Lo Stato Moderno - anno III - n.1 - 5 gennaio 1946

.. LO STATO MODERNO ' 3 • Dopo la conferenza di Mosca L'ITALIA,GLI·ALLEATIE 'LA PACE La conferenza di Mosca fra i ministri degli Esteri dei tre maggiori alleati della universale coalizione antifascista •ha conchiuso nei giorni scorsi le ·sue laboriose sedute. lndipedentemente dai particolari degli accordi raggiunti e annunziati nell'uniço comunicato ufficiale finale del 27 di– cembre, uno solo è finsegnamerito che a nostro giudizio può essere tratto dal contenuJ:o di questo documento, e cioè, che per quanto le diffico:tà che ostacolano il ristabilimento della pace fra le nazioni fino a poco fa in guerra siano molto gravi e complesse; i tre maggiori a~leati sono ben decisi a perseve– rare nell'ardua impresa di pervenire ad un accordo, in modo da attutire le fatali divergenze di interessi, di pensiero, di scopi prossimi e remoti, che indubbiamente dividono l'Unione Sovietica dalle due irandi Potenze a~:o-sassoni. Chi presume che da una parte o dal!' altra vi sia il segreto e deliberato proposito di riaccendere prossimamente la ~enerai ~erra di– struttiva or ora finita, approfittando g:i Stati Uniti d'America del privilegio d'essere almeno per il momento (un troppo breve momento) gli unici depositari del segreto della bomba atomica, e la Russia Sovietica di possedere un immenso eser– cito armato con le armi stesse fornitele di recente dalle of– ficine anglo-americane e accampato nel cuore d'Europa, con– tinua a farneticare, così come andavano farneticando i due maggiori gerarchi nazisti, Hitler ed Hess, quando credettero di poter indurre l'Inghilterra ad abbassare le armi impugnate contro la catafratta Germania per rivo!gerle éontro la Russia staliniana. Nè si dica o si sospetti che se allora a Londra non àvesse governato un uomo dalla volontà maschia e possente qual' era Winston Churchill, l'ardito disegno recato al di là dalla Manica -dal teutonico messaggero alato av.rebbe avuto qualche probabilità di essere preso in considerazione: giacchè qualunque altro uomo, il quale fosse stato degno di tenere in pugno le sorti dell'Impero britannico, e di sedere al nu– mero 10 di Downing Street avrebbe agito allo stesso modo di Churchill; che se questi per avventura avesse avuto un solo momento di esitazione o di dubbio, è ,ben certo che i mani dei ~eatori della grandezza britannica, i grandi conquista– tori, i grandi politici, i grandi navakhi, si sarebbero alzati dalle loro tombe per ammonire, per condannare, per illumi– nare, E quel tentativo .non sarebbe comunque riuscito. E' frllttanto possibile che qualche scossa di assestamento sia ' ancora necessaria perchè l'Europa e il mondo ritrovino un 1 qualche equilibrio stabile, giacchè sugli St,retti, sul confine turco-russo, sul confine russo-iraniano, fors'anche altrove, le nubi si vanno accumulando, appaiono spesse oscure e minac– ciose. Ma la ripresa della guerra, e questa volta fra i vinci– tori della Germania, oggi o negli anni più prossimi, è da escludere che possa scoppiare: Che ~e altre ragioni non vi • fossero per farci persuasi che questo è il vero, basterebbe osservare con quanta prudenza circospezione o moderazione· il Governo di Washington si comporta di fronte a quello di Mosca, cedendo quasi sempre dinanzi alle esigenze della Russia SovieHca, la quale a sua volta suole indietreggiare cautamente quando si scontra in una volontà ferma e irre– movibile del suo antagonista americano. Il comunicafo di Mosca non suona lietamente per l'Italia, la quale, a differenza di quel che pareva volesse significare il com\lflicato diramato dopo il convegno di Pot:sdam, è col– locata sullo stesso piano di tutti glf altri nemici delle Nazioni Unite, la Finlandia, la Romania, l'Ungheria, la Bulgaria; quasi chè, come a Potsdam era stato solennemente ricono- ,_ scinto, l'Italia non