Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945
228 LO STATO MODERNO partito, compie, bongré, malgré, conti assai più della sua catalogazione astratta -. La storia di due anni di vita poli– tica sta a dimostrare - sino a culminare, in maniera che doveva essere evidente anche ai ciechi, nel!'andata al governo di Parri - la funzione mediatrice, sb:occatrice, realizzatrice, coesiva degli opposti schieramenti, e rimedio al:e antagoni– stiche intransingenze di destra e di sinistra, svo:ta dal Par– tito d'Azione, a cui soltanto si deve la possibilità d'esistenza e di funzionamento di un'autentica democrazia in Italia senza sbandamenti larvatamente o palesemente autoritarii. Quello che incombe sul Partito d'Azione è un compito enorme, e vasto è il campo delle sue possibilità. Si tratta della possibilità-necessità di dar vita e orientamento ad una demo– crazia senza sottintese riserve, del lutto consona a quei po– stu:ati programmatici, tanto po:itici che sociali, del P.d.A., che nessuno di noi pensa ad alterare o a rimangiarsi, per op– portunismo o trasformismo, e che contano assai più de:le formu'.e definitorie. Ciò che diventa drammatico - sì da far gettare un vero e proprio grido di allarme - è che questa esigenza appare della massima urgenza, a riparo de!la congenita debo!ezza della rinascente democrazia italiana. Soddisfarla tra qualche mese sarebbe troppo tardi. li terreno scivola via sotto i piedi. Si va verso l'indifferentismo per le formazioni po:itiche tradizionali e per le loro rinascenti riva:ità e verso lo scetti– cismo per la loro inettitudine a quadrare con le aspettative del Paese. Dove non dilaga ormai la morta gora, in quel settore popolare dove avrebbe dovuto operare il Partito d'Azione,' penetrano, in suo difetto, l'equivoca « democrazia » comunista e raltrettanto ambigua «democrazia> demo– cristiana. E intanto invece di comprendere che in Italia solo il P.d.A. è e può essere la democrazia senza riserve mentali ed adulterazioni, e, invece di operare in conformità, nel Partito d'Azione ci si arroveUa a non volere riconoscere ciò ed a considerarsi qua!che cosa di diverso. Ossia a battezzarsi « so– cialisti>. E ad escogitare un socialismo aclassista, antitota– litario, autonomista, della distribuzione, cieli' eguaglianza delle posizioni di partenza e che so io. Occorre dire ben chiaro <.:he questo costituisce un er– rore politico e un equivoco ideologico. Un errore pratico. giacchè è manifesto che chi accetta con serietà e onestà questa proclamazione di socialismo e vi aderisce, non tiene in alcun conto le aggettivazioni limitative (comuni del resto alle attuali tendenze del Partilo Socialista) e, scavalcando bellamente il P.d.A., va a dare la sua adesione al Partito Socialista o a quello Comunista, mentre chi la considera quanto meno sospetta e bisognosa di chiarimento è per ciò LA NUOVA EUROPA SETTlilCAJ,ALJ,J DL POLlTLOA E LF.TTEJtATURA Direttore: LUJGI SALVATORELLI. Redattore Capo: MARIO VINCIGUERRA. Redattori: GUIDO DE RUGGIERO, UMBERTO MORRA. PIETRO PA CRAZJ. Segretario di Redazione: ALBERTO PICCONE STELLA. Direzione - Redazione• Amministrazione ROMA . COR O UMBERTO I, 47 stesso trattenuto dal dare la sua adesione al P.d.A. paraliz. zandone il compito di convergenza di tutte le forze popo lari che non vogliono confondersi col blocco social-comunista Ed è un equivoco ideologico. Che il P.d.A. sia sintesi di so. cialismo e di liberalismo è cosa che ormai tutti sappiamo e che nessuno di noi contesta: ma questa sintesi, in cui nessuno dei due termini deve sopraffare l'altro senza ucciderla, si chiama appunto democrazia. Quella democrazia progressista antireazionaria, realizzatrice, nemica d'ogni privilegio e d: ogni conservatorismo, insieme politica e sociale, che il P.d.A. deve incarnare. Ma soprattutto si tratta di sintesi: e sintesi, quando è tale, è superamento sia dell'uno che dell'altro ter– mine. Non si è più semplicemente socialisti, come non si è più semplicemente liberali. O se si è - e ci si proclama - l'uno oppure l'altro non si è ancora, o non si è più, sul piano proprio e specifico del Partito d'Azione. L'equivoco deriva invero dal fatto che la democrazia oggi non può sussistere senza far valere delle profonde esj. genze socia!i verso l'eguaglianza del:e posizioni di partenza, I' e!iminazione dei privilegi, la distribuzione delle risorse per soddisfare le quali la democrazia ha bisogno di certe so!u– zioni socialistiche. Ma è socia:ismo questo? No: è semplice– mente il volto del:a moderna democrazia. Si può dire, oggi, che tutti i veri democratici sono socia, listi, proprio alla stessa stregua che tutti sono liberali, perchè sentono l'insostituibile importanza della libertà. Nessuno di essi però sentirebbe di avere fatto un passo avanti nel bat• tezzarsi «liberale>. E così avviene per l'altro termine di « socialista ». Che poi tali esigenze e soluzioni di portata sociale che, al di là dell'ambito angusto di classe, affannano tutte le democrazie moderne meritino effettivamente il nome « socia• lismo » è cosa della quale, da vecchio ex-socialista, mi per– metto assai di dubitare. Si vuole adottare un concetto che onnai (lo stesso Partilo Socialista insegni) s'è spappolato e reso generico, vago, meramente umanistico (alla stessa stre– gua, che so, di « cristianesimo ») e' che non è più in grado di sorreggere quella differenziazione che ad un partito è necessaria. Ma, a proposito di differenziazione, si è proprio per• suasi che basti a sorreggerla (rispetto al Partito Socialista. quanto meno) la catena di aggettivi qualificativi che il Par• tito d'Azione suole far seguire al suo conclamato « socia· lismo »? A me pare assolutamente di no. E confesso che se tl Congresso Nazionale del Partito d'Azione dovesse consacrare, la qualifica di « partito socialista », e - come coerenza ,·or– rebbe - dovessi dare ad essa il debito peso, sentirei di fronte ai compagni di ieri •del Partito Socialista la vergogna di trovarmi separato da essi per così bizantine questioni di parole. Il P.d.A. avrebbe perso la sua ragion d'essere e donei arrovellarmi a trovare il motivo per continuare ad apparte· nere ad un partito che, inconscio della sua funzione, cosi poco avrebbe imparato dalla esperienza fascista e dalla ancor debo:e nostra democrazia, da persistere nella tendenza al frazionamento settario ed alla demagogia del!e definizioni menzognere. Si disquisisce, si disputa sulle formule, si soppesano gl'. slogans - con palese smania al « sinistrismo » - e intanto si spreca tempo e si continuano a perdere le occasioni. E Marl diceva: e In tempo di crisi ogni imbecillità diventa un crimine>. GIULIANO PISCBEL
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy