Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

256 LO STATO MODERNO atto ad individuare gli attuali possessori delle banconote, an– che per far saltar fuori i nomi dei nuovi contribuenti. Ma si può obiettare e con fondatezza: il cambio nominativo della moneta impone una attrezzatura tecnica che oggi è assai dif– ficile allestire. Difatti il cambio, annunciato per l'ottobre, è stato rimandato a primavera, proprio per tali difficoltà, chè le nuove banconote, mi si assicura, sono ormai quasi pronte. Difficoltà relative, fra l'altro, alla distribuzione capillare dei biglietti nei più remoti villaggi italiani. Riconosco che gli ostacoli non sono da trascurare, specialmente con una situa– zione di ordine pubblico che lascia, per non dir altro, piut– tosto a desiderare. Ma mi pare chiaro che l'imprescindibile uecessità di censire gli attuali contribuenti deve far superare queste ed altre difficoltà, specialmente adesso che c'è del tempo davanti per organizzare bene l'operazione. Starei per dire che il censimento dei contribuenti, a mio parere, è ope– razione principale rispetto a quella strettamente di cassa di e scremare , una trentina di miliardi appena bastanti per le spese del cambio. La macchina tributaria italiana è oggi sconquassata. Occorre ricostruirla. Non è qui il luogo e il momento di spiegare come: è un discorso che porterebbe lon– tani. Soltanto voglio dire che il piedestallo su cui si basa o, meglio, si baserà tale macchina deve essere allargato e raf– forzato. Molti di più dovranno pagare: e specialmente i nuovi contribuenti. Ripiglio il discorso lasciato poco più su. E' chiaro, dunque, che il cambio della moneta, nell'attuale situazione finanziaria italiana, deve per forza avere precipuo scopo fiscale: e di conseguenza deve essere nominativo. Come attuarlo? Ecco alcune indicazioni. A mio avviso il cambio dovrebbe essere effettuato soltanto a quei detentori di banconote che dimo– strino la loro identità ed il loro domicilio fiscale, onde evitare la possibilità di cambi sotto nomi diversi; ed allo scopo al– tresì di convogliare tutte le operazioni di cambio effettuate in luoghi diversi sotto lo stesso nome verso un unico ufficio fiscale. Si potrebbe approfittare dell'occasione, specie in vista dell'imposta straordinaria sul patrimonio, annunciata recen– temente da Scoccimarro, per firi"almente gettare le basi dello schedario generale dei contribuenti, che terrà in evidenza, si capisce bene, anche tutti gli altri cespiti patrimoniali. Co- . munque, con il cambio nominativo deve restare traccia del quantitativo di moneta cambiata da ciascun contribuente, indice prezioso della sua effettiva capacità contributiva. E' ovvio che l'imposta straordinaria sul patrimonio potrà colpire sia con carattere reale che con carattere personale. Per quanto riguarda la moneta le modalità potrebbero essere queste: assoggettare subito· tutta J.a moneta cambiata ad una decurtazione fissa, qualunque sia l'entità della somma pre– sentata al cambio. Eventualmente si potrebbe trattenere una certa quota, da accreditare su un conto bloccato, per fare fronte a passati e futuri impegni fiscali. In un tempo succes– sivo, restando traccia, come si è detto, della somma cambiata, si potranno applicare ulteriori decurtazioni con aliquote pro– gressive tenendo conto, eventualmente, oltre che della mo– neta già cambiata, anche delle altre poste del patrimonio imponibile. Mi rendo ben conto che una operazione di questa natura e mole non è di così facile attuazione come taluni, non tec– nici, ritengono. C'è da studiare una infinità di particolari pra– tici di applicazione sia per rendere agevole l'operazione, sia per impedire provvisorie mimetizzazioni dei patrimoni mo– netari. Ad esempio: sarà d'uopo studiare la questione dei de– positi in banca; dei rapporti tra privati di debito e credito; e cosi via. Così pure sarà d'uopo studiare moduli semplici, ma nel tempo stesso completi, per le denunce e predisporre una ret. di apertelli anche nelle località più modeste. Problcil oomplenl, MJIZ& dubbio, ma non illfflubi!J, 11a&w più che c'è tempo a disposizione. E che devono perciò essere risolti in quanto il cambio della moneta, operazione tutt'altro che facilmente ripetibile, è occasione unica per fotografare l'attuale distribuzione dei patrimoni privati liquidi, distribu– zione profondamente diversa da quella prebellica. Di questa occasione bisogna assolutamente approfittare se si vuole, come tutti vogliono, rimettere in sesto una efficiente m\c– china tributaria. Premessa fondamentale per rimettere poi in sesto tutta l'economia del nostro Paeie. LIBERO LEN'l1 Gli Operaied il P. d'A. Fra tante sciocchezze dure a morire c'è anche quella che il partito d'Azione, per introdursi in mezzo alla massa ope– raia - il che tutti riconoscono necessario se si vuol costruire un partito nuovo fuor d'ogni schema materialistico o socio• logico - non abbia altro da fare che gonfiare paurosaments le gote, attento alle parole pronunciate dai social-comunisti per pronunciarne subito di più allettanti, e se i comunisti chiedono - verbigrazia - combustibile per tutti quando non ce n'è per nessuno, il partito d'azione dovrebbe essere pronto a chiedere radio e villa in campagna per tutti. Ora, a parte la scuigurata futilità di un tal nwdo di ·ragio– nare, sta in fatto che il partito d'azione ha qualche proba– bilità di avvicinarsi al m_ondooperaio solo con un linguaggio nuovo, limpido, fuori d'ogni offensivo infantil.ismo. Ecco, a riprova, le parole pronunciate da un autentico operaio, Carli, reduce da Mauthausen, al prinw congresso mil.a– nese del partito d'azione: .: Non sono un oratore: sono u11 semplice operaio di uno stabilimento milanese. Ho aderito, anni fa, con entusiasnw al partito a azione, proprio perchè ricordavo l'inconcludente de,nagogia dei cosidetti partiti di massa nel periodo prefascista, e la vedo infatti, ripetersi esat– tamente oggi. Un'aperta volontà progressista unita ad un pro– fondo senso di realtà ed a un bisogno di concretezza: ciò che gli operai intelligenti ricercano non solo oggi, con dispera– zione, noi operai l'abbianw trovata nel partito d'azione. « Ma ci tengo a dichiarare, che nello stesso nostro partito, non sempre l' abbianw sentita in quell-i che per un voluto (tanto inutile quanto dannoso) mimetisnw dei social-comuni– sti, si spolnwnano in astratte dichiarazioni progressiste, che per noi suonano ancor più inconcludenti, di quelle usate dai partiti di estrema sinistra. Non per questo abbuinw aderito al partito d'azione. « Lo spirito della mozione che ci ha presentato il campa· gno Zanotti mi ha dato queste garanzie di onestà, di serietà e di concretezza: ci tengo a raccomandarla, specie ai com– pagni operai >. Che poi i buoni borghesi del partito abbiano strizzato l'oc– chio a questa severa dichiarazione politica e abbiano votato ancora una mozione che degrada il partito d'azione a setta ereticale del gruppo social-comunista, dimostra solo che la via della verità è aspra e difficile, che le illusioni sono tanto più tenaci quanto furono facili, e che il marxismo è vera– mente rovesciato se oggi gli operai chiedono cose e i borghsli rispondono formuù. Naturalment. ~ di 1inidra >. VITTOII

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