Lo Stato Moderno - anno II - n.21 - 5 dicembre 1945

LO STATO MODERNO 335 Con-sigli di gestione CRITICHE ALLA CO-GESTIONE Non possiamo diffonderci in critiche tecnico - giuridiche (d'altronde abba– stanza ovv~e) al progetto, i cui torti di astrattezza e di meccanicismo denun– ciano addirittura l'ignoranza della vdta amministrativa d1 una ~nde impre– sa. Come spesso avviene, si tratta di un progetto fatto a tavolino, organizzato su,lla carta, con ottimilstica fede pro– gramma tlca, ma in difetto di ogni espe– t1ienza. Ancora più gravi sono però le criti– che politiche che gli si possono muo– vere. Codesti Consigli di gestione social– comunisti non sono altro che i Consi~ gli di gestione escogitati. dalla « socia– lizzazione » neo-fascista. Ed allora era– vamo tutti d'accordo nel denunciarli. come una truffa a danno' delle aspet– tative e delle possibilità del mondo del lavoro. Con questo di peggio:1~e, al– lora, se la memoria ben e.i cohforta, era ellminata la possibilità di dualismi, che qui perm;:me Immanente, tra con– siglio di gestione e consìgllo di ammi– nistrazione, il primo assorbendo il se– condo. Partendo da altri che non fossero I socìal-comunlsti, questo progetto sareb– be stato ripudiato come frutto di una mentalità non soltanto social-democra– tica, ma addirittura piccoloborghese, ìnte~a a trovare ad ogni costo la « àr– monica • conciliazione fra capitale e lavoro, affiancando pariteticamente i rappresentanti dell'uno e ì rappresen– tanti dell'altro. Siamo non so se trop– po me1riorl di Marx o troppo sinceri per far nostra questa obbiezione. Or– gani siffatti danno alle forze del lavo– ro soltanto la demagogica illusione di partecipare alila gestione. Con questo di particolarmente grave: che (in un simile momento!) sì investono in pieno i lavoratori di una formale correspon– sabilità nella gestione aziendale, negan– do poi in realtà ad essi effettivi po– teri nella direzione dell'azienda, di– pendendo la produzione dal presidente capitalista del Consiglio di gestione e gli indispensabili finanziamenti dal Conslgllo di amministrazione. E non basta. Qui si pone l'alternati– va: nel Conslgllo di gestione o i rap– presentanti del capitale e del lavoro trovano un compromesso addomestica– tore che renda innocui questi ultimi e magari 11 renda addirittura conniventi (nell'Interesse immediato delle mae– stranze, ma non certo In quello del– l'economia del Paese) a manovre diret– te ad impedire la smobilitazione del– l'Industria bellica, delle sovrastrutture cor,porative, del prote2lionismi: e allo– ra addio funzione utile e rivoluziona– ria del Conslgll di gestione! Oppure i (Continuazione del numero precedente) rappresentanti del lavoro si trovano in posizione di eterna riottosa minoran– za (con tutti gli Intralci derivantì da continui ricorsi alla commissione d'aP– pello), e di una minoranza volutamen– te resa impotente dal voto decisivo -del presidente che è, per precisa disposi– zione, rappresentante del capitale, ri– badendo con ciò l'assolutismo dell'Im– prenditore: e allora addio pratico spi– rito democratico dei Consigli di ge– stione! E non parliamo poi dei rischi ipote– tici: da quello, con funzione reaziona– ria, di render responsabili l'esistenza del Consiglio di Gestione per la man– canza di ripresa produttiva del paese e per lo s,coraggiamento di indispen– sabili investimenti capita·ld.stici, con la prospettiva di un'ondata reazionaria che spazzi via Consigli dli Gestione come deleteri intralci; a quello, con full2JÌone rivoluzionaria, automatica, dì rendere necessari sempre più vasti procedimen– ti di statalizzazione per riimecliare quan– to meno ad un caotico marasma. In conclusione facciamo nostro quanto T. Arienti scriveva il 28 set– tembre in • Giustizia e Libertà » di To– rino: :E: vano illudersi di gestire la fab– brica assieme al capitalisti e sotto la direzione del