Lo Stato Moderno - anno III - n.3 - 5 febbraio 1946

LO STAtO MODERN:6 63 H ,problema dei ,giovani, dei doro rapporti col fascismo e con fa nuova democrazia ~ problema che cosl spesso troviamo agitato sui quotidiani e sulle 'riviste ..:_ non céssa di costituire uno dei punti più oscuri, e suggestivi per chi tenti d'interpretarlo, della paradoosale, ambigua, S.uida, ancor mOl'bida situazione che stiamo . vivendo, 1n cui tut– tora vibra, forse incosci~nte ma non perciò meno intenso, lo choc della guerra, della disfatta e della guerra civile. Anzi, per ,esser più esatti, quest'ultima ha formato una specie di condotto pro-widenziale per cui tanti giovani ,allevati e cresciuti nel fascismo hanno potut,o transitare senza troppo acuto contrasto nella nuova atmosfera, compiendo in qualche modo all'.inverso ,l'esperien:ro dei foro maggiori. Ma gli al– tri, gli assenti, i giovani delle parti d'Italia che non conob– bero, o quasi, la tragica i'ealtà dell'occupazione tedesca, e, più ancora, i reduci della prigionia di gÙerra, che non hanno potuto in alcun modo vivere fa fase del trapasso, e vengono a trovarsi di colpo in un'Italia così mutata? Ho parlato con alcuni di questi giovani, e ho potuto constatare la gravità della lacerazione, IÌn ,qualche ,caso non lontana da una forma pi totale smarrimento d'ogni ,presa di ,contatto, da un senso to– tale d'inesistenza, da -un medioevale trediuin vitre. Merita la pena di toccare questo argomento, perchè la condwione morale della gioventù italiana peserà in modo sostanziale; nel prossimo avvenire, ai fini della ripresa. · · Ho passato alcune sere a risfogliare numeri di vecchie rivistine dei « Guf »: Ventuno di Venezia, e poi,..Architrave di Bologna, Rivoluzione di Firenze, Posizione di Novara; e persino il fomigerato Libro e moschetto. Mi ripromettevo, forse ~ngenuamente, di rù1tracciarè qualche motivo di pen– siero vitale in quei fogli, per quapto mortificato e contorto dalla necessità del furmale ossequio, d:illa ubbidienza a una posizione mostruosamente msostenibile, come quella che, coprendo la <J;ea!tà di futto con una sorta di gigantesco· tabù, veniva perciò stesso ad" anchilosarn qualsiasi possibilità di ragionamento. Ma wnsavo che lo spirito, ,per quanto umi– liato, sapesse in qualche occasione trovare, a volte per vie quasi impercettibili, un confatto con la verità. Confesso ~he sono rùnasto piuttosto·· deluso. Se· le pagine di letteratura e d'arte si presentavano, fatte le somme, abbastanza cicche ed interessanti, consapevoli e vigilate, la· mortificazione degli articoli politici aveva qualcosa di· irrimediabilmente plum– beo. Nei migliori, un certo gusto della ricerca storica obbiet– tiva, o il rifarsi a motiv'i del Risorgimento per riconfermare genericamente fattualità, acquistavano, nel clima « imperia– le », un sapore fastidioso e stonato. La trattazione di temi di politica • pura •• .svuotata di qualsiasi contenuto di vo-' lontà e di passione, -era quasi sempre meccanicà, e falsata a forza di cautela. Il sol:lievo che ci davano ,le pagine let– terarie poteva fasciar pensare, per d'ipotesi di una ulteriore lunga durata del regime, al graduale prevalere e defiinitivo affermarsi d'una forma di cultura -.i·rcadica e formalistica, mandarinesca. Certo, i motivi che questi giovani sviluppavano nei lo;o articoli politici erano, nella loro astratta formula:mone, sem– pre generosi e nobili, in ogni senso'« rivoluzionari • e « pro– gressivi •· Non si sarebbe potuto pretendere, evidentemente, che la conquista etiopica, o la guerra di Spagna, venissero valutate nella loro sostanziale portàta politica, come espan– sioni imperialistiche degli interessi dei parvenus del fas<;i– smo, appoggiati ali gruppi più avidi e retrivi della vecchia borghesia, e, in pari tempo, come disperati tentativi di uscire dalle impasses di una rovinosa politica economica con una .serie di ricatti in grande stile sul piano internazionale. Ma neppure i triti motivi del più semplicistico imperialismo