Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

302 LO STATO MODERNO ORDINE Fra i problemi cui s1 volge con maggiore inquietudine la attenzione popolare, quello dell'ordine pubblico è sempre in primo piano, giacchè non è stato risolto, nè accenna ad es– serlo. Ne derivano varie conseguenze, alcune di carattere strettamente politico, altre di carattere morale e sociale, ma tutte egualmente pericolose ed insidiose. E così, un naturale scadimento dell'autorità del Governo, che, nell'opinione del– l'uomo medio, merita rispetto ed obbedienza solo quando di– mostra di saper imporre colla forza il rispetto della legge: e la diminuita autorità stessa rende ancor più difficile ed ardua la quotidiana azione dei poteri pubblici, che per essere real– mente efficace richiede adesione incondizionata di animi e collaborazione di volontà. Così, un naturale incitamento al disordine morale ognor crescente, e che richiederebbe di es– sere prontamente contenuto. Il delitto pubblico, consumato senza l'intervento dell'immediata esemplare sanzione, evoca e scatena dagli abissi morali dell'individuo e della società le potenze demoniache in agguato, e, dall'intimo delle coscienze scosse ed affievolite, trae nuova triste potenza d'azione. D' al– tronde, gli anni che abbiamo vissuto e che continuano nel presente senza che sia possibile spezzare la continuità della vita, passeranno alla memoria dei venturi per la cupa ric– chezza del più singolare intreccio di antitetiche manifestazioni morali: abiezione di viltà e sfavillanti eroismi, ferocia senza nome e chiaroveggente generosità, cupidigia bestiale e purez– za senza macchia si sono mescolati e confusi nella grande lotta di liberazione, attraverso la rottura di ogni freno e di ogni diga morale e giuridica. Mai, come in questa aspra e tormentata vigilia, fu fatale per la stirpe di Adamo il richiamo sinistro dell'oro, e del giallo bagliore di questo si accese la porpora del sangue: e il tormento e il disordine morale con– tinuano oggi di là della lotta, nè si potrà elevare un argine contro di essi se prima il disordine pubblico non verrà fatto cessare. La restaurazione dell'ordine pubblico è una delle premesse necessarie alla restaurazione dell'ordine morale. Doveroso riconoscere - non lo si contesta - come dalla costituzione del Governo Farri l'ordine non sia stato in com– plesso se non sporadicamente turbato da manifestazioni po– litiche nello stretto senso della parola: la tregua dei partiti ha dato i suoi frutti, come ha dato indubbiamente i suoi frutti l'avversione del Paese - conseguenza della ribellione delle più sane forze morali - ai metodi di arbitrio e di violenza cari a tutti i regimi di autocrazia. Ed auguriamoci che non rechi serio turbamento la ormai imminente apertura della campagna elettorale e della competizione politica, se vor– remo che siano rispettate la suprema libertà di riflessione e di scelta del Paese, ed il sincero riflesso numerico nella rap– presentanza nazionale della reale efficienza delle parti poli– tiche: in una parola, l'autorità dell' eleggenda Assemblea e degli istituti che dovranno presidiare e garantire la nuova vita nazionale. Ma se, sotto codesto ristretto punto di vista, una cauta sod disfazione può essere concessa, questa apparirebbe fuor d; luogo se la nostra attenzione si volge all'ordine pubblico in senso lato, come garanzia dei beni e delle persone da qual– siasi attentato. Sotto questo riguardo la situazione, in molte regioni, non ha subito miglioramento alcuno, e l'illegalità e l'arbitrio regnano ancora, raramente disturbati, traducendosi talora in manifestazioni sanguinose di cattivo presagio. Ab– biamo in proposito dati tristemente significativi, riferentisi a vaste zone agricole che solo con evidente esagerazione po– trebbero dirsi, malgrado talune tradizioni, abitate da popo– lazioni « tumultui adsueta, imrrtitis et intractabilis »: qui la violenza spinta sino alle sue estreme, fatali conseguenze sem- PUBBLICO bra continuare ad essere l'arma preferita nella lotta di classe, non rammentandosi forse come proprio in quelle zone quale spietata reazione (dalle reazioni sarebbe ingenuo attendersi pietà e senso di misura) allo stesso spirito d'imposizione sia sorta l'agraria riscossa dello squadrismo, ed ottusamente di– sconoscendosi come possa domani scattare alla controffensiva un nuovo movimento, pronto a sagacemente sfruttare a fini torvamente reazionari l'istintiva rivolta delle coscienze all'al– trui aborrita prepotenza. In tutta Italia, del resto, gli attentati alle .proprietà ed alle persone si susseguono con ritmo che non accenna punto a decrescere, provocando uno stato di pubblica inquietudine che, perdurando, non potrà non provocare serie ripercus– sioni politiche. Larga parte degli elementi criminali è com– posta da elementi fascisti sbandati, e le loro imprese delit– tuose vengono ad assumere, per colmo di misura, un chiaro significato politico di sfida ai poteri pubblici: la sconfitta au– tocrazia sembra voler prendere la rivincita attraverso una campagna di banditismo, che va al più presto stroncata. Ma perchè ciò si renda possibile è necessario mutar si– stema. E' risaputo come gli organi preposti alla sicurezza pubblica non dispongano se non di forze di polizia affatto insufficienti ad una efficiente tutela dell'ordine, sia sotto il punto di vista numerico che sotto quello dell'armamento, e sotto codesto aspetto occorrerà attendere l'istruzione e l'in– quadramento di nuove forze. A tale proposito può cadere opportuna la questione, se non sia preferibile, piuttosto che ricorrere ad un semplice accrescimento numerico dei corpi dei carabinieri e degli agenti (i quali non godono se non scar sa simpatia e minor prestigio presso le popolazioni che, a tor– to od a ragione, non sanno dimenticare di averli conosciuti per troppo tempo al servizio del regime autocratico) prov– vedere alla creazione di un nuovo corpo collo specifico ed esclusivo compito della tutela dell'ordine pubblico: a presi– dio dei nuovi istituti dello Stato nuove forze, libere da vin– coli e da compromessi col passato. Comunque sia, è evidente come, di fronte alle clamorose manifestazioni di criminalità cui assistiamo, appaia politica pericolosa il limitarsi ad un richiamo alla scarsezza di forze disponisibili, insufficienti alle necessarie repressioni. E' qui in gioco un problema squisitamente politico, che, in determi– nati momenti, potrebbe diventare fatale. Il Governo, anche colle sole forze di cui dispone attualmente, deve e può fare di più: deve e può schiacciare le manifestazioni criminose ed affermare definitivamente la forza e l'autorità della legge di fronte ad una opinione popolare che va ormai chiedendosi se democrazia e debolezza debbano proprio, agli effetti pratici, identificarsi. Ne è certo difficile vedere come si possa fare di più: agendo in modo da seriamente scoraggiare gli elementi cri– minosi dal rinnovare le loro tristi imprese. In realtà, il rischio che costoro sanno di correre è relativamente leggero: pochi o molti anni di reclusione non incutono timore a nessuno, giacchè dalle carceri diroccate si può evadere con soddisfa· cente facilità. Solo lo spettro della pena capitale, inflitta ra– pidamente da Corti marziali entro poche ore dalla consuma– zione del delitto, rispetto a tutti i reati di furto nelle ore notturne, di sequestro cli persone, di rapina coll'aggravante prevista dal secondo comma dell'art. 628 codice penale può costituire una remora psicologica sufficiente ad indebolire i propositi criminosi, attualmente stimolati dalla fiacchezza cui indulge la pubblica autorità. In realtà, lo stesso Ministero Bonomi, che pure aveva ritenuto, dopo la liberazione di Ro– ma di dover cancellare dal nostro sistema penale la san– zione della morte, si era visto costretto a ripristinarla pro-

RkJQdWJsaXNoZXIy