Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

244 LO STATO MODERNO RASSEGNA BIBLIOGRAFICA MONTI A.: La realtd de! Partito d'Azione. _ Torino, Einaudi, 1945. Si potrebbe cominciare a pa•rla,re - e può darsi anche che sia già stato fatto - della letteratura politica d'oggi, da1 punto di vista non della politica, m:i della let– teratura. Si vedrebbe forse, per prima co– sa, che l'uomo politico è un uomo che non ha tempo da perdere, e scrive quindi quando deve e come può; per mestiere, e dunque senza mestiere; con un linguag– gio in cui le parole, anche quelle nuove, sembrano tutte vecchie e consunte a fu– ria di essere ripetute; ridotto, come è, al comune denominatore del linguaggio di tutti gli altri politici che al pari di lui hanno fretta. Onde viene quei modo di scrivere corrente, senza spigoli e senza sorprese, in virtù del quale opuscoli, pro– grammi, professioni di fede, articoli lun– ghi e brevi di giornali del più diversi colori, sembrano, chi più chi meno, scritti dalla stessa mano. (E allora non sarebbe più soltanto un modo d-1 dire, che tutti I partiti parlano lo stesso linguaggio?). Rhleggendo oggldl scritti poliiici del Ri– sorgimento, ci si sente sollevati in aria più salubre quando ci si imbatte in qual– che pagina, vigorosa ed intensa, del Cat– taneo, il quale, dal canto sue, parlando degli scrittori a lui contemporanei di cose pdlitiche, protestav3 contro « quel farcirne di gloriosi aggettivi e <li avverbi, coi quali gli scrittori di questa rivoluzione ambiro– no piuttosto mostrarsi contemporanei di Gioberti, che posteri di Machiavelli•. Og– gi, se mai, proprio in reazione al « farci– rne• degli anni scorsi, incombe il peri– colo contrario: che le cose politiche si trattino con quella nudità che non è Il prodotto di una faticosa purificazione, ma unicamente sciatteria e improvvisazione. Salutare antidoto, se non fosse che lo stile povero aocompagna, di regola, la po– ve11tà dei pensieri. Rallegriamoci dunque che la « -realtà 'e!! Partito d'Azione• - questa realtà che non e ~utta scoperta, nè tutta conquista– ta, che è storia che si sta facendo, e non già storia trapassata - abbia ispirato un libro vivo ed umano, nudo, si, ma di quel– la nudità che è fatta di vigilata sobrietà e di trattenuto fervore, un libro insieme apnassionato e castigato, di storia nostra e di polemica politica, di discussione ideo– logica e di impostazione di problemi, co– me è quello, testè uscito, di Augusto Mon– ti (La rea!td de! Partito d'Azione, Einaudi, Torino, 1945, lr. ll0). A tutti è accaduto di leggere, oggi, Dio solo sa quanti at– tacchi alla borghesia che ha tradito la sua missione; ora io vorrei che qualcuno leg– gesse le pagine del Monti dove si parla della « trahison des bourgeois • e facesse un raffronto: « La 11ivoluzione francese in– sieme con la libertà aveva dato alla bor– ghesia la proprietà, e glie l'aveva d:chia– rata inviolabile, intendendo che la pro– prietà fosse la garanzia della libertà ...; col fascismo la borghesia, oredendo difen– dere a oltranza la propr.ietà, ha abolito la libertà: con ciò ha commesso non un as– sassinio ma un suicidio; la libertà è rina– ta, chi è morta è la proprietà. E con la proprietà la borghesia ha perso la liber– tà: chi non mi vuole non mi merita. La sentenza di morte della borghesia è stata emessa dalla borghesia• (p. 35). Quante volte ci è accaduto ài leggere che pro– prietà e persona sono termini indissolu– bili? Qui Monti, con una sequenza para– dossale, ma cosi piena di sostanza mora– le, ci dice: « Preti con la chierica, preti senza la chierica, in paese cattolico si è tutti un poco pretrl: e tutti oramai non p.iù a Dio si serva ma a Mammona: la mancia, la busta: ottieni quel che vuoi pa1rando; • l'unico che non