Lo Stato Moderno - anno III - n.1 - 5 gennaio 1946

LO STATO MODERNO 7 .. CONSIGLIA UN CONSIGLIERE L'amico Cajumi ci manda la seguente interpretazione postuma della crisi, che volentieri pubblichiamo- Ci permet– tiamo rCevare soltanto che taluni giudizi del Ca;umi ci sem– brano ,troppo «_definitivi». Non si tien conto e/ella fluiditd"' dei partiti politici italiani che ,;ttualmente sono in crisi di for– mazio11>e di assestamento. E' probabile che l'Ittùa cerchi un grande partito autenticamente democratico: oggi non c'è ancora. Se io fossi uno di coloro che i consiglieri delle sinistre ascoltano, all'indo.mani della zoppicante soluzione della crisi ministeriale, mi permetterei di insinuare alcune modeste os– servazioni. In primo luogo, la crisi ha provato che il partito liberale in Ital:a è trrimediabilmente composto da conservatori. Ci saranno forse alcune anime in pena, fisse a una certa loro mania solitaria che l'essenza del liberalismo è l'individuali– smo, id est l'anarchia (intellettuale, s'intende), ma il corpo grosso e coriaceo del P. L. I. è composto di individui che non arrivano neppure alla circolazione delle élites e al demiurgo goethecristiano tànto caro a Burzio. I quadri merid;onali e settentrionali del pairtito, sono gente ben pasciuta e con pon– derosi interessi, che non ha ubbìe intellettuali, e il cui scetti– cismo fondamentalmente monarchico non dimostra neppure la leggerezza e la eleganza contradditoria di un Benjamin Con– stant- Quando, nel luglio scorso, lo Stato Modemo, pubbl:cò con abbondanti chiose e riserve, una mia noterella « Percbè non sono nel partito liberale » sembrai il solitQ cane in chiesa, e don Benedetto mi fece inseguire e vituperare, in un quo– tidiano genovese ancora a tre mesi di distanza, dal suo disce– polo Vittorio Enzo Alfieri. Non c'era merito profetico nel ca– pire dove un partito liberale capitanato da Croce sarebbe andato a parare, e non lo rivendico: mi congratulo solo di aver mirato bene f.ino dal primo momento. Quindi, amici delle sinistre, non vi fate illusioni: al momento decisivo, in cui la democrazia sarà in pericolo, non puntate sulla carta liberale. Li troverete dall'altra parte della barricata, e vi descrive– ranno come pericolosi rivoluzionari. Ai loro occhi un azio– nista è oggi peggior nemico di un socialista, appunto perchè quelli del P. d A. hanno veduto' chiaro nell'eterno i()ganno di un partito che non ha il coraggio di chiamarsi col suo vero nome di conservatore (magari con l'aggiunta di progressi– sta, che a Brosfo per es. possiamo volontieri concedere) ed usurpa. una storica e splendente etichetta. · Diffidate dei democristiani. Mi rincresce dirlo, perchè ho alcuni buoni amfoi nel partito, che è di persone serie e po– sate, ma per loro c'è la stessa pregiudiziale di sospetto che esiste per i comunisti: Vaticano da un lato, Mosca dall'al– tro, tirano le fila? Lascio il punto interrogativo proprio per~ chè son cose che è difficile provare, e odio le affermazioni gratuite, ma per convJncermi che gli interessi vaticani o so– vietici ,mm sono tenuti sempre presenti, chiedo umilmente di fare un esperimento conclusivo e sostanziiale. Solo dopo di esso, mi riterrei .tranquillo: aspettiamo dunque che vengano al pettine il concordato, o la questione dei rapporti COjl la Russia o la Jugoslavia. Apprezziamo intanto la moderazione e l'equilibrio della D- C., la ponderazione con cui tratta "\,ro– blemi gravi, gli scrupoli legalitari e l'orrore per la violenza che la ispirano. Ma il. n0$trO cuore resti à gauc/14. Il P, d'A. esce un po' malconcio dalla crisi. La grande stima che avevamo di Parri non è diminuita: è l'uomo migliore,· e il più degno. Ma la politica è per lui davvero una vocazio– ne? Ci sono in lui quelle eminenti doti di energico ammini– sfratore