Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

288 LO STATO MOD•ftNO OPINIONI La guerra è per domani ? San Francisco, Potsdam, Londra per non parlar di altro son tappe della pace? Può servir di commento a ciò ch'è stato, di filo conduttore per il prossimo futuro, un lungo articolo di John Fisher, direttore della celebre ri– vista americana « Harper's Magazine • di agosto (1). L'articolista non poteva prevedere la conclusione rapida della guerra contro il Giappone, nè quello che ormai si chiama il « fallimento di Londra•· Certo il futuro è irto di dif– ficoltà e di pericoli palesi e nascosti. A S. Francisco si è costituita un'arena in cui forse ci si potrà battere per arri– vare a dei compromessi, ma la pace ci sarà se Stati Uniti e Russia, potenziati all'assurdo, la vorranno. Per intanto una cosa è certa; esse non credono alle organizzazioni di pace, e stanno crean– do due sistemi d'influenza. Le loro re– lazioni son tese e potranno anche peg– giorare, ma dovranno pur aggiustar le rispettive some lungo il faticoso cam– mino. Le nazioni minori alla fine do– vranno adattarsi a ceder un po' della loro indipendenza e rimettersi per di– rimere le loro questioni alle decisioni dei due • Grandi » che stanchi ed esau– sti non avranno voglia di guerreggiare. Magra consolazione per chi credeva che anche questa fosse l'ultima guerra. I due sistemi d'influenza son già chiari: per gli Stati Uniti tutto l'emi– sfero occidentale guardato ad ovest da un semicerchio di isole, dalla Nuova Zelanda attraverso le Filippine, For– mosa, Okinawa, alle Aleutine, e dietro ad esse il polverio delle isole del Pa– cifico, ad est un altro semicerchio che dalla baja della Ascensione per Cuba, le Bermude, Terranova, Groenlandia, Islanda, arriva all'Inghilterra. Qua e là basi navali, aeree, punti d'appoggio. Controllo strategico si dice, ma certo fino a che necessità insorgenti non lo faranno politico, ed intanto i posses– sori di quei vasti semicerchi dovranno accettar tutto. Anche l'Inghilterra? Gli Stati Uniti dovranno accordarsi con questo scomodo satellite che per due volte hanno tratto a salvamento per– chè esso è avamposto vitale per la loro sicurezza, ed è scomodo perchè ha le sue esigenze politiche imprescindibili ed influenze sue proprie « che prende veramente sul serio ed infatti cerca d.i– speratamente di allargarle•· Il Medi– terraneo è mare nel quale essa non può sopportar interferenze e la storia pas– sata l'ha dimostrato e la recente in Grecia ed a Trieste. Nel Mediterraneo la restaurazione monarchica desiderata in Grecia ed in Italia, nel Mar Rosso l'am.icizia di Hallè Selassié, di re :ra- (I) 044• ,aplnot a war wlt.h a.- •. ruk, di Ibu Sand son mosse del suo gioco. L'amicizia delle nazioni occiden– tali dalla Scandinavia al Portogallo lo sono pure. Questo sotto-sistema satel– lite può urtarsi però col maggiore av– versario. La Russia mira, come da tem– po, ad uno sbocco nel Golfo persico, affaccia ora pretese in Tripolitania, nel Mar Rosso, ed a mezzo della Jugosla– via su Trieste, forse su Salonicco. Mos– se poco amichevoli e che potrebbero anche crear l'obbligo per ili Stati Uniti di sistemar armata mano le ragioni In– glesi. Da tutto ciò nasce la necessità per gli Stati Uniti di definire esatta– mente i limiti dell'orbita di influenza inglese che son disposti a difendere. La Francia satellite minore che « trova difficile di abituarsi all'idea che non è più una grande potenza • e soffre di • menopausa imperiale » dovrà esser trattenuta per modo che non compia colpi di testa! D'altro canto si vede chiaro il modo di coagularsi del sistema russo: una catena di stati cuscinetto dalla Finlan– dia per il Mar Nero ed il Caspio senza soluzione di continuità fino al Golfo Persico; in Estremo Oriente nelle pro– vincie nord-occidentali e settentrionali della Cina, ed in Mongolia governi lo– cali comunisti, la Manciuria e la Co– rea son già occupate. Cosi quindi si chiuderebbe il cerchio di sicurezza. Un'osservazione