Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

318 LO STATO MODERNO RASSEGNA DELLA STAMPA Una distinzione necessaria. (Realtà Politica, 1°novembre 1945) Assai opportune le osservazioni di A<:hihle Battag1ia alle critiche degli uni– nominalisti al progetto elettorale per la Costituervte, critiche mosse senza tener conto deHe diversità di scopi esi- ,ente fra un'assemblea legislativa nor– male e l'assemblea costituente che do– wà darci la nuova carta costituzionale: Una delle censure mosse al recente progetto di decreto legislativo per le elezioni detta Costituente, riguarda il sistema elettorale prescelto. Perchè si è voluto ancora • la moporzionale •, quando i parbamenti ed i governi del 1919 e del 1921, eletti con quesito siste– ma, hanno dato cosi cattiva prova? Perchè qui non si fratta di eleggere parlamenti che assicurino vita a go– vernii: si tratta di eleggere la Costi– tuente! Si vuole anche concedere che un par– lamento eletto col sistema de! co!!egio uninominale possa assicurare una mag– giore stabilità di governo (e questo non sempre è vero, e può essere raggiunto in mille altri modi): ma ciò dipenderà dal fattoehe i colleghi uninominali, asse– gnando vistosi premi ai partiti più forti, favoriscono i governi di partito e non rendono necessari quelli di coalizione. Ciò è accaduto con straordinaria evi– denza nelte ultime elezioni inglesi. I! Partito Laburista, con quasi 12 milioni di voti, ha ottenuto 390 deputati; il Partito Conservatore, eon quasi 10 mi– lioni di voti, ha ottenuto 195 deputati; il Partito Liberale con quasi due mi– lioni e mezzo di voti ha conquistato sohtanto 11 seggi. Se queste ~tesse cifre fossero state scrutinate con un sistema di rappresentanza proporzionale, i labu– ·risti avrebbero avuto circa 292 seggi; i consBTvatori 242 seggi; i liberali 62 seggi. E' evidente che, in tal caso, non si sarebbe potuto formare un governo laburista, e sarebbe stato necessario ricOTTere ad un governo di coa.lizione: tra conservatori e liberali; tra laburisti e indipendenti; tra liberali, conservatori e indipendenti, ecc. ecc.; governi di coa– lizione che, come ognuno sa, sono assai meno stabili dei governi di partito. U a libro di eccezionale intere5'e! llPRODUMn Dli COI MlDI DI GIULIANO PJ SCHEL «Biblioteca dello STATO MODERNO> GENTILE EDITORE Se, dunque, si vuol conseguire il ri– sultato di una maggiore stabiUtà di go– verno, il eo!legio uninominaile può anche giovare, a scapito di una più equa rap– presentanza delle forze poli~iche e della volontà del paese. Ma trattandosi di eleggere la Costituente, è chiaro che non si debbano fare sacrifici di questo genere. Qui si trat-ta di creare il nuovo patto nazionale, che dovrà essere ac– cettato da tutti i cittadini: la nuova casa entro cui tutti debbono vivere e lavo– rare! E proprio per questo bisognerà evitare che il nuovo patto, la nuova costituzione, vengano dettate dal par- tito più forte! • E quanto più numerose saranno le coalizioni occorrenU a deliberare, quan– to più larghi i compromessi, quanto più intense le mediazioni, tanto più ce-rta sarà la rispondenza dei deliberaU alla volontà del paese, e la loro facile ac– cettazione. Ciò è ormai così evidente che nes– suna costituente è stata eletta col siste– ma dei collegi uninominali. Si è sempre tentato, invece, - in Francia (1848, 1871, 1945), in Germania (1918), in Ispa– gna (1931), in Jugoslavia (1920), in Po– lonia (1918), in Austria (1918) - di assi– curare alle minoranze una rappresen– tanza larga e proporzionata fino ai liimiti del possibile. Quando, dunque, i nostri uninomina– listi combattono la 