Lo Stato Moderno - anno III - n.1 - 5 gennaio 1946

LO STATO MODERNO 23 • NOTE QUINDICINALt ISOLUfONI DI MOSCA Non si può contestare leggendo H comunicato finale della Conferenza di Mosca l'opinione di" Byrnes che il con– vegno abbia portato ad un risultato po– sitivo: sia pur :solo la dimostrazione della possibilità di superare le difficoltà per mezzo di un più stretto contatto rian– nodando i rapporti tra le tre Potenze in maniera da accrescere le possibilità di una intesa fattiva e duratura. Chè se non tutti i. problemi sono stati trattati, molte questioni sono state abbordate e men1te a buon porto. Forse in n~ero anche maggiore di quello che molti com– petenti suppo11evano. La sola ,prima pro– posizione. esaurisce il problema che ci sta a cuore maggiormente, forse· ancor più in sottordine di quanto nelle mie note precedenti prevedevo, e su di un piano assai generale; rinviando di mas– sima alla dichiarazione già preceden– temente pubbl!cata sull'argomento il 24 sera. Di fronte alla quale forse il mi– gl!or commento rimane quello del pre– sidente del Consiglio: la decisione a no– stro riguardo ci dà coraggio e ci rende nel contempo pensosi. Dando un'occhiata generale al docu– mento non si può non notare come ben quattro sugli otto punti complessivi sia– no stati dedicati ai problemi che nuove forze tendenti ad un nuovo assetto su– scitano nel grande continente asiatico in risveglio da un millenario letargo e in quel punto delicato di evoluzione In cui tende a poco a poco ad affermarsi oramai come soggetto di Storia e non più oggetto. SI è detto che nei discorsi degli uomini di Stato è più importante quanto vi si tace 'che non quanto si è detto: forse la cosa vale anche per i co– municati ufficiali. Chè di alcuni incom~ benti problemi - e non solo di quello clamoroso persiano, sul quale c'è un ac– cenno di Bevin e nel quale malgrado tutto stentiamo a vedere quell'enorme ripercussione che da• tanta parte gli si vuole attribuire, - non vi è accenno. Si è addivenuti però se non altro alla lstituzione in·fine di quella Commissione internazionale Consultiva per l'Estremo Oriente che, già promessa nello scorso ottobre, rappresenta un primo passo e risultato delle vivaci richieste anche anglo-sassoni degli Stati minori per es– sere ammessi a far sentire la loro voce nella tutela di Interessi comuni di fron– te al potente e ,geloso tutore della zona del Pacifico. La sua importanza è certo molto sminuita dalla funzione puramen– te consultiva attribuitagli. Non saprem– mo cosa poter dire sull'efficacfa reale di un orJ;?anismo che è in di,pendPnza sia oure indlr.etta dal Governo dei(ll Stati Uniti e dal comandante supremo delle forze (americane) di occupazione attra– verso l'obbligo di dover « tener conto» dell'esistenza di un più specifico qrgano pel Giappone di cui quest'ultimo è a capo, posto anche in chiaro ohe - è il testo - « la sua esistenza non pregiu– dica il preesistente fatto acquisito di una procedura di controllo statunitense sul Giappone » procedura, sia detto tra l'altro, di quanto mai deprecabile ap– poggio all'imperatore ed alle vecchie classi indust~iali e dirigenti. i.a sede poi non è in Asia, ma a Washington. Sugli stessi prin6pi ma tecnicameQte più limitato il neo Consiglio alleato per il Giappone; sul tipo delle altre già esi– stenti commissioni miste quella russo– americana per la Corea. Col vantaggio. però forse dell'equilibrio delle forze. Il principio del non intervento formulato in ordine al 'problema cinese non fa che fissare un ,principio che, pur nell'appa– renza contraria è guelfo effettivamente seguito, in quanto originato dalle' circo– stanze, 1 nche se il ritiro delle rispettive truppe appaia pel momento solamente come «auspicabile•· Le soluzioni rela– tive alla Romania e Bulgaria rappresen– tano uno del più cospicui monumenti del genere compromessi: il carattere attivo e progressista di quel due Governi non ne viene, pur col temperamento di indubitabili eccessività, certo