Lo Stato Moderno - anno III - n.5 - 5 marzo 1946

98 LO STAXO MODERNO Fu già da altri altra volta osservato che oggi la distinzione tra forze di conservazione e forze di inno– vazione non passa tanto tra l'esterno dei singoli par– titi quanto all'interno di essi; si può cioè essere rivo– luzionari in un partito conservatore e conservatori in un partito rivoluzionario. La osservaziorte è esatta; si tratta però di saperla esattamente applicare, te– nendo conto che non sempre la realtà corrisponde alle etichette e alle tradizionali credenze. I partiti attualmente esistenti ed operanti in Italia hanno bi– sogno di snellirsi e di alleggerirsi per potere, con la loro dinamicità meccanica, creare le condizioni di un equilibrio democratico; certi gruppi e certe frazioni attualmente operanti all'interno dei partiti debbono avere il coraggio di staccarsi per poter ritrovare effi– cienza e funzio'nalità. Scendendo ad un esame analitico della situazione si può dire che grande giovamento verrà alla politica italiana quando il partito liberale riassumerà la sua grande funzione conservatrice, e la sua ala sinistra, fino ad oggi incapace di agire con una certa organi– cità dentro i quadri della vecchia formazione, si metterà in condizioni di poter fare concretamente pesare le proprie indubbie qualità, che le derivano daglruomini che la compongono, e dalla audace spre– giudicatezza delle posizioni che dichiara di voler assumere. Non molto diverso è il ragionamento da fare per i socialisti, anche se la crisi del socialismo contemporaneo meriterebbe più lungo discorso. 1t possibile comunque notare un certo rafforza– mento d~lle posizioni massimalistiche e classiste il che non agevola certo quanti ormai sentono che l'ora del socialismo romantico è superata per sempre ed è suonata l'ora del socialismo di governo, il che poi significa governare, o controllare che si gov•rni, anche nell'interesse delle classi del popolo minuto, ma senza atteggiamenti tutori o paternalistici di tipo settecento; nel quale atteggiamento consiste - e solo in questo - quella conciliazione fra socialismo e liberalismo di cui tanto si parla e tanto si è parlato. E che è, in definitiva, la democrazia che noi vogliamo, una democrazia capace di risolvere tecnicamente e in conformità dei dati storici e ambientali l'antinomia fra libertà e giustizia sociale. LA NUOVA EUROPA SETTIM.ANALE DI POLITI0..4. li LETTERA.TUBA. Direttore: LUJGI SALVATORELLI. Redattore Capo: MARIO VINCIGUERRA. Redattori: GUIDO DE RUGGIERO, UMBERTO MORRA, PIETRO PANCRAZI. Segretario di Redazione: ALBERTO PICCONE STELLA. Direzione . Redazione • Amministrazione ROM A . CORSO UMBERTO I, 47 ...... I democratici cristiani di sinistra hanno da risol– vere un problema che è in parte analogo e in parte diverso da quello dei liberali; è analogo per quanto riguarda il problema istituzionale e sociale, è diverso per quanto riguarda il problema dei rapporti tra stato e chiesa, e soprattutto quello del rapporto fra politica e religione. Sono problemi che solo a un os– servatore superficiale possono sembrare di carattere esclusivamente teorico, ma che presto o tardi ver– r~nno al pettine della pratica, e guai a coloro che non avranno voluto o saputo tempestivamente occu– parsene .. Nei confronti dei democratici del lavoro deve essere posto nettamente il dilemma: o restare succubi delle forze monarchiche (il discorso ultimo di Bonomi è un chiaro indice che anche le sue ultime perples– sità sono cadute) e di posizioni puramente personali– stiche e di clientela o, superando ogni incertezza e titubanza di ordine elettoralistico, spezzare vincoli ormai chiariti e riprendere una effettiva funzione nella costruzione democratica dello stato e della società di domani. A tutte queste forze - a cui si aggiungono quelle schierate sotto. le bandiere del partito repubblicano - vorrei rivolgere l'invito, in quest'ora che è forse l'ultima che ci consenta una pacata riflessione, di esaminare attentamente la situazione politica gene– rale del paese e le loro possibilità di esercitare sopra di essa una qualsiasi funzione, sino a che permangono gli attuali schieramenti. C'è nell'aria qualcosa di più che un sentore di avanzata delle forze della vecchia Italia, e c'è per l'aria qualc~a di più di una vaga sensazione che le forze della democrazia stentino a farsi luce. È necessario reagire; ma per reagire è necessario cercare uno strumento politico efficiente: soprattutto uno strumento che p_ossa essere maneg– giato da coloro che oggi sono praticamente prigio– nieri di forze con cui spesso non hanno che lontane analogie.' Occorre che queste forze abbiano il corag– gio di rompere col passato perchè solo a questo prezzo è possibile salvare l'avvenire. Io non amo chiamare in soccorso i morti. A chi nel recenfe Congresso ci ricordava che molti erano caduti nel nome del Partito d'Azione, mi permisi di obbiettare che essi morirono per quel.le che erano allora le posizioni politiche più valide; non si muore per i simboli; si muore per delle realtà, che sono le sole a iffllovere al sacrificio. Allora come oggi le realtà si chiamavano: indipendenza e libertà d'Ita– lia, ridare all'Italia sostanza di vita più umana e più giusta, creare uno stato capace di aiutare, inca– pace di opprimere. Ricordate l'ammonimento di Lincoln? « Dob– biamo qui solennemente decidere che questi caduti non sono morti invano; che questa nazione con l'aiuto di Dio vedrà una nuova alba di libertà e che il go– verno del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non dovrà scomparire dal mondo». 1t compito nostro farlo riapparire in Italia. MARIO PAGGI ,

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