Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

356 LO STATO MODERNO DAL PROCESSO- Dl RIOM AL PRO,CESS,O;PÉT AlN 9. • La · resìs tenza <1,ll24 giugno 1940, in un ospedale di Biarritz, alcuni feriti francesi festeggiavano l'armistizio bevendo champagne Due o tre di loro, come pure alcune nobili basche tra le infer– miere, essendo ·rimasti silenzios{, ,gli altri si diedero a motteg– giarli volgarmente. Agli arabi e ai neri, alle ombre dell'impero sperse in mezzo a loro, picchiavano amichevohpente sulla· spalla esclamando: « Amico! ti diventare tedesco! ti diventare talianol ». Quelli chinavano il capo pil!Dgendo a calde lagri– me... Era peggio ancora della vergogna; una vertigine senza nome. Eppure la sera stessa ritrovai su1 lettino UD:O di quegli allegri oompagnoni della vergogna. Liberato dall'etere, dallo stupore dell'oggi, 5i abbandonava con furore all'immemora– bile. La ;Joria gli ritornava su e lo prendeva ~Ila_ strozz~: • ~ quegli animali - gridava - non avranno rag10ne di noi ». (Armand Peti~ah, C<nnbatsprémni11ah'es, Paris, Gallimard, s. d. ma 1941, p. 191). 1 • Lo stupore dell'oggi durò su per giù fino allo scorcio del 1940. . '· André Gide - nelle Pages de Journal gi~ citate - il 25 novembre annotava: « Nulla vale quanto l'oppressione per 'ridare al sentimento patriottico tutto il suo vigore. Lo sento che -si ridesta in ogni dove in Francia, e soprattutto in Francia occupata ». Ma il problema essenziale, il problema della patria, do– veva sgrovigliarsi a fatica dall'intrico çelle piccOle e grandi difficoltà quotidiane che accaparravano incessanti gli animi. Due milioni circa di prigionieri lasciavano tra la popolazione incolmabili vuoti sentimentali ed economici; il paese tagliato in due e l'emigrazione di molti al sud della linea di demar– cazione aveva~o scompaginate· le amministrazioni private; la carestia di ,V'iverie di combustibili deprimeva nel rigido in– verno, con l'è privazioni, i corpi e gli spiriti. ' · Due avvenimenti politici contribuirono però grandemente a scuotere ,gli animi: l'incontro di Montoire•tra Pétain e Hitler e la defenestrazione di Lavai, che sembrava la risposta nega– tiva a quella ,polit'ica imposta. Un giornale clandestino un anno più tardi scriveva: « Il 24 giugno avevamo deplorato la fihoo qell' armistizio... ma l'ascesa del Maresciallo Pétain alla carica di Capo dello Stato calmò in certo qual modo le nostre apprensioni. Sebbepe avremmo preferito continuare la lotta, pensavamo che il Maresciallo fosse il solo uomo capace ,di.· trarre il miglior pr.l'tito da \!Illl situazione compromessa della disfatta e dèll' armistizio. La Francia sconfifta prendeva la po– sizione di un paese martire sottomesso alle esigenze del vin– citore ma attenentesi strettamente all'esecuzione delle clau– sole d'armistizio. Il Maresciallo s'assumeva di osservare una stretta neutralità. Però il •10 ottobre il Maresciall6, 'abbando– nando questa politica, annunciava alla Francia che adottava quella di collitborazione. Da quel giorno abbiamo detto: noi » (Combat, dicembre 1941, n. 2). La popolarità del Maresciallo toccò il puijtO più alto il 13 dicembre 1940 quando risorse la speranza, presto delusa, di vederlo-ridiventare il campione della politica francese. Co– munque quell'attrito di indirizzi risvegliò l'interesse del paése. La speranza SQJ>ita riprese lena. · Interesse e speranza tuttavia incerti, e ci v~lle assai prima che si concretassero in una formula, in una regola di condotta. Per ora ci si accontentava di attenderé: attentisme. Attesa di cosa? Di come si sarebbe svolto il giuoco .della guerra e delle alleanze. Se nel giugno nessuno av~a cred~t; più alla resistenza della Gran Bretagna, ogni giorno che la Germania lasciava passare senza tentare nulla contro la sua avversaria, era una scossa data alla fiducia nella vittoria hitle– riana. E poi l'America come si sarebbe, a lungo andare, re– golata? - Attesa di ~e si sarebbe in seguito comportata Vichy. - Attesa di quello che avrebbe fatto l'Impero. - At– tesa di tutto, che era, in fin dei conti, ,speranza di una realtà diversa, e che permetteva di rifiutarsi alla collaborazione. « Ne plus attendrei » gridavano i collaborazionisti impazienti, , che sentivano come il tempo lavorasse contro di loro. Ma l'osservatore attento, che aveva avuta la v~ntura di recarsi in Francia in quei mesi, sentiva che ora. sotto quel mondo di grigio « attentisme », al di là del poco nume'l-oso; se pur vistoso, collaborazionismo di Parigi, c'era un fermento nuovo. Il 19 giugno 1940 da Londra, dove s'e.i-arecato a bordo dell'aero.[>lano dell'Ambasciatore inglese, il generale Charles De Gatl!!e aveva gridato: « Moi, général De Gaulle, soldat et -cheffrançais, j'ai conscience de parler au nome de la Fran– ce » op. cit., 17). ·Aveva proposto a sè davanti_ a tutto il mondo la domanda angosciosa: è' detta l'ultima parola? e la risposta era stata: no (p. 13). No, perché la resist_enza francese noo può spegnersi (p. 14). Certo anch'.egli diceva - perché bi– sognava pur che qualcuno lo dicesse :- « che vergogna, che rivolta s'agita riel cuore dei buoni francesi» (p. 2q). Ma è su questi sentimenti che bisognava far leva. E da Londra aveva proclamato il suo bando: : Io gener& de Gaulle, attualmente a Lon<lra: invito gli ufficiaU e i soldaq francesi che si trovano in territorio britannico, o che vi si' troveranno, armati o no; invito gli ingegneri e gli operai specializzati delle i!Ildustriebelliche che si trovano in wrritorio britannico,· o ché \'i si troveranno, a mettersi in collegamento con me » (18 giugno 1940! p. 14). 1 , Quel capo, quegli uomini - « un pugno di evasi fran– cesi che avevano portato con loro 1' anima immortale della Francia» (ideqi p. 17 4 - che erano stati da prima come « una polvere di uomini », andavano assumendo una compagine e una fisionomia. Si sapeva che il generale - quello che Vichy -cancellò dal ruolo degli ufficiali francesi e bollò col m1m:iruodi tr!lditore - aveva ,el~vata la voce ancll~ CO{!tfq l'alleato da cui tutto sperava, quando la flotta britannica aveva aperto il fuoco contro le navi fra~esi nella rada di Mers-el-Kebir. Si sapeva" che egli era ovunque attivo nel– l'impero. E cosi, quando l'animo del po~olo francese si ridestò, egli costituì per cosJ rure il nucleo centrale int?rno al qu_al~ si cristallizzò la resistenza. Egli da Londra impartiva ordim, guid.iva, disciplinava. Il primo gennaio 1941 organizzò la prima dimostrazione pacifica della resistenza: l'ora della, spe– ranza. Aveva ordinato che in quel giorno dalle 14 alle 15 in zona libera, dalle 15 alle 16 in zona occupata nessuno uscisse di casa. Le autorità tedesche e francesi -çonstatarono impotenti un lieve diradarsi della circolazione. - Il l O ~ag– gio successivo dalle 10.30 in poi ordi.nò che la popolazione

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