Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

LO STATO MODERNO 33 essa necessitava; ma ora che i proventi doganali sono di– minuiti e gli oneri del bilancio confederale assai aumentati, nuovi cespilii di entrata si vanno sperimentando, che non sono più quello classico dei dazi o ,)e poche imposte di con– sumo cui la Confederazione era usa ricorrere. La Costituzione attribuisce alla Confederazione il com– pito di promuovere la prosperità dei cittadini. E' questo, insieme all'altro ~iella difesa nazionale, il titolo principale che ha portato a un ·rapidissimo aumento delle spese fede– rali, Qualche cifra potrà bastare a scopo indicativo. Nel 1949 le spese effettive della Confederazione supe– ravano di poco i 6 milioni di :fu-anchi;nel '79 i 35; nel '900 i 103; nel '911 i 167; nel '924 i 304; nel 1945 il miliardo " mezzo. Quando anche si tenga conto della svalutazione del franco, bisogna convenire che si tratta di un'ascesa veramente impressionante. Ancora più significativa, quando la si metta a paragone con l'andamento dei bilanci canto– nali e comunali. I bilanci dei comuni, saldi nuclei e ba– luardi della democrazia svizzera, comportano spese effet– tive che nel 1943 si aggiravano intorno ai 700 milioni di franchi. I bilanci dei 22 Cantoni nello stesso anno denun– ciavano spese effettive per poco più di 900 milioni di firanchi. Nel periodo dal '38 al '43 le spese dei comuni e dei Cantoni sono aumentate del 30 % circa, le spese della Con– federazione sono triplicate. Sul bilancio federale ha pesato il forte costo della difesa nazionale, che del resto per il 1945, che pure sarà anno di pace, è previsto ancora in ben 800 milioni di franchi. La verità é che oramai vera promovi– trice della vita pubblica svizzera é la Confederazione, di fronte alla quale i cantoni e i comuni assumono compiti certamente assai importanti, ma relativamente subordinati. Oggi non v'é quasi iniziativa economica di qualche conto in cui la Confederazione non intervenga in un modo o nell'altro. Il prezzo politico del pane, la piccola marina mercantile che batte bandiera elvetica, la difesa dell'agri– coltura indigena, le grandi bonifiche fondiarie, i lavori can– tonali di interesse pubblico: tutto oramai porta il segno del– l'intervento o del sussidio federale. L'istruzione professio– nale e tecnica è possibile nei cantoni poveri soprattutto grazie all'aiuto federale, lo -stesso la conservazione o il mi– glioramento degli antich1 monumenti- La Confederazione in- LA NUOVA EUROPA SEXXI.~T.LYALE DI. POLI.XI.CA E LETTERATURA Direttore: LUIGI SALVATORELLI. Redattore Capo: MARIO VINCIGUERRA. Redattori: GUIDO DE RUGGIERO, UMBERTO MORRA, PIETRO PANCRAZI. Segretario di Redazione: ALBERTO PICCONE STELLA. Direzione . Redazione • Amministratione R O MA . CORSO UMBERTO I, 47 dirette. Questo principio di ripartizione dei tributi per molto tempo parve assicurare alla Confederazione i mezzi di cui coraggia le arti, promuove molteplici iniziative di carattere patriottico. La politica dei sussidi solleva talora obiezioni e cri– tiche. Come in Italia le povere regioni meridionali lamen– tavano un tempo che le sovvenzioni statali andassero a quasi esclusivo profitto delle regioni ricche di capitale privato e di iniziative, cosìl in Svizzera i cantoni meno fortunati no– tano la loro condizione di inferiorità e chiedono pa~ticolari trattamenti. Il potenziamento dell'autorità federale ha portato na– turalmente a un grande incremento dell'apparato burocra– tico: fenomeno che desta apprensione in un Paese che in questo campo aveva conquistato un primato invidiatissimo di snelljlZza, rapidità ed esattezza amministrativa. Sopra ogni problema domina ancora quello finanzia– rio. In questi ultimi anni la Confederazione ha instaurato gravose imposte dirette {sulle entrate, sui generi di lusso, sulle cedole dei titoli) e sia pure a titolo eccezionale e tran– sitorio in due occasione ha colpito la ricchezza in modo diretto. Questi energici prelievi non hanno potuto evitare un largo ricorso al debito pubblico. A fine 1945 la Confe– derazione era indebitata per circa 10 miliardi di franchi, con una media per cittadino di quasi 2500 franchi: cifra che può sembrare elevatissima anche se l'attenuano due fatti: il valore degli investimenti produttivi in cui andarono in parte quei capitali e l'elevata massa di risparmio privato sulla quale la Svizzera può ancora contare. Potrà la Svizzera restare fedele al princ1p10 costitu– zionale della ripartizione dei tributi fra Confederazione e cantoni, e potrà farlo senza appesantire ulteriormente l' o– nere tributario, che a molti pare già teso al massimo, e senza aumentare indefinitamente il debito pubblico? E' que- sta la domanda che ci si pone e alla quale nessuno può ( 1 dare ancora ,sicura risposta. Per· quanto lodevoli propositi vengano manifestati di tornare presto alla bardatura di pace, demolendo molti degli istituti che la ~erra creò o poten- ziò, c'è tutta un'esperienza, non solo elvetica ma europea, che insegna la difficoltà di tornare indietro, quando volenti o nolenti ci si è avviati, ~er una certa via. Forse l'era dei bilanci è, come quella della pace ,disarmata, passata e pe.r sempre passata- Dal travaglio convulso di questo post-guerra sta uscendo urt rivolgimento nella tecnica finanziaria degli stati di cui per ora si intravvedono appena i primi -contorni.. Intanto il 1946 si apre per la Svizzera con ~a bella promessa. In una recente votazione il popolo ha dato il via a una gra~diosa assicurazione federale che garantirà a ogni ;uperstite una più che decorosa pensione. Consoliamoci al pensiero che ·vi sarà almeno un paese al. mondo in cui i vecchi non morranno di stenti. Mentre i competenti si af– fannano a cercare i mezzi con cui la Confederazione attuerà questa lodevole iniziativa, il popolo che l'ha votata se ne resta tranquillo e contento: esso intuisce forse che nel bi– lancio di uno stato v'è sempre posto per una nuova spesa. BRUNO CAIZZI

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