ottiene nulla da nessuno è il Papa, il Governo, la Leg– ge, che paga poco e male, e s.i fida della religione, del giuramento. Abolisci Mam– mona, il libretto di risparmio, la cassetta dei titoli, il podere, salverai il rispetto al giuramento, ai voti, la religione, la leg– ge• (p. 43). Piuttosto ci sarebbe da chiedere se que– sta realtà, cosi viva, che affiora in quelle pagine, condensandosi in brevi scorci psi– cologici e in rapide descrizioni di eventi e persone, distendendosi or qui or là in riflessioni storiche argute e<I acute. sia veramente la realtà del Partito d'Azione, come annunzia il titolo, o non sia invece la realtà, nuda e schietta, nobile ed uma– na, di Augusto Monti. Il quale del Par– tito d'Azione vede assai chiaramente la fon te dottrinale, là dove discorre dei mo– vimenti spirituali che all'inizio del secolo e nell'immediato dopoguerra hanno con– tribuito a chiarire i termini della polemica marxista e a condunre innanzi la revisio– ne del socialismo, quella fonte che se ora noi volessimo racchiudere in una sola parola potremmo chiamare •storicismo•. con la stessa sicurezza con cui parlerem– mo di maternalismo dialettico per i comu– nisti o di spiritualismo cristiano per i de– mocristiani. Ma non vede sempre altret– tanto bene - impegnato com'è a rievoca– re, a rammemorare, a spigolare nella real– tà di ieri e di oggi, più che a costruire un sistema - le conseguenze, tutte le conse– guenze politiche che da quelle premesse si possono trarre. Storicismo ind:ca un orientamento spirituale; e quindi per as– sumere autorità e tono di prùncipio ideo– logico di un partito deve essere tradotto in termini di lotta politica, mentre questa traduzione, questo trasferimento dal pia– no teorico al piano pratico è prop.n:o quel– lo che nel libro del Monti rimane più in– certo e lascia più dubbiosi. Monti è an– corato alla nota formula del Croce: il li– beralismo è un principio etico, il guale non è legato per essenza al liberismo co– me fatto economico, e si attua, purchè per la necessità storica debba attuarsi, pur in una società a struttura economica comu– nistica. Ma questa formula è, per lo me– no, piena d'insidie, prima di tutto perchè questa libertà, che si libra sovrana al di– sopra della materia economica e aleggia nel cielo dei valori, non è la libertà del liberalismo storico, deHa Dkhiarazione dei diritti, la libertà come sfera privata d'azio– ne dell'individuo di fronte allo Stato; e poi perchè il comunismo ridotto a sistema economico non è il comunismo del Mani– festo, che ha ben altra sostanza che non sia economica e ben altra ispiraz:one che non sia utilitaria. E ddfattrl la libertà che il Monti invoca non è quella eterna ma guella storica: « libertà - egli d:ce - co– me scioglimento di pastoie, come ricon– quista della libertà di movimento•, « po– ter, una volta, andare venire stare, stirar– si distenders.i r:girars.i - una volta - a volontà!• (p. 40); e il comunismo, di cui annunzia con certezza l'avvento, non è nient'affatto un nuovo modo di possedere e distribuire la ricchezza, ma è nuovo co– stume o nuova legge morale e sociaJe, nuova concezione dell'uomo: « il comuni– smo da chi at~ende cosi è inteso o come vendetta, o come giustizia, o come apo– calissi, o come eredità di deluge, o come nuova medicina da provar dopo l'faeffil– cienza di tante altre, o come nuova di– sciplina dopo tanta inveterata dndiscipld– na » (p. 40). Come dunque metter d'accor– do i due termini della formula, se nella realtà, non nella dialetliica filosofica, Il valore, iJ principio, se ·pure sotto forma di dogma, sta dalila parte non della liber– tà, che è un sempLioe fatto, ma del comu– nismo? Non c'è pericolo che, non già ala domato !I comunl~mo dalla libertà, ma la libertà sia