Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

LO STATO MODER:NO 353 UM.ANESIMO I . . . Il libro di H. W. .Riissel, Profil,o di un ,umanesimo cri- , stiano, che l'Einau.di pubblica in una traduzione postuma di G. Rensit è fra i più notevoli che la moralistica cont~poranea abbia dedicato ~llll situazione del nostro tempo. Il suo primo pregio è di non essere una deplorazione, ma un preciso terl'ta– tivo di' ·cç,llaborazione, nel più alto atteggiamento che una cultura di origine confessionale possa oEfri.re:quello appunto dell'uman~simo cristiano, inteso nei suoi due aspetti: quello di una mistica caritativa,.nel senso dell'hummlism~ déoot, e quello della cultura, dèll'equilibrio, della meditazione .serena, nella tradizione che va da Origene a Cusano ·ed Erasmo, da Girolamo a Moro; e al Rinascimento cristiano d'Italia: costi– tuenti l'uno e l'altro « la tendenza all'esaltazione della natura 1 umana, e l'incondizionato riconoscimento dell'elemento umano; così nella sua debolezza come nella sua bellezza » (p. 126). Si avverte nell'autore una accettazione fattiva e ardente, vo– lontaria e sollecita -dell'umano; il ripudio di ogni faustismo e titanismo antiumanistico, e di ogni esclusivo teologismo, privo di interessi filosofici e antropologici, quale esce dalla teologia della érisi; una decisione fondata sulla coscienza -del cur Deus hmrw: « Di contro al Dio trascendente, soprannaturalistieo, di puro ju-bitrio, quale quello che figura nel Giudaismo, nel– l'Islam, nello Scotismo, in Luter9, Calvino e Barth, .no,i pro- - fessiamo "la credenza in .un Dio' tanto trascendente' quanto immanente, secondo il pen~iero di Plotino, Eckardt, Anselmo di Canterbury, Tommaso d'Aquino, dell;i Chiesa Qrientale,~di 8 chellin, o.i Franz von Baa<ler ». · . L'essersi Dio fatto uomo non fu UD atto di mero arbi– trio; bensì Dio «doveva» farsi uomo iaffinchè l'uomo potesse farsi Dio: - affinchè ciò che nella sua natlf'a spirituale era contenuto soltanto come disposizione, potesse avere piena ef– fettuazione in una natura costituita, tutto insieme,..di corpo, an~a e S1pirito, redenti e glorificati» (p. 153). ~ Umanesimo è per il Rilssel ancora essenzialmente una posizione storico-morale di ·fronte agli anticlii; umanesimo cristiano « significtt, ,per dirla in modo del tutto concreto, che noi anche. come cristiani •possiamo leggere Omero, Platone, Cicerone, Plutarco, Virgilio, Otazio, anzi persino Ovidio e Lucrezio, per poter gustare la loro bel1ezza e formarci sul loro modello » (p. 129). Se ciò che gli antichi arrecano alla esperienza interiore cristiana è d'interdirsi « quel pathos per cui ci si prende troppo sul serio », e di provare un'ironia insieme aristocratica e decentemente umile, - solo l'espe– J'\enza cristiana d'altra parte consente di riaccostarsi, ridiscen– dendo la storia, agli antichi: niente quindi di più arbitraria– mente evasivo, di più nietzschianarnente antistorico di UD con– tatto -neoumanistico immediato.èon gli antichi. Il Rilssel con– seguentemente rinnova la ·posizione di un Giustino o di un ·Clemente d' Alessandria,.di un~ antichità finalisticamente· pre– ordinata al Cristianesimo, a fornirgli l'uomo 'naturaUter chri– stianu.s, il puro uomo, verament!l uomo, offerto e teso al ~ scatto. Di questo umanesimo ~ materiato uno dei filoni fon– damentali della civiltà cristian.i,, la corrente culta, .non osten– sibilmente mistica nè èr_oica.:, ma equilibrata. cr_it~ca e _costrut– tiva, contro la quale s1 er«e la corrente antid1alettica, con la su;i angoscia mistica della predestinazione, co\ suo sempre desto escatologismo. I primi testi della corrente umanistica sono, in ,senso lato, nel discorso di Paolo sull'AreQpago e nel Vangelo .di GiovannÌ (la cui interpretazione umanistica po– trebbe essere suff'ragata oa migliori ragioni che non faccia l'autore); secondo il disegnò del Riissel, la sua tradizione in– clude, d'accordo co:i Erasmo, Origene, ma respinge, nella condanna troppo comoda ~ montanismo, Tertulliano; sale