Lo Stato Moderno - anno III - n.3 - 5 febbraio 1946

68 .LO STATO-MODERNO RASSEGNA DEiLA STAMPA ITALIANA Liberali e- Democristiani· Due llbera•llsmi si sono trovati di fronte al Comitatq del Partito L1berale: d,!remmo che forse più di due liberall– mnl si sono fronteggiati - se vi fu po-· sto per una posizione indubbiamente di centro, rappresentata dal milnistro Bro– sio. Prima che il Comitato si riunisse, lln chiaro ~rticolo di Alessandro Pas– serln d'Entrè-ves (Due .liberalismi, nel– l'Opinione del 13 gennaio) aveva cer– cato di stabilire nettamente le due po– sizioni, e in parUcoll\I'e quella progres– sista, delineando l'ideale di « una società dl uomini veramente Hbe– rl, Mberi 11>erchècapaci, se nece&&ario, di dire di no atlo .Stato grazie alla ~rza della propria indipendenza e deì!e proprie as– socla:olonl, ~lberu quanto più emancipati da1La tutela del bupn governo e dei suoi funzionari: un lll>eraMsmo certo non cieco ni chiuso l!l'lleegtgenze della nuow realtà sociale, ma terrn!an)ente ed intransigente– mente deciso a permeat'la del principio antico e pur sempre nuovo della libertà lndlv'1dual-e e del valore supremo della persona umana •· Lo scrittore precisa poi ulteriormen– te il suo pensiero, quan'.do lascia inten– dere che un Mberalismo progressivo de– ve saper procedere sciolto da ogni con– formismo a dottrine ufficiali, si chia– mino queste « laicismo o socialismo di stato•· Ora, direi che i punti di vista del D'Entrèves non sono propriamente quelli di un liberalismo progressivo (che sulla questione del laicismo dovrebbe ad esempio pronunziarsi nel modo più chl~ro, giusta una trad1zlone che ha dalla sua il notevole vantaggio di aver sempre evitato, nel suoi maggiori rap:. presentanti, ogni giacobiniismlO anticle– ricale), ma quelli piuttosto sui quali corre l'intesa tra il P. L. e la Democra– zia Cristiana: una intesa che tende so– prattutto, pur in tma diversa concezio– ne della persona (di qui ancora la ne– cessità, per 11 P. L., di pronunzJarsi sul laicismo) a garantirne la libertà di fron– te allo· Stato, 1n un unico fu-onte anti– m84?1!Ìsta, quando anche li marxismo sia pur rltenutq definitivamente inca– pace di fondare una demoorazia (v. Go– nella, Integralismo, sul Popolo del 27-I). E' la Democrazloa Cristiana che chiede che 11 popolo possa manifestare la sua vo1ontà, e l<iberamente govEll'nM'si, pri– ma ancora che ~ttraverso lo Stato, at- ,,,.,.,. . . ....... , , .. ,,.,..,, ................ " , .,. . ,, ................... , . . , , ,. IL CONTEMPORANEO ·==== Periodico di oultllil'a di]'etto da Ugo Guandci PARMA Un numero L. 15. Abboncimento an– nuo-L. 180. traverso !a :fam!g)4a, il coinune,. la re– gione: ' « Lo Stato non può e non deve tutto comprendere e su tutto. sovraintendere, ma deve ruspettare e tutelare J dirJttl na– turaH del.le famiglie, deve rispettare e tu– telare, pur slncronlzza:ndoll,. I costumi e i ctu,lttd del comuni e deble regioni •· · Su questa posizione di riserva di fronte ai poteri dello _Stato. è, a parte qùaJsiasi concomitanza tattica, la base dehl'alleanza tra Democristiani e Libe- ••rali. Sul piano tattico, naturalmente il marxismo come minaccia totalitaria è un'arma adoperabile, benchè meno effi– ciente dt quanto si creda nehl'attuale– situa2lione; e r11ccomandiamo ai 'nostrl amici della sinistra liberale questo one– sto avvertimento di Aldo Oapitini (Pe– ricoli di dittatura, nella rovista Liberal– socialismo, I, 1946): • Potrebbe il Partito Comuni,sta, anche ammesso che lo voglia in Malia, coot!tulre una dltt.atura? Cadrebbe Il giorno dopo. E nemmeno con l'aiuto detl Partito Sociali– sta, post.o - e con grande forzatura del fatti - che esoo fosse 'di~sto a dare una mano, l'll quest'opern, al suo compagno di slnlma. Dunque è tutta un'inscenatura quella delle destre, ed è !uol'li dei fatti, o supernua, J'oammon,zlone croolana a non confondere democra:ota e totalitarismo. In Italia c'è la Chiesa e le llorze borghesi e popolari cattdllcl;le, c'è li Sud, ci sono folle, d' intelilettuali, .e' è la collocamone intema:!Jlonale, tuttle cose che denuncereb– bero come pazzn I dicigentl del Partito Comunista