Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

LO STATO MODERNO 351 ma sC)lone1la coscienza etica: e sul piano -etico la discus– sione deve essere trasferita. · L'àtto di accusa presentato dal Pubblico Aéèusatore Jack– son contro i venti capi na7listi contiene « in nuce »,,nella sua formulazione di schietta marca ooglosassone, quelle che po– trebbero essere le categorie dei futuri « crimini interna:IJio- nali ». " · ·' Ma ,affermare che oggi i criminali nazi.sili non dovreb9ero essere puniti solo perchè al!' eP<><ja dei loro misliatti un codice penale internazionale non era stato ancora compilato, significa soffocare il senso di ~ustizia sotto la mai;chera ipocrita di un oo:lso rigorismo legale. Non si tratta evidentemente qui di in.fu- angere il principio della non retroattività dellia legge pe– nale: perchè a Norimberga· si giudicano le violaznoni di una legge etica che pur doveva essere sentita dail.lecoscienze de– gli imputati nij momento in cui commettevano i loro crimini. E' vero che i giudici di Norimberga .sono anche i rappre– sentati délle parti offese. E aJiri!?)Uardoun Tribunale inter– nazionale composto dari delegati di tutte le Nazioni civili sa– rebbe stato più soddisfacente per le garanzie di equanimità. Fu per un tale vizio proceoUEa'leche il Governo olandese con la nota del 21 gennaio 1920 rifiutava agli Alleati Ja con– segna del Kaiser _percbè venisse giudicato da un Tribunale composto dai delegati delle sole Grandi Potenze vincitrici. Ma come allora anche oggi si può obbiettare che menti;e l'o- pinione pubblica richiede un giudizio immediato, troppo tem– po dovrebbe passare prima di po~r co.stituir4-un Tribunale composto dai delegati di tutte le na:zrionicivili che forse oggi non tutte sarebbero favorevoli a parteci~e ad un'Assise del genere. In conclusione si deve q,uindi riconosceretche j} Tribu– na,le di Norimberga non può essere discusso con criteri mera– mente giuridici perchè non si è passati ancora dall'etica in– ternazionale alla costruziOI)e del diritto criminale interna– zionale. Ma si-ammetterà che la furtzione storica dì taie giu– dizio non è nè inutile nè tantomeno repugnante ad un senso di giustizia che sia anche « buon senso », perchè rappresenta il primo grado verso la espressa èondanna deJ.\aguerra qmrle « ordine Jnternazionale »: Viale a dire qua1e atto giuridica– mente illecito perchè destinato a turba.re la convivenza pa– cifica delle nazioni: così come ·oggi sono considerati delitti dal nostro Codice Penlrle fa rapina o la v<iolenzaprivata o l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni. I soliti « realisti », gli immancab:il:i « '5Cet!tici » certo sorri– deranno. Così avrebbero sogghignato i faziosi dei nostri rissooi Comuni medioevali aH'<idea che un giorno le sangui– nose liti di campanile. non sarebbero state che un• interes– sante ricordo storico. ANTONIO DONATI PROBLEMI DEL COMMERCIO ESTERO Da molte parti si avamano speranze e si enunciano pro– positi di ripresa del commercio con l'estero. C'è attorno ai progetti di esportazione e di importazione una notevole aspet- tativa. ' . ' H giorno in 'cui j <primitreni e le prime navi potranno portare in Italia merci liberamente aoquistate o portare ali' estero prodotti italiani, sembrerà che sia chiuso il ciclo funesto !dell'autarchia, concezione mussoliniana, realizzata a pieno e fino alle sue ultime- conseguenze di fame e di mi– seria. Sembrerà inoltre~che la dignità, di nazione civile sia riaoquistata, che l'Italia uscita da n martificante interdetto comincii)tO con )'armistizio e prolungatosi iniquamente, ri– prenda la sua via maestra