Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

LO STATO MODERNO 293 LETTERE ALLO STATO MODERNO Risposta senza risposta Soltanto ieri mi sono stati segnalati i due articoli • Il significato di una mo– zione• e « Gli operai e il P. d'A. », ap– paTsi nell'ul1Jimo numero della vostra riv-ista e f,irmati rispettivamente A. Za– notti e Vittor. Li ho letti con grande attenzione non solo per il particolaTe interesse dell'argomento che mi chiia– ma in causa come uno dei firmatari defila mozione maggioritaria, ma anche nella speranza di trova,rvJ il primo av– vfo ad una discussione ulteriormente chiarifricatrice trn le due tendenze ma– nifestatesi in seno al primo congresso milanese del partito: discussione a1la quale avrei preso parte volontie11i an– che per costr,ingermi ad uscire dalla illetterata fatica del mio lavoro. E credo che un simile avvio sarebbe stato a t'lltti gradito, in vista dei prossimi congressi provinoiaJ.i, regionali c na21ionale ai quahl sa•rebbe stato utile arrivare dopo aver disteso e ridotto al mdnimo le in– comprensioni, gli equivoci di cui ancora è oscurata l'atmosfera del nostro par– tito e che l'assemblea milanese è riusci– ta solo in parte ad eliminare. Un tale a,tteggiamento sarebbe stato desiderabi– le da parte di un compagno autorevole e responsabile come Vittor, al quale ho sempre rdconosciuto la coerenza politica in seno al partito; e sarebbe stato in– vece doveroso da parte di Zanotti, non solo perché bisogna saper perdere, ma anche perché non é lecito gridare allo scandalo contro coloro con. cui 48 ore pr,ima si eTa disposti ad andare d'ac- cordo. , La lettura dei due articolò ha invece deluso le mie speranze di iniziare una IL CONTEMPORANEO Somm1ario del numaro V. (ottobre 1945). G. Cavicchioli: L'apprendista. F. Pinelli: La porpora e il grigio: Il lanzo Malaparte fa l'inchino - Car– ducciana - Onomastica della na– zione estetica. F. Tartaglia: Accuse a questi italiani. J. Struther: Da • Mrs Miniver ». S. Jessenin: Paese mio (poesia). A. Huxley: Comunismo e fascismo - Controversie individuali e nazio– nali. A. Pusckin: « Dei doveri degli uomi- ni• di Silvio Pellico. u. g.: Il senso deUa minoranza. V. Korolenko: L'insurrezione polacca. Lenz: Note letterarie: Il Catullo di Quasimodo - Un romanzo di Pra– tolini. u. g.: Commenti: Il fa'limento di Lon– dra - Popolo sovrano. L. Sturzo: La libertà in Italia. cordiiale discussione: lasciandomi inve– ce intatta la fatica di una rJ.sposta sia pure negativa. Perchè infatti, gli amici non m'invitano alla discussione, bensì alla polemica che è l'aspetto dete11iore della prima e aspetto « tradizionale• di un modo di lotta politica che abbia– mo tutte le rag-ioni di voler sorpassato. Come è possibile discutere o rispondere ad un contraddittorio che ti mette di fronte al fatto compiuto di frasi di que– sto genere: « micr-acoLismo e misticismo verbale•, « cozzano contro il più ele– mentare buonsenso», « apriorismo c dog,matismo sociale », « giiostra ideolo– gica di natura deier·iore », « viete for– mulette catechistiche», « a,rmeggio ver– bale», « fomule vacue e... pose gladia– torie», avveniristi (!) •• « vociferanti a vuoto» o altre, che l'avvocato Zanotti dovrebbe sapere addirittura ùncrimi– nabilà quali « proposizioni contrarie a quella chiarezza intellettuale, che é compagna inseparabile dello scrupolo morale: e come si può rispondere a Vit– ior che, dopo essersJ compiaciuto di fi– gurarci con « le gote paurosamente gon– fie» - (non si discute con i giornalj umoristici) - parla di « offensivo in– fantilismo», di « degradazione del P. d'A. a sebta ereticale del gruppo so– cial-comunista »? Cari amici, vi invito a considera!l"e la differenza fra discussione e polemi– ca: la prima è difficile e richiede ar– gomenti sodi, sforzo di comprensione, lotta contro le pigrizie del proprio sen– timento e della