proprietario... O il con– siglio di gestione misto entrerà nell'or– bita degli Interessi capitalisticì,e su– birà quindi un processo di add'Jmesti– camento; oppure, sotto la pl'esslone delle masse, esso forzerà Il Consiglio dì amministrazione e la direzione a fa– re una politica aziendale antieconomi– ca nel senso anticapltalistlco (e l'azien– da, non dimentichiamolo mai, è oggi ancora capitalista) e contribuirà cosi a disorganizzare la già disorganizzatis– sima produzione». NON GESTIONE, MA CONTROLLO E allora? Allora ci sembra che l'unica solu~ zione oggi concretabile in istituzioni le– gislat!ve, ad un tempo vitali e càpa– cl di storico dinamismo, sia quella che, forse con troppa modestia, vanno pro– spettando alcuni compagni torinesi e milanesi del P.d.A., coraggiosamente escludendo, all'attuale stato di cose, 1 1 lavoratori da ogni illusione di respon– sabilità di gestione e conferendo al Consigli di gestione (che meglio con– viene pertanto chiamare, come qui fa– remo, Consigli dì Controllo) funzioni dl controllo di carattere veramente con– sultivo. Vediamo se di questa soluzione, non ancora consacrata in un testo, ci rie– sce di abbozzarne caratteri e compiti: 1) Il Consiglio di contro\lo dev'esse– re non organo misto di rappresentan– ti dP.l capitale e del lavoro, ma organo esclusivamente nominato dai lavora– tori (operai, tecnici, impiegati) a mez– zo di libere elezioni. A questo proposito osserviamo: a) :E: ovviamente opportuno, per dar– vi efficienza ed organicJtà, che nel Con– siglio, esclusi i dirigenti direttamente responsabili dell'amministrazione e del– là produzione (non si può essere con– trollom dì se stessi) vengano rappre– sentate tutte le categorie del lavora– tori della azienda non già con criterio corporativo (operai, impiegati, tecnici) ma funzionale (amministrazione, pro– duzione, vendita ecc.) quando non ad– dirittura in base ai reparti organici su cui è organizzata una grande azienda, nei suoi diversi· rami. (Per ogrii flllale che abbia reale indipendenza ammini– strativa dovra sorgere un, Consiglio di Controllo, , lrrad~!lnte da ·quello dell'a– zienda centrale). b) :E: opportuno lasciare una certa latitudine al numero dei componenti il Consiglio di controllo. La fissazione dovrà essere demandata ad una as– semblea costitue.nte di tutti i. lavora– tori dell'impresa che dovrà elaborare l'organizzazione in concreto del Consi– glio per ogni singola azienda, con gli adattamenti del caso. c) Per raggiungere una rappresentan– za veramente efficiente (cioè non po– litica, ma di competenza tecnica) può sembrare buon espediente quello della doppia elezione. Le maestranze cioè doVl·ebbero eleggere (J• elezione) un numero dì rappresentanti doppio cl' quello dei membri definttivi; con una seconda elezione, sempre da parte di tutte le maestranze, si opererebbe una selezione definitiva tra i candidati. d) Non sembra attuabile nè favore– vole una discriminazione tra gli elet– tori, a seconda sì tratti di impiegati, operai e tecnici, nè a seconda che, In quella data azienda, prevalga numeri– camente l'una o l'altra o la terza del– le categorie. Il cri terio da osservarsi è quello della fiducia e della competen– za, in base a settori funzionali della azienda. 2) I poteri del Consiglio di controllo devono essere quelli di vero controllo consultivo su tutti i problemi econo– mici, finanziari e sociali che concer– nono l' impresa nel suo complesso e pertanto su tutti gli elementi che ri– guardano l'andamento dell'azienda, la entità o il modo d'impiego di nuovi capitali, la trasformazioni tecniche, il · movimento delle materie prime, la ri– partizione ed accantonamento degli uti– li, l'indirizzo e la modalità delle lavo– razioni, le necessità commerciali. In particolare il controllo 'del Con– siglio di controllo dovrà vertire sulle seguenti esigenze:

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