fa il Fisher a questo punto che mi par dubbiosa, quella che la Russia non si interessi alla struttura economica interna degli sta ti vassalli. Queste due orbite dovrebbero tacita– mente o formalmente riconoscersele a vicenda i due colossi, padroni del mon– do. Tuttavia le cose non andranno li– sce: ci sono punti di attrito. In Polo– nia gli anglo-americani non hanno sen– za proteste ingoiato la pillola di un troppo stretto patronato dei Soviet! su di essa. Trieste e Salonicco e l'Iran per le ragioni già dette ne costituiscono altri; la Manciuria e la Corea gli Stati Uniti vorranno siano indipendenti con porte aperte al commercio di tutti, in Germania infine v'è una frontiera mi– litare assai artificiale. Per Trieste e Sa– lonicco la Russia cederà quasi certa– mente e gli Jugoslavi si contenteranno Ji punti franchi nei due porti e di F,ume; nell'Iran avrà lo sbocco al ma– re e gli anglo-americani si appaghe– ranno di aver la preminenza negli in– teressi petroliferi e di una promessa da parte russa di non immischiarsi nella politica indiana. Il punto dolente resta sempre la Germania dove non si in– travvede una politica anglo-americana. Una Germania bolscevizzata e !usa con la Russia sarebbe una minaccia assai grave per la pace. P'oree I Rusal eh• !in qui 110n 1tati tanto realisti eaplru. nn che a luneo andare nella tusioH la preminenza potrebbe andare all'ele– mento toeutonico. Ma riconosceranno cosi agendu I propri complessi di infe– riorità? Comunque una politica riguar– dante la Gen11ania non la si Intravve– de; bisogna che anglo-americani e russi vengano ad un accordo su « una • poli. tica, anche lungi da esser perfetta e cerchino seri11.mente ed in buona tede di realizzarla. Se ciò non si farà, tutti i patti confez1ùnatl a S. Francisco od altrove non potranno garantire una pa– ce durevole. D<1questo affanno per la formazione delle due orbite • verrà fuori un mondu organizzato su basi mai viste in passatu •· Questo mondo avrà forse I seguenti caratteri: 1) Diviso tra due invece che cinque o sei potenze fosse sarà più stabile il sue, equilibrio; matematicamente cl saran– no minori probabilità di conflitti tra due che tra sei unità. 2) Data la complessità dei due si– stoemi ci saranno minori possibilità di colpire a vicenda i centri vitali, quindi minori tendenze a tentare una guerra non decisiva. E qui bisognerà far delle riserve visto che per una tecnica In vertiginoso progresso questo non può costituire una seria difficoltà. 3) Le due potenze non sono di qua– lità omogenee; navali gli Stati Uniti e con natalità decrescente, stTapotente In terra la Russia e con natalità crescente, potrebbero male scontrarsi, sarebbe co– me se un elefante volesse combattere una balena. Ma il terzo elemento, quel– lo aereo? 4) In Russia il ricordo delle soffe– renze della guerra, inoltre la necessità di guarir le ferite prodotte dalla rivo– luzione non ancor chiuse, negli Stati Uniti il pacifismo tradizionale, le dif– ficoltà di riassestamento, la minaccia di esaurimento di materie prime (mine– rali di ferro ad alto tenore, bauxite, rame, petrolio) consiglieranno la pace. 5) La inesistenza di vere e proprie zone strategiche di attrito. 6) L'insorgere della necessità per le due superpotenze di trattare i satel– liti parternalisticamente senza ricor– rere ad organismi di sicurezza, come è successo in Siria, dove « L'Inghilterra (con l'appoggio degli Stati Uniti) ordi– nò seccamente alla Francia di smette– re di dar calci ai bimbi di là intorno•· Gli Stati Uniti, potenza navale, eserci– teranno il loro controllo a distanza; per esempio da Pearl Harbour possono te– ner d'occhio un enorme raggio; a di– stanza la pressione agirà « leggermen– te, in modo Intermittente, quasi Im– percettibile•• La Russia eserciterà in• vece un'influenza più molesta, p~an• te, perchà dovrà tenen grosse arma• te vicino alle z:one di pericolo. Gli Sta– ti Uni1.1 avranno quindi il vantaal•

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