Lo Stato Moderno - anno III - n.1 - 5 gennaio 1946

4 LO STATO MODERNO bec, il cui testo integrale può leggersi nelle m'emorie del ge– nerale Castellano (Come firmai ,l'armistizio di Cassibile, Mon– dadori editore, 1945), te:egramma che fu a:legato ali' armisti– zio accettato da!l'Italia, e che perciò fa parte sostanzia:e di detto armistizio. « Queste condizion'i (dichiarava il telegramma) non contemplano l'assmenza attioo den'Italia nel combattere i Tedeschi. La misura nella quale 'W condizioni saranno mo– ,di.ficate in faoore lc&ll'Ita~Jad~à ckzll'entità dell'apporto dato dal Governo e dal popow italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durante il resto deN-a grkrra ». L'Italia, da a!lora, combattè con ogni vigore contro il Tedesco, e gli Alleati lo hanno riconosciuto. Cl-te se quei medesimi Alleati vcùssero adesso obiettare che quel te:egramma si riferiva esclusivamen~e alle condizioni del!' armistizio, e non già alle condizioni di pace, e che in rea:tà le condizioni dell'armistizio furono notevolmente mitigate, come il telegramma faceva prevedere, appunto in seguito al col1tributo dato dag!i Ita– liani alla guerra contro il Tedesco, è evidente che cosiffatta obiezione sarebbe addirittura capziosa e fallace. E' giusto percio che il Governo romano faccia sentire il suo disappunto, e lo manifesti per via diplomatica ai Governi con i quali l'armistizio fu negoziato. Ma a questo punto par necessaria un'avvertenza: badino quei giotnali e quei partiti che gridano senza mi6ura allo scandalo, e che forse a ciò indotti dal desiderio di far con– seguire al Paese qualche vantaggio ne:,:e imminenti trattative di pace, e quindi ne!la speranza di persuadere i Governi alleati a mutare in qualche parte le loro decisioni, assumono un atteggiamento violento ed iroso contro di essi, suscitando nel pubblico italiano una reazione eccessiva, e una più pro– fonda delusione; badino, che essi -5tanno in tal modo ri– svegliando l'idra nazionalistica dao:le cento teste, che nessun Ercole per forte e nerboruto che fosse potrebbe o saprebbe poi vincere. Fu proprio agitando la face mentitrice del tra– dimento di Versailles e della vittoria mutilata, che g:i sciagurati demagoghi del 1919-1922 trassero il Paese sulla via del!a dit– taDUa e de:la guerra; e sarà tant9 più facie persuadere adesso il Paese che gli Alleati furono ingenerosi, e mancarono alle loro solenni promesse di Quebec e di altrove, quando le ro– vine <lella ,guerra sono onnipresenti, e rendono a tutti dura e difficile la vita. Giacchè è pur comodo dimenticare che fu l'Italia fascista, cioè la gran maggioranza deg'.i italiani os.an - . nanti e acclamanti, ad accendere ancora nel 1935, con la più sfrontata improntitudine, l'incendio guerresco europeo, che doveva in breve propagarsi per ogni dove, e divorare nel suo immane rogo le riserye accumulate lungo il corso di molte generazioni dai popoli del Continente. Ed è faci!e dimenti– care che dal 1935 al 1943 l'ItlLia combattè sul terreno poli– tico e su que:lo militare l'Inghiterra, la Russia, l' Ame.rica, la Francia, e tutti i loro alleati, arrecando loro danni gravissimi, e in parte irreparabi1i. Eppure, ciononostante, dall'America, e in qualche minor misura diil'Inghilterra, arrivarono e con– tinuano ad arrivare in Italia i piroscafi carichi di cereali, di cotone di laha di carbone, di medicinali, di ferro; e tutto ciò è larg;mente ~fferto a:Je poPQ}azioni e alle industrie italìane, perchè l'Italia torni a vivere, perchè l'Italia ricostruisca la sua economia sconvolta dal ventenniie governo della distruzione, e dal decennale periodo delle guerre perturbatrici. Gli Ita– liani sembrano troppo spesso dimenticare tutto ciò: come nella politica interna son facili a dimenticare che le i~mense dif– ficoltà che attardano l'opera di ricostruzione non sono tanto da attribuire ai democristiani o ai socia!isti o ai comunisti o a qualunque altro partito che oggi detiene il potere, ma unicamente aìla