menomato. L'ultim'o titolo è alla bomba atomica. La costituzione prevista ed il funziona– mento di una apposita commissione re- 1.ativa ai problemi sorgenti dall'impiego della nuova energia in seno alla O.N.U. aprirà certamente la via ad un accordo· ed un regolamento comune di tale ter– ribile fonte di potenza distruttiva. Ma rimane pur sempre un fatto: che il se– irreto della bomba atomica è rimasto per ora tale. Quell'ultimo f<lnd(}di dif– fidenza non è i;tato superato. AC<;ORDI MONETARI Il futuro degli accordi di Bretton Woods, relativi, come si ricorderà, ad un fondo internazionale per la stabiliz– zazione delle valute del paesi contraen– ti si era presentato in questi ultimi tempi abbastanza oscuro, mentre si av– vicinava sempre più la data decisiva. Il régolamento Infatti, che era un po' com– plicato, prevedeva tra l'altro che l'ac– cordo sarebbe fntrato In vigore quando fosse stato ratlficato da un numero di Governi pari ai de.tentori di almeno un 65 per cento della quota totale (ciò che In pratica voleva dire gli Stàti .Uniti, Il Regno Unito, la Ru'ssia e uno o due altri del più importanti partecipanti), purchè tale minimo di adesioni avvenisse en– tro il 31 dicembre 1945. Termine finale dunque. chè non si prevedeva alc\ln rin– vio. Altri Governi possono aaerirvl dopo tale data, ma solamente alle condizio– ni che il Fondo 'stesso In auanto costi– tuito dai membri originari stabilirà. Ra– tificato ben presto dagli Stati Uniti, t . veri promotori dell'accordo, e da qual– che altro Stato, l'atteggamento russo ri– maneva più imperscrutabile che mai ed anch~ il Regno Unito attendeva l'esito dei negozia ti finanziari in corso P\lr pronunziarsi, quando succedutesi rapi– damente· queste due ratifiche il giorno 20 il sottosegretario di Stato americano Acheson con la notizia che il Governo norvegese aveva dopo vivi dibattiti ratificato all'unanimità [fii accordi rag– giungendo così l'ultima adesione ne– cessaria poteva annunziare per il gior– no 27 la solenne riunione a Washington di tutte le nazioni contraenti per la ce– rimonia ufficiale della firma dell'ac– cordo. NOVITA COM'ITUZIONALI IN AUSTIUA ... L'Assemblea federale austria a si tro– va ora di fronte ad una nuova situazio– ne cost!tuzlo11ale. Il dimissionarlo can– celfiere Renner veniva la mattina del 20 llicembre all'unanimità eletto Presi– dente della .nuova repubbUca, trasmet– tendosi cosl in lui i poteri del Capo dello Stato sino allora nelle mani del Comitato yolitlco del Governo provvi– sorio. Un suo breve discorso celebrava la nuova Austria e la democrazia' nella collaborazione tra cristiano-sociali e so– cialdemocratici, fonda,.mento per ·1a ri– costruzione. Coll'aprovazlone della nuo– va legge costituzionale provvisoria è· cosi caduta la costituzione del 1.o mag– gio 1945 e ritorna in vigore con alcune modi,fiche quella del 1929. Significativa , !a sparizione, tra le motte altre leggi richiamate In vigore, della cosiddetta legge sul pieni poteri per l'economia di guerra del 1917: il corso autoritario a suo tempo Iniziato da Dol!fuss e conti– nuato da Schussn!gg poggiava precisa– mente dal punto di vista legale su que– sto atto di necessità della monarchia austriaca. ... E IN JUGOSLAVIA La nuova costituzione della Re:Pub– bllca federale jugoslava pubblicata come progetto dal Governo del Maresciallo Tito, ci ,pone davanti alla prima delle carte statali, modeme e progressive,' di nuove compagini sorte dalla guerra e •da una occupazione ambedue tez:ribll– mente sanguinose, e tendenti a costruire sulle rovine una nuova struttura di au– togoverno. L'Assemblea costituente non ha fatto che fissare In nuovi termini di legge le conauiste politiche ~conomlche e sociali, frutto del movimento di libe– razione, confermando tutte le disposi– zioni prese dalla· storica adunata di Bihatch nel novembre del '42 in poi e le grandi linee della struttura già annro– VJlts .a Jaitse nel novembre dell'knno

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