fosse stata la prima a staccarsi dalla Ger– mania, e per quasi venti mesi non avesse cooperato con le Nazioni Unite a combattere e ad affrettare l'ora della fine del colosso germanico. Per tal modo il lungo sacrificio del– l'Italia pare messo i{l non cale da coloro stessi che l'hanno ripetutamente ed esplicitamente riconosciuto. Si avverta tut- ~ tavia, che se v'ha in ·ciò un sensibile regresso a paragone di quel ch'era stato deciso a Potsdam, tale regresso era ·già stato consumato nella precedente riunione dei ministri degli Esteri di Londra (settembre-ottobre 1,945), inquantochè fin da allora le condizioni di pace da imporre all'Italia furono discusse insieme a quelle cui dovevano essere assog– gettati i popoli· che avevano aderito all'alleanza germanica. Tutto questo, com'è evidente, è conseguenza di ciò, che sul– i'ltalia di dopo il fascismo {avremmo potuto dire sull'Italia non più fascista, ma non abbiamo osato fare un'affermazione così esplicita) si ripercuote il più vasto conflitto d'interessi politici economici e •sociali, che ormai recisamente divide In– ghilterra e Russia, Stati Uniti e Russia in ogni parte. d'Europa e del mondo. Anche senza che l'Italia abbia chiaramente détto di volersi appoggiare al blocco occidentale delle Potenze ahg;osassoni, è ben manifesta la tendenza sua e de' suoi ceti dirigenti a cercare nella protezione ang:o-americana il modo di superare le tante onerosissime difficoltà che il fa– scismo ha lasciato. in eredità a quest'Italia incerta smarrita e claudicante. Ond'è che la Russia sovietica, la quale è indub– biamente l'erede spirituale della Russia zarista, ed è quindi ancora la protettrice e la difensora delle nazioni slave, bal– caniche e centro-europee, ·e in partico!ar modo della Jugo– slavia del Maresciallo Tito, che senza alcuna dubbiezza mo– sua il proposito di modellare la sua politica sµ quella mo– scovita; fa Russia sovietica 'insiste a patrocinare la causa di Be:grado, la quale, nonostante le non mai ascoltate invoca– zioni ad una più savia e generosa collaborazione italo-jugo– slava, si chiarisce più che mai avversa a ciò che è italiano. Tanto più che anche la Russia sovietica acoampa pretese di riparazioni pecuniarie nei confronti dell'Italia, con che la causa della Jugoslavia assume aspetto coincid~nte e solida'1e con quello della Russia medesima. Nonostante siano tuttavia in possesso del segreto della bomba atomica, America e In– ghliterra sono ben lontane dal desiderare di giungere ai ferri cor:ti con la Russia sovietica, sono ben decise a fare una pa-' ziente ,politica di transazion.i e di accordi, così da trovare con essa un nwdus vivendi tollerabile ai foro maggiori interessi nazionali e mondiali, essendo in ciò agevolate dalla Russia medesima, che nella sua azione _postbellica non va mai al di là di un certo limite nei confronti delle sue due grandi .aJ– leat~, perchè nemmeno essa, che deve 'l"icostruire ben più di un nmione di chilometri quadrati del suo territorio eùropeo sconvolto dalla invasione e dalla guerra, e che per questo avrà bisogno dell'aiuto americano, nemmeno essa è desiderosa di affrontare l'incognita di nuove ardue complicazioni inter– nazionali. Avviene così che le più recenti benemerenze del– l'Italia partigiana e antifascista non riescano a far sentire tutto il loro peso nella dura difficile laboriosissima trattativa, che si riferisce a un complesso di così vasti é remoti interessi, di fronte ai quali il parziale e limitato interesse dell'Italia impallidisce e trascolora. Comunque sia di ciò, non v'ha dubbio che la politica deMe grandi Potenze alleate sembra essere dimentica di quel che affermava in modo non equivoco il telegramma di Que- gi tr ,e ,a ri se i-: ·h Cf d 1 a '1 ·i u m d tr V io m o 1i al '10 •• IS )e r d n i d r •r e ,1

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