a \ E ST♦ ORICITA ,r. I • Boezio e Scoto Eriugena, attraversa la .grande disputa tra dia– lettici e antidialéttici (puri -eristi, secondo l'autore); ~i imper. sona in Anselmo di CanterbUiy e Tommaso d'Aquino, in Eckhardt e Tommaso da Kempis, per giungere - col ti_po suo più rappresentativo, il Petrarca - all'età d'oro, la Rina– 'SCenza (qui elegantemente interpretata, contro Burckhardt, sulle tracce di Bw:dach e Huizinga) sia del platon:ismo fio– rentino, sia dell'umanismo -di un Moro o di un Cusano (ben più conclusivo, secon-do l'A., di Bruno: p. 100) di un Era– smo. Quando la Riforma .scinde, l'unità. cristiruna d'Europa, l'umanesimo cristiano .enlira in crisi: l'esclusivo teologismo di Lutero non ha autorizzato, co1 sùo Messaggio sull'istituzione delle scuole cristiane, se non I'« -umanesimo' del maestro di scuola tedesco » (,p. 100); .e la Chiesa ha visto decadere in sè « la larghezza di .cuore e la tolleranza, ehe avevano per– messo il fiorire dell'umtmesimo cristiano verso Ja .fiine del Medioevo » (p. 4). Ora, « se l'umanesimo cristiano è congiun. to col catrolicesimo dal ,principio della tradizione, e col pro– testantesimo. da quello della libertà spirituale », sarà natu– rale riconoscere nei' Rilssel uno di quegli spù:iti glmerosLc.he aspirano alla riunione delle Chiese cristi~e; e· rud suo giu– sti.Eicaree « chiedere- una vita interiòre che ha, in sè -la sua felicità », sara agevole inte~dere il .suo -addolorato distacco da Kierkegaaro, mente privilbgiatamente disposta all'uniane-· simo, che nel ~uo dis.per-atoteocentrismo apre Ja via per un lato ad un umanesimo ~straneo ad una professione cristiana (Heidegger, Jaspers), per altro ad un cristianesimo antiuma– nistico (Barth, Thurrtheysen). Il Riissel sente per contro !'u– manesimo cristiano come una tregua salutare al processò di secolariz2)azione· della cultur~, un necessario riàllacciamento di cultura e religione, affinchè riemerga pur oggi quel tipo jdeale .di uomo che è il Virgilio dantesco. Tutto 'questo è molto ,bello e molto simpaticamente scritto, eppure non così cordialmente liscio come !'autore .suppone, abilmente celando le ombre del suo stesso disc,orso. Af quale sì potrebbero rivo!gere due serie di osservazioni, una sul metodo e la· con<!ezione storiografi.ca , l'altra sull'eccessiva levigatezza del piano sul quale scorre la l'icostruzione stori– ca: osservazioni che naturalmente si ricongiungono in una sola esig:enza di ;everità critica. La concezione stori~grafica del Rfrssel è la concezione religiosa della storia, che evita di rispondere a quelle istanze che potrebbero corrodere ogni finalismo moralistico e soteriologico. « La storia è, secendo la concezione cristiana, la via dalla Croce e dal dolore pre– sente alla futura glorificazione: -questa non è pensata come trascendente, ma, poichè il Regno dei Cieli è in noi, e poi– chè ogni essere finito è pensato in ana:logia,aJl'Essere asso– luto, si ,presenta ~i cristiani il compito di sistemare già ora il mondo della croce sebondo il, modello della gloria. Ma ciò· è reformatio, rigenerazione, rinascimento. E' il medesimo at– teggiamento spirituale che anche il paganesimo antico rico– nosceva •nei suoi misteri orf.ici, elei.tsini .e dionisiaci, e ne~ suoi grandi tentatjvà di· rinnovamento, da Pitagora fino a Plotino attraverso PJatone ~ (p. 87). Oggi, a parte questa finale soppressione delle differenze storiche, che è una delle numerose forzature d'interpretazione cui obbliga ta tesi uma– nistica troppo immediatamente intesa, che cos'è questa con– cezione storiografica. se non u,na non nuo\'.a filosofia della storia col suo arrischiato e già previsto finalismo? Qùale diviene il sensò del divenire storico? Queste difficoltà di con- • cetti si palesano ine.vitabilmente nella 'pratica interpretativa ~l Riissel; egli dirà ad es. che lo spirito greco poteva facil– dnte ,accogliere· l'in°'rnazione del. Logo in Gesù, senza •

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