del GIOVA.NILE « posto al sole», che pur trovavano ampio credito presso l'italiano medio, soddi'sfacevano quei giovani spiriti gen&– rosi ·nella foro cecità, piuttosto disposti, in caso estremo, ed accogliere gli slogans più astratti e inconsistenti della pro– paganda fuscista, quelli tiella • missione· civilizzatrice di Roma », o della • difesa dei valori spirituali » o • europei,, fino alla ,leggenda della guerra dei popoli giovani e prole– tari contro Je plutocrazie decrepite e schiaviste- L'anelito verso la giustizia sociale è forse funico timbro un pò' vivo che sommuova le foro pagine, .un moderno e spregiudicato senso della vita collettiva, che tuttav.i'a, dovendosi innestare sull'equivoco tronco de} ~rpOl'ativismo fascista, pericolava facilmente verso una l'ipecie di sublimazione della « cama– raderie » militaresca. Non peno a credere, come fa Elio Vittorini nel suo incoraggiante e opportuno articolo « Fasci– sti, i giovani? » apparso sul Politecnico del 5 gennaio, che i giovru1i fossero Ùl perfettissima buona fede oredençlo a queste finailità di giustizia sociale ·agitate dal fascismo, ~ pur cosi contrastanti con -la sua prassi. Il guaio è che non ci sarà mai nessun partito, nessuna fazione che si ricono– scerà pÙbblicamente come espressione di interessi di ceti limitati, o che affermerà di ,awersare il popolo e di volerlo trascinare alla ,rovina. La stessa politica più dichiaratamente nazionalistica, una volta uscita dal suo stadio preparatorio, riterrà sempre di appoggiare la sua azione aggressiva con la propaganda di un superiore e più giusto ordine interna– zionale. E il guaio è che non vi è nulla che non si possa credere una volta che si sia deciso di credere, 'Wa volta che sia spento in noi ogni istinto <li rioollione contro il mo– ~truoso obbligo di credere. E più g'ènerico, più astratta– mente ll"etorico è. il fine asserito, e ,più ten,cemJmte si chiu- dono gli occhi sul fine reale. .• Faremmo tuttavia torto all'intelligenza di quei gio– vani, ove non riconoscessimo in loro, sotto l'astratta « vo– lontà di credere», l'acwEJ> <della cattiva coscien2la, partico– larmente sensibile allorchè accadeva loro di toccare temi ingratissimi come quello della • campagna razziale ». Cosi avveniva, in alcuni, che da costante ombra di dubbio e di incertezza si convertisse rapidamente in uno scetticismo radicale e m un conseguente stato d'animo di totale di– sfattismo non appena un motivo di critica si affermasse nelle loro menti, sufficientemente approfondito da ,resistere alle pervicaci illusioni della infallibilità del capo, così! abilmente intrattenute dalla propaganda -ufficiale, e al bisogno di queUa tranquillità di spirito che è fa contropartita di qualsiasi con- , formismo. Rammento i miei primi contatti cpn questi gio– vani « c~nvertiti •, il mio inevitabilç_ s.ospetto iniziale, e il mio stupore a scoprire, .inopinatamente, una combustione cosi coqi.pleta di ideali, un cosL totale incenerimento di fiducia e di speranze, da quasi sgomen'tare. Afcuni, i migliori, eb– bero la forza e <la coerenza di passare dalla parte buona. E costoro, che seppero asswnere un fermo atteggiamento di ~ifiuto e di opposizione allorcbè il fascismo 5embrava trionfare su tutti i fronti d'Europa, hanno diritto allo stesso ris~tto dei vecchi antifascisti:· anch'essi, al pari di loro, hanno posto, nella foro anche più modesta azione di resi– stenza agli oppressori, di chiarimento e di affermazione di libere jdee, le premesse dell'Italia futura. A~ungerei anzi che essi meritano particolare considerazione per una libertà spirituale duramente conquiitata, interamente tratta dall'in– timo,. spesso in opposizione -allo stesso ambiente familiare, e nell'assenza di una qualsiasi guida. Quanto agli altri, che 'Pur sentendo sorta nel loro animo da fede fascista, ciono– nostante continuarono a comportarsi ·come per il passato, assumendo il proprio volto come uria maschera e affron-

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