Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

LO STATO MODERNO PROBLEMI DELLASCUOLA Umberto Segre ha molto opportunamente trattato dei problemi della scuola secondaria ponendo in rilievo l' im– portanza fondamentale di essi per la liberazione dell'Italia dalla crisi generale del costume. Convengo pienamente con lui nel riconoscere che la riforma Gentile aveva dei meriti che non si devono nè di– menticare nè abbandonare e che il suo fine era di elevare il tono della cultura secondaria italiana sollevandola dalle umilianti condizioni in cui già si trovava e che il primo dopoguerra aggravò. Sono anche d'accordo nel ritenere che debbano conservarsi sia l'esame di stato che il criterio di maturità nei riguardi della prosecuzione degli studi nelle università. Senza dubbio, ad onta del male che se ne è detto , l'esame di stato è un mezzo assai serio per sanzio– nare e controllare la preparazione dei candidati e l'opera degli insegnanti. Sono pure del parere che l'istituto della parificazione, - del quale si è per lo meno abusato conce– dendolo a troppe scuole anche non tenute da ordini reli– giosi, - debba essere soppresso, ritornando, per la matu– rità classica e scientifica e· per l'abilitazione magistrale, agli esami nelle scuole di stato. Altra cosa può e deve dirsi della istruzione tecnica e professionale che ha bisogno di trasfor– mazioni assai più radicali per adeguarsi alle necessità della nazione ed ai bisogni dei ceti lavoratori. Posso anche ammettere che non furono proprio l'indi– rizzo ed i programmi della riforma Gentile che fecero di– ventare la scuola secondaria palestra d'insincerità e che ne abbassarono la dignità asservendola al regime con la vile adulazione del dittatore e la diffamazione di tutto quello che aveva preceduto il fascismo. Eppure, e ciò forse conferma l'affermazione del Segre, dopo i primi anni di applicazione della riforma un miglio– ramento sostanziale sembrava stesse per raggiungersi. Ma durò troppo poco per poter esser certi che si trattava di merito del nuovo ordinamento e non piuttosto solo di quegli insegnanti e di quegli esaminatori che avevano sperato che l'esame di stato potesse aver la virtù di elevare il tono della scuola e la serietà dell'insegnamento. Certo è che almeno dal 1930 in poi era già iniziato il processo che doveva con– durre la scuola alle stesse mete cui mano mano si portavano tutte le istituzioni dello stato fascista. Il Segre si compiace di quanto è detto nelle Avuertenze ai programmi per gli esami di maturità ed abilitazione per gl'istituti medi d'istruzione emanati nel 1925, ma non si preoccupa affatto di sapere fino a qual punto esse venivano effettivamente seguite ed osservate e, sopra tutto, se era pos– sibile seguirle ed osservarle nelle condizioni della società ita– liana del tempo, anche se al potere non ci fosse stato il fascismo. E' questa l'indagine più interessante che andrebbe fatta per sapere sino a qual punto la riforma Gentile rispon– deva alle esigenze e alle speranze dalle quali era stata ispi– rata e che furono condivise da molti, ben pochi dei quali erano fascisti o simpatizzanti col fascismo. Una simile analisi sarebbe tutt'altro che facile e non mi sentirei di affrontarla da solo. Ma per quanto riguarda gl'insegnamenti scientifici credo di poter dire qualche cosa che val la pena di porre in rilievo. Le Avvertenze per l'esame di maturità classica richiedono, per la matematica, che l'e– same deve dar la possibilità di « saggiare la capacità del candidato a comprendere e far sua una rigorosa sistemazione deduttiva:». Ma si è tenuto poi ben conto di quello che lo scolaro doveva fare, a scuola e a casa, per potersi sottoporre, con una sufficjente serietà, ad un esame avente questa fina- lità? Le stesse Avvertenze richiedono anche, per quanto ri– guarda la parte A) del programma di matematica, che « il candidato darà prova del suo sicuro possesso risolvendo ... uno o più esercizi>. Vi è però « la guida dell'esaminatore> e si tratta soltanto di e applicazione immediata di teoremi e formule fondamentali>, cioè di quelle nozioni « di cui, chi sia giunto alla fine della sua educazione matematica secon– daria, deve avere conoscenza ferma e precisa>. Non vi è chi non comprenda come il dar prova di quel sicuro possesso e di questa conosoenza ferma e precisa presuppone una lunga ed accurata preparazione pratica in scuola e a casa. Con il brevissimo orario d' insegnamento concesso dall' ordina– mento Gentile, con la scarsa disponibilità di tempo in fa– miglia, conseguente agli obblighi scolastici ed a quelli extra– scolastici imposti dall'educazione sportiva e politica voluta dal regime e dalle nuove abitudini di vita del popolo italiano, con la necessità di studiare le altre discipline, era allora prevedibile e sperabile che la più gran parte degli alunni del liceo classico potessero raggi•mgere una preparazione come quella che era richiesta dalle Avvertenze? E che dire del programma di fisica che comprende tutto quello che l'ingegno umano ha trovato e conquistato in più secoli di lavoro, di studio, di esperienze e di lotte, programma che richiede teorie ed applicazioni dalle più antiche alle più moderne, sia pure le sole importanti ed in atto? Nei licei scientifici il programma di matematica è molto più vasto, quello di fisica è lo stesso dei classici, e le Avver– tenze richiedono, per la matematica, « maggiore sicurezza nei calcoli ed una maggiore prontezza nella risoluzione degli esercizi» mentre per la fisica si vuole « una conoscenza più approfondita delle varie teorie ed una maggiore familiarità dei mezzi matematici». Per gl'istituti magistrali, l'esaminatore terrà conto, per la matematica, della « chiarezza di esposizione e della pre– cisione del linguaggio :o e, per la fisica, che « gli esaminandi abbiano bene organizzate nella loro mente le nozioni acqui– state... per poter esser pronti a soddisfare l'eventuale giusta curiosità dei loro futuri scolari». I compilatori dei programmi di matematica e fisica insistettero per ottenere un maggior orario d'insegnamento e perchè lo svolgimento dei programmi fosse affidato a due diversi docenti almeno nel liceo scientifico; ma il Gentile ed i suoi collaboratori diretti non consentirono. Ed era da prevedersi, poichè la riforma partiva dal preconcetto che le scienze positive non avessero importanza per la formazione del carattere e non fossero capaci di contribuire efficace– mente àlla educazione storica e politica dei giovani; perciò non occorreva preoccuparsene troppo. Tanto più che la filosofia, la dottrina del fascismo, la storia ad usum de/,phini, la letteratura da giornale quotidiano ed i temi ministeriali per gli esami di stato stavano effi– cacemente operando per annebbiare le intelligenze, per at– tutire il senso critico, per abituare all'adulazione e all'in– censamento. Ed in ciò facevano a gara le alte cariche dello stato e le alte gerarchie del fascismo, quindi aqche profes– sori e scolari, nelle scuole secondarie e nelle università. Anche la filosofia poteva servire ad annebbiare e con– fondere le menti meglio che ad educarle, poichè si studiava come storia del pensiero filosofico e su alcune opere origi– nali sul significato di certi tennioi, senza far prima appren– dere qualche nozione introduttiva di logica e di psicologia,

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