di centro di traffici tra l'Q/Ccidente e l'oriente che l'ha fatta prospera n~I passato. Come, al solito al di. sotto delle rosee fantasie c'è una realtà dura che richiede, pe;- essere superata, chiarezza di Jdee e t';inacia di propositi. Ma esistono, veramente ie une e gli altri? · . Chi cono~ce ,il groviglio di ordinamenti nei quali si di– batte l'Italia, è portato a temere oehe le nostre leggi 5offo- chino le possibilità che i mercati possono offrii-e. • L'influe,92:a degli ordinamenti giuridici sulla vita econo- · mica è enorme. Carlo Cattaneo ha mirabilmente dimostrato che la prosperità agricola ~iella4,ombardia è dovuta al diritto di acquedotto èreditato dal diritto romano e :gerfezionato dagli statuti -comunali gtazie al quale l'acqua può essere con– dotta· attraverso il terreno altrui. La storia è piena di esempi di leggi e di ordinamenti intelligenti che haruio facilitato il lavoro degli uomini, come di morte regole, soffocatrici della realtà viva. Nella fase attuale della sua coscienza giuridica e poli- 1 tica, l'Italia è 5ingolarmente inetta. a legiferare con criteri chiarificatori e realistici. Il fenomeno ba cause molto com– plesse, che ho già cercato in parte di analizzare ·su questa· rivista (vedere l'articolo Diritto politwo e diimitto sisf.ema– tico nel numero 5-6 del 1945) e si presenta ora con ,grave evidenza attraverso (' assoluta incapacità, dimostrata in due anni di governo,l:di liberarsi dalla legislazione fascista. Il commercio estero- è regola~o oggi ,nel modo più con– fuso. Vecchi e nuovi ordinamenti, istituti di,tutti i tempi si sovraptJongono e si intralciano. Si è cominciato a rovinare la materia nel 1918 con l'Isti– tuto Nazionale dei Cambi, geniale invenzione dell'on. Nittl. I giornali di Roma che si affannano a spianare a Nittf la via del potere, hanno magnificato proprio in questi giorni l'onnai vecchia -creatura nittiana. • ' Ma bisogna ricordare quale fu allora l'opera -del nuovo istituto. Così.la giudicava l'ii:isigne economista Utnberto RiocH « Nitti - e in ciò era perfettamente· nittiano - mentre « diceva: "io vi procuro cambi a buon mercato", in realtà « norl li forniva. Lo Stato seguitava a importare una gran « massa di merci a condizioni che il pubblico ignora, ma i « privati avevano un bel bussare all'Istituto òei cambi: gli « sportelli non si 'aprivano. Il· tnlcco fu denunciato in articoli, « discorsi di Congressi, ~elazioni di en(l e sodalizi vari». E !'on. Giretti diceva alla Camera il 23 novembre 1918: « Col decreto 26 maggio 1918 il' ministro Nitti impo– « neva la prevéntiva au'torizzazione di qualsiasi acquisto di « merci da importare dall'estero. Eravamo in guerra 1 ed io « ammetto che necessità di guerra avevano obbligato il mi– « nistro a creare quest'organo. Ma venne il secondo decreto, « quello del 29 agosto, 1918, che vieta dal 15 settembre la « concessione -di permessi di impoJ:lazione a ditte private e fa « monopolio di Stato la importazione di un comple51ìOdi « merci, che il professore Cabiati ha. valutato in un .movi– « mento annuo di cinque milia,rdi _dilire. Con questo decreto « è spezzato ogni legame che univa il traffico italiano col « resto del mondo, ed è lo Stato, cioè la ,burocrazia che ri- « ceve, immàgazzina e rivende ». • Sono passati gli anni e gli eventi, sono piovuti i decreti, sono arrivati gli stranieri e 'la situazione si è cdblplicata. At: tualmente le co.se sono a tal punto che le occasioni, le rare occasioni di commercio con l'estero che si possono presen– ~re1 risçhianQ ~ e~St'{E} ~tematicamente perduté perehè n~-

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