Italiano (e pazzi non sono) se volesseto stabilire una dlittatura ... C'è In: vece Il pericdlo, e ben reale, di una dit– tatura, o eccessiva egemonfa governativ,a., del partito dem<>C1'8hlco cristiano, che uru– rebbe la suggestioM tradi:!Jlonallstica al dominfo di due strutture. Ora io doman– do: alounl liberali, siano pure pochi, dne– ci, cinque, tre, non hanno capito questo? e 11idicono « moderni? •. Quali saranno t liberali • moderni • (che speriamo un po' più decisi che non Il d'Entrèves), 9i vedrà al Congres- · so: che porterà, prevede l'editorialista della Libertd (Temi liberali) del 20 gen– naio ad una divisione inevitabile di ten– denze, la monarchico-conserva !/.lice e la repubblicano-progressista. Da quanto abbiamo appreso 'circa la parte avuta da guesta nel Comitato del P. L. dobbia– mo tuttavia temere che non [Prevarrà: farà dunque i1l P. L. anche in sede di Costituente i4 g!uooo delllla Democrazia Crds1,ial)a - che sa . benilSSimO, e6Sa, quello che vuole, ad esempio; in fatto di •laicismo? · Crisi dell'antifasci~mo Pietro Battara ha soritto sul Sempre Avanti! del 15 gennaio un articolo co– raggioso (Moralizzare il Paese), dal qua– le si potrebbero e dovrebbero trarre deduzioni anche più intrepide. L'anti– fascismo, pensa il Battara, è fallito co- me elemento moralizzatore del Pae&è; la sua stagione-è stata brevissima; ad ~b-etta,rne il tramonto sono stati gli stessi antifascisti di estrema destra; ed ora non c'è,- che una costi da fare: • A noi socia1istl, crollato a•antld:asoismo, e.i resta sempre ancora una grande carta in mano: quella <k'1 SoalaUsmo. L'antlfa– seisrno è morlbor\do, ma non è morta la san1.a causa che aoll'infuorl di <t.u,ttJ 1 poli– ticanti ha dato v.Lta all'=tltairolsmo. La monallzza:mone della vita pubb!ka dtaldana è !'.appello ohe poteva pol1tare l'antifasci– smo al successo, è l'Ulll!oa parola che po– trà ancora condurre sul plano della lotta i compagni migliori. L',i,J,lu91oneche l'an– titaseù.stno si ldentl~casse con l'epuraz!()Q&. · è caduta e non pot>ev:anon caden!. Un paese si moraildz:oacon l'esempio alla v,irtù e n,on soltanto facendo li processo al cri– minali. Oi si redime dal passato non re– crjminando contro Il ma1fatto, ma ope– rando bene nel presente •. Il fatto· è che la concezione mo;:ali– st!ca de1l'antl!fascismo è sorpassata': it suo momento più iaiLto, nella C06Cienza detJ.'itallani, è stato - per criticabili che ne fossero le !rnpllca:r,ioni politiche - l'Aventino, quale lo aveva detinJto il Gobettl; · poi l'anbifascismo f\l tanto più operante moralmente quanto più divenne una· forza politica (e ciò av– vem1e, com'è noto, soprattutto col mo– vimento rosselll:iano, prima del '43, e quiindi con la Resisterula, per quanto questa sembri essere stata non meno un grande moto civile che un ,ben de– terminato moto politico). Per tradune ognor più l'antifascismo in termini poli– tici, il moralismo è del tutto insuffi– ciente, giacchè ciò che permane del.fa – scismo non è certo una forza organiz– ~ta, ma un malcostume che ha radici più profon.de del fascismo, se anche questo ne fu n• espressione emergente. Il bandire 4a morallizzazione· del Paese non è veramente utile, se .non vi si pone mano attraverso. le istituzioni e le leg,g!, che solo possono alla lunga, mocii,icarè ,iJ costume. Di qui la neces– sità di portare la mornlltà nell'azione politica diretta, nella dlsor:imlnazlòne precisa dei ,'>artitt e nella chiarezza del loro rapporti. Non è dunque. sto1'1ca– mente giusto dire che l'antifascismo è in <:risi per av-er ,manlC)ato al compito della moralizzazione de'! Paese: è gill'Sto dire -ohe questa moralizzazione non si poteva improvvisare 111ell'airdore deH'ln– s.urrezlone, ma che è ,1 motto stess? 1el politicizzaTSi positivo dell'anbi:fasclsmo: nel che la moraJ.ità si fa immanente allà politica. Dlaltra parte, in questo moto, l'antifascismo sussi&t:e e non ces– sa di sopravvivere, ma come un neces– sario momento intimo e negativo, pro– pulsivo insieme, di un più vasto proces– so interno di ricomposizione della real- tà pdlitico ita-liana. .t 1}. s. .

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