propria ragione, cioè contro le aoredin i e gli orecchia ti ger– ghi scolastici; la seconda è invece fa– cile e sterile come il vento gelido che alimenta gli incendi. E v'invito in par– ticolare ad abbandonare la polemica almeno nella vita interna del nostro partito. La polemica fatta con lo stile dei vo– stri articoli è come le aggressioni na– zionalistiche; si illude di essere forte e di avere superato le difese della De– mocrazia solo perchè ha saputo spara– re per prima, naturalmente dopo essersi creato l'alibi di una minaccia alle pro– prie frontiere. Ecco lo • stile polemico»: nella forma, nelle frasi caustiche, lapi– darie, allusive, sentenziose (con gli im– mancabili motti della sapienza latina e francese): nella sostanza, affermazioni apodittiche, classificazioni arbitrarie, definnzioni che contengono già in sè la loro stessa negazione; insomma una elu– sione, animosa e compiaciuta, delle se– vere regole della logica e della critica costruttiva. Sarebbe troppo facile satireggiare sul– la • concretezza » della defini21ione che piace a voi e a Carli « della libertà intesa (!) come mezzo e come fine»; o di definizioni quaLi: « smobiOitare tutte le sovrastrutture che, non corrisponden- do a concrete esigenze e possibilità, in– ceppano il processo produttivo •; dove tutto 1'imane evidentemente ancora da definire. Io prendo invece sul serio la vostra azione politica che non con– divùdo, ma sono pronto a discutere. Sa– rebbe facile scherzare sul termine « borghesi » usato da Vittor solo quan– do gili serve a fare dell'ironia sugli av– versari. Ma voi capite che con questo sistema risponderei con aggressione al- 1 'aggressione, e mi è invece caro il te– soro della libertà dello spirito. Rimeditate quell'analogia: e vi accor– gerete spero, che discutere é segno di forza reale e di fede: la polemica e la satira invece, sono troppo sovente se– gno di scetticismo e di decadenza. Se cosi avverrà - ma allora niente caustica noterella a piè di pagina - sarò ben lieto di risponderv,i davvero. ARTURO CANEITA L'amico Conetta h.a cominciato a sba– gliare da! titolo. La risposta c'è, ed ec– cola qua: La sua irritazione è in parte legittima, e in parte ingiusta. Legitti– ma se la considerazione si dovesse li– mitare agli articoli di Zanotti e di Vit– tor pubblicati nell'ultimo numero di questa rivista; ingiusta so! che si pensi eh.e essi non rappresentano che gli atti finali di una larga, ampia, serena di– scussione svolta da questa rivista sin dalle sue oriaini. Molti; se non tutti, gli aspetti della politica generale ita– liana e della posizione del partito d'a– zione sono stati esaminati e dibattuti da aueste colonne. e p!i articoli incri– minati h.anno rappresentato soltanto una ormai doverosa reazione a un certo senso di ottusità e d'opacità contro il quale è r:,ran tempo di rear:,ire. Non erano dunque le buone occasioni eh.e mancavano all'amico CaneOta ed ai suoi compaani per intervenire, e op– porre arpomento ad arpomento, e non è colpa nostra se h.a aspettato, soltanto la iniezione di adrenalina per farsi vivo in un modo eh.e, se è dispiaciuto a lui, h.a deluso anche noi ne!la. spemnza di vedere finalment,e chiarita una posi– zione che ancora chiara non è. Comun– que la fine della lettera è promettente; ed allora ci si dia atto che la polemica caustica a qualcosa è servita: a sni– dare i nostri amici dai loro rifugi e a portarli almeno alla promessa di pub– blici interventi che, se ci è lecito un desiderio, vorremmo sui problemi poli– tici concreti e non sulle definizioni ideologiche. I primi ci uniranno e le seconde possono dividerci. E l'essenziale è risolvere i problemi e restare uniti: anzi restare uniti per risolvere i pro– blemi. Solo così, credete amici, servi– remo il paese in questa sciagurata ora della sua storia. VIITOR

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