Monarchia e ai suoi soci, che consentirono a un pugno di avventurieri e di banditi senza scrupoli di impadronirsi del governo del Paese, e al;o stesso Governo fascista òi 1>0rtare l'Italia al ipunto in cui oggi si trova. .. ~chiami adunque il Governo romano dell'esarohia, nelle forme adatte ag. un'll,ccolta di uomini ragionevoli, e consci del!e responsabi:ità del Paese di cui sono gli esponenti, gli Al!eati aJ:e promesse di Quebec; ma cessino i giornali dal– ]'eccitare le passioni non sempre ragionevoli de:le igna-re m'ol, tituòini italiane, le quali come parvero or ora disposle a se– guire le orme de!lo Sbarbaro del nostro tempo e delle sue FÒrche qualunquiste, parimenti potrebbero in avvenire di– ventar inconscio strumento del:a pervicacia di qualche altro svergbgnato demagogo, che da una qualunque Predappio si levasse a rivendicare le ragioni de:J'onore italiano. Di quel– l'Ònore, che so'.tanto quei miserabili rétcfri fecero strazio im– pudico, e lordarono bruttamente, senza alcuna carità di patria. CESARE SPELLANZON Poveri . morti Il comunicato finale della Conferenza di Mosca ha 6ep– peUito I.e 1i;ltime illusioni che esso potesse in qualche modo modificare la sensazione ,di freddo disagio lasciato dalle ,notizie ufficiose intorno alla procedura della pace con l'Italia. E se è vero, come purtroppo è quasi sempre vero, che la forrna è garanzia della sostanza, è bene ,prendere ,atto fin rJ.' ora che le condizioni che ci si appresta a fare .al!'Italia saranno pitì dure d'ogni previsione. Prenderne .atto per prepararsi a reagire, nei limiti della -5olidarietà internazionale, ma al limite delle pos- sibilità ,nazionali. ' La proced~1ra è questa: Stati Uniti, Russia, Inghilterra e Francia (esclusa dunque la Cina che fuµ Londra ncstra non tiepida ,amica) prepareranno il trattato di pace; il nostro e quello degli altri che furono soltanto battuti e non anche co– belligeranti, e non dunque parzialmente vincenti. Neanche nella cronologia pertanto sara.nno ,rispettati il diritto - che ci vuole .diversi dagli altri sconfitti - nè la giustizia che ci vuole più rispettati .degli altri isoccombenti, perchè pitì dl}gli altri contribuimmo allo sforzo dei vincitori. N, tratbatq così 16Mboratosarà rpoi sott,oposto aUa approva– zione delle altre ventun mozioni contro le quali l'Italia gascista si trovò ,in guerra. · J , Cl sarà la JugosJavia - giudice a parile - (ma. chi parla ancora di giustizia .ir1;ternazionale? ); e ci sarà persino la.,Etio– pia, che pure non ha 1 titoli giuridici rper•intervenire, se f!" tJero che nel 1939 - anno ~i inizio &illa guerra che così si vuol concludere - tutti gli ,Stati oggi coali:zati lcontro di noi 'Ile avevano riconosciuto la morte. Ma allora, se persino .si risuscitano ,i morti per :giudicarci, perchè non ricordarsi di quella ,nuova ie viva Italia democra– tica che schierò drammaticamente i suoi nuovi eserciti. a fianco di quelli .delle Nazioni Unite? Ma dunque un morto 't'esusci– tato val pi(l di un peccatore convertito a battaglia? Ma dunque la cobelligeranza fu solo un titolo giuridico per la ,norte del nostri soldati e partigiani, e ,non anche un titolo morale per il nostro risalire nella vi(a internazionale? Tutto è violato, il diritto e la giustizia; la forma e la sostanza. E male farebbe il '110strogoverno se non ricordasse - nettamente e fermamente - -cl1e essere cobelligeranti è diverso dal!'essere « Stato nemico » al quale si lascia solo la consolazione della ratifica, c11eil diritto è ,una ,realtà di cui no,i ci si può sbarazzarie cosi fadlrniente co~ della. giustizia, sola inge':lua .tra le donne. Se il nostro governo non dichiarasse tlhe la formula • Stato nemico • ,non è applicabile all'Italia, e 110n rifiutasse quindi la procedura stessa che le viene annunciata, i morti - se non i vivi - si leverebbero alla protesta. I morti che, non dimentichiarnclo, sono la coscienza dei na,~cituri. VITTOR , ·

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