della cosa pubblica cl;e ci aspettavamo? La sua ci- vetteria nel non entrare nelle camorre' e nella cucina della politica non era un po' voluta? Chi non si sente di navigare in certi ambienti dando dei punti ai frequentatori e agli in– servienti, segua il consiglio di i:uella ragazza veneziana a Jean-Jacques: « Lascia stare le donne, e studia la matema– tica ». Lussu è stato il D' Artagnan della crisi e La Malfa il Porthos: ci voleva forse il terzo moschettiere, e mancando, De Gasperi ha fatto lui da Ara~s. Il P. d'A. ha perduto co– munque la mano, e per riprenderla dovrà fare notevoli sforzi, e metter in campo elementi nuovi, che però non gli man– cano. La ruina di Ruini qui ha commosso poca gente, i demo– laboristi sono ignoti al nord. Il quale viceversa era nettamente contrario a una resurrezione Orlando, itti, De Nicola. Bo– nomi avrebbe forse avuto una stampa un po' migliore, e una ottima, Sforza. I socialisti passano· per i maggiori beneficiari della, crisi, con i democristiani. Ma è poi vero? Credo che il più note– ".ole vantaggio sia ch,e essa ha messo in luce la forza e la importanza della loro corrente moderata: se questa oscurerà Nenni, o s'egli si convertii à, il socialismo potrà avere nei prossimi mesi (e già la crisi Pertini è buon segno) quegli sviluppi che fin qui gli sono stati manca\,i per l'inconsiderato tentativo di fusione con i comunisti- I quali non hanno per– duto nulla,. e consérvano i loro ministeri chiave. Il gran vinto, bisogna pur dirlo francamente, è il C.L.N. Frmalmente, ha messo in iscacco il Luogotenente (a cui si sono attribuite ambizioni piuttosto curiose mentr' e~a la mott– che du coche di .La Fontaine); praticamente si è svelato che la formo!a C. L. N., sempre per parlare in francese, è ormai le parfum du vase vide di Renan. L'impopolarità del C.L,N. è ormai diffusa, e le antiche benemere~ sembrano oggi di– menticate. E'. una finzione giuridica che è utile - anzi indi– spensabile - mantenere fino alla Costituente, ma non illu- . diamoci che essa rappresenti, oggi, sul serio, un elemento fon– damentale o soltanto importante, della lotta politica. Le ma– nifest~zioni che si sono avute per accelerare la soluzione della crisi, o protestare perchè era s~ata creata, sono ·rimaste piut– tosto fiacche: un proletario autentico mi d'.ceva che nei quin– dici giorni della gestazione, lui aveva mangiato, bevuto, e pre– so il tram senza accm gersi che ci fosse o meno un governo. Mònito ai politicanti, che il paese è molto più scettico e scanzonato di quel che essi credano: la troppa politica nei giornali comincia a dar noia. A dispetto delle grandi chiacchiere, non mi sembra che la causa- monarchica àbbia guadagnato molto terreno ~r effet– to della crisi. Nelle condizioni di disorganizzazione generllle del paese, si comprende come la monarchia non sia oggi un elemento dete1minante, e salvo alcuni fanatici o interessati, nessuno crede in un toccasana dinastico. I cui rappresentanti non godono particolari simpatie personali. La stessa indiffe– renza peraltro ".aie per la repubblica, a favore de!la quale c'è un nucleo attivistico abbastanza deciso; e - in Lombar– dia almeno - più numeroso di quel che non sembri- Ma in . complesso, si ha l'impressione che soltanto alla stretta finale verranno fuori le prese di posizione, e che molto ctpenclerà dalla situazione di quel momento, e dalle prospettive che le parti in contrasto potranno offrire. Il dissidio fra nord e sud si· è invece acuito con la crisi: laten'.e da decenni, si acutizza o si placa secondo gli inte– ressi dell'ora- La sensazione che Roma e i meridionali tenta– vano di riprendere in mano il governo, è stato il più vivace ostacolo alle candidature Orlando, Nitti, De Nicola, e la

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