Lo Stato Moderno - anno II - n.21 - 5 dicembre 1945

LO STATO MODERNO 327 La Conferenza di Chicago è giunta cosi ad un punto morto. Prova ne sia che anche recentissimamente a Montreal, durante la riunione del P.I.C.A.O. (Provisional International CiviJ Aviation Organisation), organo creato dalla Conferenza · per regolare le questioni tecniche, lo stesso contrasto si è manifestato quando i delegati americani hanno esposto il progetto delle Pan-American Airways di istituire un servizio passeggeri tra Londra e Nuova York al basso prezzo di 270 dollari. I delegati inglesi, appoggiati dai delegati delle altre nazioni, hanno allora vivacemente protestato contro il si– stema che tende a monopolizzare determinate rotte a favore di una sola industria aeronautica sovvenzionata e protetta da uno Stato. La battaglia, forse l'ultima, ma certame.nte la più impor- tante di questa nostra epoca mercantilista è quindi ancora aperta. Non solo per il provato disaccordo tra l'America ed il Commonwealth britannico, ma anche perchè i delegati russi non sono mai giunti alla Conferenza di Chicago, e molti paesi europei, tra cui l'Italia e la Germania, ne sono stati esclusi. Sotto certi aspetti sarebbe più giusto dire eh'essa è appena entrata nella sua fase decisiva. Essa ha anche un lato interno di enorme importanza per le due tendenze ugual– mente discusse del monopolio da parte di determinate in– dustrie o della libera concorrenza (l'Inghilterra ha in questi giorni socializzato le compagnie di navigazione aerea trans– oceanica). All'osservatore attento tutto ciò può offrire la più interessante documentazione per la storia del!'evoluzione in· ternazionale nel prossimo futuro. ENRICO SERRA La situazione internazionale dell'Italia. Risposta di Spellanzon: "SCELTAIMPOSSIBILE · INOPPORTUNA" L'invito che Mario Paggi rivolge al Governo, e più che al Governo alla Nazione, di scegliere, senza indugio ed esita– zioni di sorta, quale via convenga all'Italia di percorrere nel vasto mondo agitato e diviso del dopo-guerra, è forse desti– nato a trovare lai-go consenso nello spirito ansioso degli Ita– liani, ai quali indubbiamente il ritardo nella conclusione della pace, e quindi il perdurare dello stato di cose vigente in Italia dal giorno della resa incondizionata e dell'armistizio, è causa di profondo disagio. Eppure io vorrei far considerare ali'amico sapiente' ed acuto che il suo consiglio, oltre che intempestivo per la condizione stessa in cui si trova l'Italia, è inopportuno e perico!oso. Bisogna scegliere, egli suggerisce: ma quale scelta può fare un Governo ed un Paese, la cui politica interna ed estera è attentamente seguita e vigilata da una Commissione alleata, la quale, benchè abbia spontaneamente rinunziato a essere detta di controllo, è non pertanto tuttavia incaricata di sorve– gliare davvicino quel che avvenga nella Penisola, e quel che faccia il Gov~rno -di Rorna, allo scop? evidente di porre un &eno a iniziative troppo libere e disinvolte, ad azioni non consentanee ailo stato di nazione nemica e vinta, che è tut– tora quello dell'Italia? Non si dimentichi infatti il caso del conte Sforza, contr.o il quale il Govirno di Londra oppose un fermissimo veto, il giorno in cui parve possibile che fosse a lui riservata la presidenza del Consiglio dei ministri o la di– rezione del Ministero degli Affari esteri. La pubblicazione reçente dell'armistizio di Malta ha fatto dire a talun arguto commentatore che quel documento sapeva a<lquantodi paleo– grafia, ioquantochè· lo stato delle cose è da allora a oggi pro– fondamente cambiato, e l'Italia, che io quei giorni si arren– deva al nemico vittorioso, non aveva tardato a marciare co– raggiosamente