Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

LO STATO MODERNO 303 i>rio per i reati di cui sopra, stabilendo in proposito la com– potenza dei Tribunali di guerra. Tali disposizioni non hanno tuttavia avuto pratica applicazione: se pure i Tribunali si sono qualche voita riuniti, lo hanno fatto per pronunciare sentenze ispirate a strana mitezza. E intanto gli atti crimi– nosi si moltiplicano e minacciano di assumere il carattere - ripetiamo - di aperta sfida ai poteri dello Stato. A tale stato di cose, consacrante un'anormalità civile e mo– rale che crea una non sostenibile situazione politica, è ne– cessario porre rimedio senza indugio. Alle deficienze, provo– cate dalla limitata disponibilità delle forme di polizia, si sup– plisca colla drastica energia delle misure . repressive penali. Si dia precisa e tassativa disposizione alle Corti marziali di applicare senza esitazione la pena capitale per i più gravi reati già ipotizzati, e si compia l'esecuzione pubblicamente, sul luogo stesso del delitto. Quando le basi stesse della so– cietà sono in pericolo, ogni debolezza è doppiamente colpe– vole, e nessuna considerazione moralistica o pseudo morali– stica può essere ammessa. « Exèat aula qui vult esse pius ». D'altronde, pochi atti di energia saranno sufficienti ad inti– midire gli elementi antisociali ed a far decrescere la loro de– cisione e la loro iattanza. Rimontando la sit:uazione psicolo– gica e dimostrando che il Governo sa accettare le sfide, grande ne sarà il beneficio psicologico: il Paese si rallegrerà nel sentire, per la prima volta, un polso fermo che non si la– scia piegare. Un oscuro inverno batte imperioso alle nostre porte. Per vincerlo, occorre affrontarlo senza paure d'alcun genere: e soprattutto, senza L'l paura di aver coraggio. V. ALBASINI SCROSATI IL PROBLEMAEUROPEO DELLE AUTONOMIE REGIONALI E' comune a tutti gli Stati dell'Europa continentale la necessità di creare una rete di liberi organismi amministra– tivi locali, che temperino la onnipotenza statale, difendano la libertà e la facciano vivere nel!' opera concreta dcli' auto– governo. In qualche nazione le libertà regionali esistevano già, co– me in Germania e in Austria; in altri erano agli inizi, come in Spagna. Dovunque l'ondata reazionaria che sommerse la Europa, le ha abbattute. La solidarietà, nella sconfitta, im– pone ora una solidarietà nella ripresa tra le varie libertà regionali. La lotta contro lo Stato accentratore, che fata!mente e facilmente diventa tirannico, è comune a tutti i paesi del– l'Europa continentale, ed i movimenti regionalistici non de– vono agire separati e slegati, ma devono coordinare la loro opera ed unire i loro sforzi. Però l'autonomismo tradirebbe se stesso se non tenesse conto delle varietà di necessità e di atteggiamenti che le autonomie devono assumere nei sin– goli paesi di Europa. C'è un gruppo di popoli, quelli di razza teutonica, in cui le autonomie hanno già una base popolare ed una tradizione di notevole forza. Si tratta di far prendere coscienza a questo sentimento di vita locale e di fargli assumere importanza politica. La repubblica au– striaca era già 'un modello di Stato federale amministrativo e nella stessa Germania le autonomie locali erano forti prima del nazismo. Esse devono costituire il punto di par– tenza per la ricostmzione del.!a vita politica di quei popoli, devo.no essere la base su cui si innesta la loro rieducazione democratica. Le autonomie, sentite soltanto come criteri di ordine e di buona amministrazione, debbono acquistare tutta l'importanza di principio originario dello Stato, devono es– sere potenziate da queJtlo spirito liberale, ciel quale sinora sono rimaste prive. Sembra che a Potsdam almeno su questo punto si sia visto giusto. Lo Stato germanico, il favoloso ed onnipossente Reich, per qualche tempo non risorgerà e la Germania sarà un aggregato di governi locali, tenuti insieme eia semplici dicasteri centrali amministrativi. Nel settore orienta'.e d'Europa le autonomie regionali as– sumono aspetti nazionali e si intrecciano con il problema della federazione dei vari popoli e della coesistenza della nazionalità. La organizzazione di una amministrazione loca– le coincide per lo ·più con il riconoscimento del:a autono– mia cu:tura!e, linguistica e politica ai singoli gruppi na– zionali. Qualcosa di simile, per quanto in ambiente politico ed et– nico assai diverso, avviene all'altro estremo d'Europa nella penisola iberica. In Spagna le distinzioni regionali hanno caratteri assai marcati tanto che il regionalismo è senz'altro federalismo. Il problema è complicato per l'interferenza di privilegi antichi e recenti, aboliti, ma non dimenticati, per le notevoli differenze di economia e di tendenze politiche da regione a regione. In Francia ed in Italia il problema è più semplice e più complesso ad un tempo che in Spagna. Più semplice perchè, salvo che nelle zone periferiche (Bre– tagna e Alsazia, Va~ d'Aosta e Alto Adige, ecc.) il problema regionale non interferisce con. quel:o etnico o linguistico. Più complesso, perchè, mancando esperienze recenti, si deve combattere una tradizione centralista che è identifi– cata ormai con il concetto stesso e con la pratica della de– mocrazia. Già nel 1860, Pietro Maestri sul Politecnico rilevava che in Italia i disegni di decentramento sarebbero finiti in vane parole, fiochè la Francia avesse continuato a seguire l'oppo– sta strada. Se vogliamo, a quasi un secolo di distanza, ac– corgerci finalmente di un monito tanto profondo quanto inascoltato, dovremo creare un movimento comune ai due paesi per il trionfo delle libertà regionali. Gioca qui anzitutto quella reciproca azione e reaz10ne lr.1 Italia e Francia in materia cli orientamenti generali. Fu il trionfo della democrazia in Francia a generare nel secolo scorso il movimento democratico in Italia, fu il trionfo del fascismo in Italia a minare, assai più di quanto i democratici francesi non credessero, le libere istituzioni in Francia. Uno Stato accentrato in uno dei due paesi, impe– dirà sempre con la forza del cattivo esempio, col peso di un potere onnipotente, il trionfo dell'analogo movimento nel paese vicino.

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