenuto in Italia, dopo la liberazione andassero per Ja maggior tparle con le gambe all'aria Illusione. Cli enti vivono f3 ,prosperano. Al posto dei vecchi dirigenti sono subentrati dei ,nuovi- ln alcuni casi i vecchi, con abili mimetizzazioni, magari parti– giane, sono rimasti. E siccome debbono giustificare la loro esistenza, si danna da fare intralciando la rapida ,smobilita– zione della bardatura economica di guerra. Esempio tipico è l'Ente del tessile nazionale. Il name stesso è anacronistico. Nacque nel periodo della più accesa Infatuazione autarchica. Prosperò durante la guerra. Ora, al momento della resa dei conti, ha trovato un valida difen– sore nel ministro 1 dell'lndustria e Commercio, il quale, con qualche formale cambiamento di nome, tenta di rivararlo come un ente per il progresso tecnico. Contro questo tentativo .si sona ribell{lte le associazioni degli industriali tessili. Nel te/Jegramma inviato ai ministri det Tesoro, delle Finanze e dell'Industria e Commercio viene veramente posto il dito sulla piaga. Questi enti (e l'Ente del tessile naziona/Je è esempio tipico), pur di continuare a vi– vacchiare alle spalle dei contribuenti sono pronti ad ogni trasformismo. il'rima iflropaganda per l'autarchia, poi .con– trollo tecnico sulla produzione dei tessuti tipo, poi con– trollo dei prezzi, poi funzioni fiscali. Adesso, visto che una dopo l'altra queste funzioni si sono esaurite, propiJsione del progresso tecnico nel campo tessile. E' proprio il caso di dire, come per l'edera: ove m'attacco muoio. Salvo che, nel caso particolare, meglio sarebbe dire: ove mi attacco uccido. Naturalmente, l'Ente del tessile nazionale, con la forza della .disperazione, ha reagito alle accuse delle associazioni degli industriali tessili. E con una dichiarazione pubblica ha vantato k sue benemerenze durante il periodo bellico; benemerenze acquisite mediante la disciplina ed il controllo esercitati sulla produzione e sul consumo dei tessili. Inoltre, questo Ente, ha ,cercato di porre in evidenza i igravi danni subiti dai consumatori italiani in seguito alla « sfrenata spe– culazione compiuta daglt industriali del tessile -subito dopo la liberazione, con conseguente rialzo dei prezzi dei manu– fatti »; speculazione ,resa possibile dalla cessazione improv– visa di ogni controllo di organi responsabili. · Siamo, come ri vede, al ferri corti. (Gli industriali avranno certo specu– lato, cioè fatto i loro affari: ma ho l'impressione che l'Ente del tessile nazionale presuma troppo di sè ritenendasi ca– pace di controllare la produzione ed i prezzi tessili. Ci vuol altro, E poi nan mi 6embra proprio il momento adatto per metter fuori queste accuse. Proprio nel momento, cioè, in cu# # prezzi calano ie gli industriali !tessili, quegli J,ngordi, guardana con terrore le loro giacenze svilirsi di giorno ln giorna. Qui l'Ente del tessile ·nazionale proprio nD!l c'entra. Sona i consumatori che, in attesa di prezzi migliori, si sono impuntati a ,nan comperare. E poi la questione è un'altra: dato pure e inon ron– cesso che l'Ente del tessile nazionale si sia ,veramente ln passato acquistato delle benemerenze, ciò nan significa che su queste benemerenze esso debba campare indefinitamen– te. Su queste colonne, in altra occasione, ho già detto che la situazione econamica del paese non consente più spese superflue, spese di rappresentanza. Se un organismo di ca– rattere t:ollettivo serve, bene. Se no, a casa dirigenti ed im– piegati. lnvitia~ dirigenti ed impiegati dell'Ente del tes– sile nazionale a fare -un esame di coscienza alla stregua di questa esigenza. E chiediamo .scusa se, per ,puro caso, ce la siamo presa solo con esso, mentre gli enti da ,bancare sona tantissimi, molti di più di quanto non si creda. L. L. Turati E' ricorso in questi g,iorni l'anniv_ersario della morte di Filippo Tùra,ti. Io non lo conobbi, nè segui, nè se~o iil partito che fu suo. Eppure ogni volta che penso a lui, ci penso come a un congenere, come a un aftine. Con questo non voglio r:u– bar nulla a nessuno, nè approprianni di nessuno. Tw-ati era un socialista; per fede come si confaceva al candido otto– cento che lo vide nascere, pe-r cultura come si addiceva ai positivismo e al materialismo storico aHora imperanti sulle cattedre, e per temperamento, e questo, se Dio vuole, era proprio cosa sua, soltato sua e non :!lrutto dd incroci tem– porali o intellettuali; quel temperamento che Jo portava ver– so gli umili, i diseredati, il che in quel tempo e in quell'Italia era veramente il fondamento pri.mo d'ogni politica che mi– rasse a riscattare il futuro, anche nel sacrificio del presente. Ma certi lati umani, certi sdegni e certe Impenna.ture, questo lo fece fratello di quanti prima e ,dopo dd lui, qua– lunque tesi difendessero, qualunque fede amassero, si pone– vano e si porranno in modo analogo di fronte al problemi. « Salvarci dal facilonismo, da ogni sorta di facilonismo sempre trad<itore fu e rimane nostra cura •• lo fa più vivo, diritto, parlante e contemporaneo di qualsivoglia contenuti– stico pensiero intorno a teorie economlstiche o a sviluppi dottrinaH. E poi mentre lutta la sua vita era volta all'azione, a quella diabolica az.lone politica che non lascia talvolta nemmeno i,l tempo di rifiiatare, aveva lampeggiamenti di pensiero che fan rammaricare del tempo non. potuto dedi– care a più -severi studi. « L'az.lone parlamentare che non si fa depone contro sè stessa. Non è solo un lucro cessante; è il principio rappresentativo, democratico, che ne esce fe– rito ... •; è- un principio da dedicarsi ai nostri Muri costi– tuenti e Je~latol1i, che se lo leghi.no sulla fronte e al polsi per non dimenticarlo mai. E poi c'è un Jato patetico nel destino di Turati politico che varrebbe la pena che qÙalcuno mettesse In luce; Turati .fu uno dei pochi uomini di stato, uno del pochi uomim di governo che abbia avuto l'Italia negli wtimi quarant'anni. Errori, Incomprensioni, intransigenze, soprattutto di altri lo tennero sempre \ontano dai posti di responsabilità. E il male non fu per lui, per la sua modestia. Il male tu per J'Italia, per la sua miseria. VITl'OR

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