assorbita e annientata dal co– munismo? L'insidia della formula del Croce si ma. nifesta nel tentativo che il Monti comple per applicarne il principio alla sfera dei fatti. Qui, su questo terreno, al Mont,i non riesce di risolvere l'antagonismo di liber– tà e comunismo con una s.intesi supen; 0 • re, e non gli rimane altra via che quella di assegnare all'una e all'altra due diversi « zone d'influenza»: al comunismo, l'eeo. nomia, cioè la natura, la materia; al li– beralismo, la cultura, cioè lo spirito, la forma. Schematicamente, la tesi del Monti si può esprimere cosi: proprietà control– lata e cultura libera, o, con le parole del linguaggio mosofico: universalismo econ 0 • mico e individualismo culturale. [Quests idea delle zone d'influenza, del resto, Mon. bi la esprime molto nettamente, per esem– pio, quando raccomanda al Partito d'Azio– ne di non • organizzare operai, cioè d, non far legna nel bosco che il P. C. in– clina a considerar come suo proprio » (p. 53), e questa idea gli permette di impar– tire una lezione e di dire una verità: « E' inutile star li a far sottigliezze; alla prov, dei fatti chi vogLia mettersi in concorren– za col Partito comunist.a ad organizzare operai se non fa il crumiro finisce co: fare il demagogo•, (p_ 53)]. Ma se si ved, assai bene quello che spetta all'uno e al– l'altro dei due avversari, è pur lecito do– mandarsi: in una di'-'isfane cosi netta di zone d'influenza, di qua il comunismo di là il liberalismo, qual'è il compito di un terzo partito, del Partito d'Azione? !orse quello òi ricordare al comunismo e al li• beralismo i propri limiti? di dire al co– munismo: se ti occupi di questioni cultu– rali esci fuori dal seminato; e di dire al liberalismo; se ti occupi di problemi eco– nomici va,i a caccia nella riserva altrui? Ma questo può esser compito di un partito politico? o non sarebbe ridurre un pa1- tito ad una scuola, ad un club, un'azion, di masse ad una predica di moraEsti, di pedagoghi? Quello che è vero nella sfera internazionale, è vero anche qui, In gue– sto campo di lotta delle dottrine politiche 1n vista di un fu turo assetto della soc:e– tà: il sistema delle zone d'influenza è una soluzione provvisoria, non ad altro idonea che a preparare nuove guer.re. Voglio dire che, o la revjsione del socialismo e del liberalismo porta a quakosa che non è più nè liberalismo nè sociaHsmo, e allor~ si giustifica la formazione di una nuova ideologia capace di dare impulso a un mo– vimento nuovo, a nuova storia; oppure ~i prende alto della sostan11iale adeguatezza del partito comunista e del liberal:smo, cias0uno nel proprio campo, ai nuovi bi· sogni, e allora partito nuovo non sorge, ma tutt'al più qualche cenacolo di critici più o meno avvedutrl, p:ù o meno asco!• tati. Per noi il crogiuolo In cui oggi socia– lismo e liberalismo si fondono, è la nuova democrazia. La democrazia, riducendo lo stato al popolo e portando il popolo allo stato, tende ad elé.minare la separaz:one tra individuo e stato, trasformando l'in· dividuo in cittadino e lo stato in autogo– verno di cittadini; e quindi elimina via via le ragioni di una netta sepa.raz:one di compiti tra quello che è dell'indiv:<luo e quello che è dello stato. Se di una sai· datura tra socialismo e liberalismo oggi si può parlare, questa non può avvenire che in funzione di democrazia, vale a dire at· traverso una partecipazione effettiva, di– retta e totale del popolo al governo e al· l'amministrazione della cosa pubbldca, In modo che ad ogni allargamento del d:r<itto pubblico, del potere dello stato, corrispon· da un a1largamen to dehla partecipazione_ • dell'interessamento del cittadini alla vita pubblica, allo stato. La trasformn:one

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