1)1'oporzionale con gli argomenti del 1919 o del 1924, mo– strano di non avere chiare idee in pro– posito: confondono ciò che può essere utile alla vita di un parlamento ed alla stabilità di un governo con ciò che è necessario a_lla Costitt1ente. Monito ai liberali (l'Unità, 13 novembre 1945) Già altre volte abbiamo espresso il nostro consenso a To~liatti per il rea– lismo cui erano improntate alcune sue dichiarazioni in materia di politica eco– nomica e cli politica interna; però mai come ora ci sentiamo di sottoscrivere a quanto egli scrive neB'edHoriale « Ba– sta <:on tle crisi • ia proposito della mi– nacciata seeessione dail minristero dai 1ibera1i che potrebbe pregiudicai-e an– che il mantenimento d-ell'impegno de'l ~overno Parri d'mdicr-e le elezioni per la Oostituente per il prossimo aprile. Vi sono fatti nuovi i quaiU consiglino di sconfessare tutti insieme o unilate– ralmente rompere questo impegno so– lenne? A noi pare di no. Non si può accusare questo governo, infatti, di avere fatto opera settaria. Se un ministro liberale ha dovuto, una volta, far registlrare una sua risen,a, nwlte volte hanno dovuto far registrare le loro riserve aU'una o all'altra misura legislativa i ministri socialisti, o comu– nisti, o del Partito d'azione. Pretendere che oggi possa esistere nel nostro Paese un governo del tutto omogeneo, nel quale a nessuno dei ministri mai oc– corra manifes.tare un dissenso, è me– tendere l'impossibile. Oggi, infatti, vi è bisogno deUa stretta collaborazione, non tanto dei diversi partiti, quanto dei diversi gruppi sociali. Ciò h.a come conseguenza inevitabile di frenare al– quanto lo slancio degli uni e degli al– tri; ciò rallenta alquanw i! ritmo del– l'attività governativa. Ma chi non vede che questi inconvenienti sono molto meno gravi della situazione che si cree– rebbe quando avessimo un governo di combattimento de-gli uni con·tro gli altri (a parte che una cosa simile forse non ci sar-ebbe nemmeno permessa)? I « crisaiuoli •, però, dicono di non voler questo; dicono di volere solo mo– dificare questa o quell'altra cosa, que– sto o quell'altro elemento della com– pagine governativa. Santa ingenuità. Tutti sanno come vanno queste cose. Si comincia con poco. Poi, inevitabil– mente, si riaprono tutte le questioni che già vennero discusse la prima, la seconda e la terza volta; si trascinano le discussioni per alcune settimane e alla fine, stanco il Paese de! gioco di cui poco comprende, e stanchi tutti del– la sua vanità, si accetta una soluzione qualsivoglia, che riporta tutto a una si– tuazione non molto dissimile da quella del punto di partenza. VaLe proprio la pena, nel momento presente, di fare ancora una volta que– sto esperimento? A noi, since,oamente, pare di no. Più seno sembra l'argo– mento del dissidio che e-siste,oebbe tra il paese cosiddetto « reale » e il paese cosiddetto « legale », cioè tra gli orien– tamenti dell'opinione pubbUca e quetlo dell'organo governativo. Ma l'a,rgomen– to è serio solo in apparenza. Quale è il paese •reale•· Per conto nostro, riteniamo sia molto più vicino alla posizione antifascista e democra– tica che difendiamo noi, che a quella difesa da altri partiti. Ogni partito ha però, in astratto, ti diritto di pensare lo stesso e di respingere la contraria deduzione del partito rivale. Chi deci– derà fra i contendenti? Deciderà il Paese, cioè decideranno e non possono decidere altro che Le elezioni. Siamo tornati, dunque, al _punto di partenza, cioè all'impegno di rimanere sulla base attuale fino alla Costituente. SERAFICUS

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