al fianco di lui, così da guadagnarne la fiducia e un elogio non •dissimulato: e questo, fino a un certo punto, è cosa apodittica, che non può essere negata. Ma è bene ripe– terlo, fino a un certo punto soltanto. Perchè, io realtà, i rap– porti &a l'Italia e le Nazioni Unite sono pur sempre gover– nati da quello stesso armistizio di Malta, il quale, se in qual– che pa~te non fu mai appliçato, e in qualche altra modificato a favore del contraente sconfitto, non fu mai abrogato, con– tinua ad essere la legge degli eserciti stranieri accampati sul suolo d'Italia, di quell'Italia che il comunicato conclusivo del convegno di Potsdam ha riconosciuto essere la Nazione che prima di ogni altra fra i satelliti della Germania depose le armi e si assunse il gravoso compito di combattere essa pure contro il Fascismo e contro il Tedesco, contribuendo in qual- che misura ad affrettare la fine della guerra in Europa, il che non ha impedito che questa medesima Italia, la cobellige– rante Italia, sia ancora compresa nel novero deg:i Stati nemici. Manca pertanto ogni possibilità al Governo italiano di fare una politica autonoma, e di dichiararsi liberamente per gli anglosassoni o per i sovietici. E tate impossibilità continuerà fino a tanto che l'Italia sarà sottoposta alla legge del!'armi– stizio, che la fa oggetto e non soggetto de:Ia politica interna– zionale. Chè se taluno volesse smentire tale mia obiezione l?er ricordare la volpina abilità del Principe di Benevento, il quale, quantunqe rappresentante di un Paese vinto ed invaso, seppe al Congresso di Vienna destreggiarsi con somma spre– giudicatezza, sì da insinuarsi &a gli Alleati poco prima nemici della Francia, e vincitori di essa (a tal punto ch'egli potè stringere segretamente un trattato di mutua assistenza con l'Austria e la Gran Bretagna contro la Russia), e affermar quindi che anche nelle situazioni meno favorevoli l'abilità di un ·uomo, quand'è un grand'uomo com'era il Talleyrand, sa dire e fare quel che occorre per giovare al Paese di cui è il mandatario; se talune volesse contrapporre a cosiffatta mia opinione negativa il ricordo di quel politico senza scrupoli che allora, a Vienna, fece miracoli, sarà d'uopo avvertire che la Francia, e quindi Talleyrand, si trovava io quell'ora io con-· dizioni affatto diverse da quelle dell'Italia di oggi, giacchè la F{ancia trovavasi ormai in pace con gli Alleati, in quanto fin d:il 30 maggio 1814 i vincitori avevano stipulato col vinto un generoso trattato di pace, in conseguenza del quale la Francia aveva riacquistato la sua personalità giuridica nel quadro della vita internazionale, e la possibilità di trattare da pari a pari con i suoi nemici del giorno prima, condizione codesta che, parrebbe proprio superfluo insistervi sopra, fa oggi difetto alla nostra Patria derelitta. Una politica cli dedizione ad uno dei grandi alleati, e ad un tempo antagonisti della coalizione vittoriosa, sarebbe poi, quand'anche fosse possìbile, affatto inopportuna, e quindi sconsigliabile. Benchè il Pag~ dica che, se l'Italia potesse dichiararsi « fortemente, saldamente, sicuramènte » •per gli anglosassoni, questo suo atteggiao1ento non implicherebbe al– cun atto di ostilità verso la Russia sovietica, sia perchè nes– suno potrebbe mai affermare « che quegli Stati i quali per motivi geografici economici e politici fanno &ancarnente ade– sione al blocco russo attuino per dò stesso una politica ostile agli anglosassoni •, sia perchè « la collaborazione alla costi– tuzione di un nuovo equilibrio internazionale è atto di cor– diale saggezza verso la comunità deili Stati, ed è altresì

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