Lo Stato Moderno - anno II - n.16 - 20 settembre 1945

• 216 LO STATO MODERNO malconcio dalla guerra e con le scorte di molti materiali esau– rìte. Pertanto, volendo dare ali' economia nostra il carattere di economia aperta e in collegamento con le economie dominanti, la comparazione dei costi di produzione servirà da filtro; onde, in sede di definizione del programma .di massima di politica economica interna ed esterna, si approvino es.i incoraggino con ogni mezzo possibile soltanto quelle produzioni che assolvono alle fondamentali ·condizioni della nécessità e della con– venienza quanto al costo, raffrontato con gli analoghi costi esteri. E' inevitabile che tale filtro non lasci passare certe atti– vità produttive, possibili in un ambiente di economia artilicial– mente sostenuta. Ed è per questo che, simultaneamente alla eliminazione di produzioni con una convenienza soltanto artifi– cinle, vengano predisposti i mezzi per mantenere inalterato i: grado di occupazione delle forze di lavoro. Volendosi scartaj"e ogni ricorso a espedienti" soltanto appa– rentemente opportuni, sarà bene che la politica economica no– stra punti sulla prestazione ai committenti esteri, da parte del– l'Italia, di quei servizi che hanno sempre costituito gran parte della nostra attività produttiva di reddito. Principale tra questi l'industria trasformatrice di materie prime e di semilavorati di origine estera, attività che facilita anche il collegamento finan– ziario con l'industria estera, con notevole vantaggio della no– stra. E' questa una forma di esportazione di lavoro italiano. cui può accompagnarsi anche la esportazione (mi si passi il termine impreciso) di lavoratori, cioè l'emigrazione. Ma, se si vuole che l'una e l'altra esportazione· diano van– taggiosi risultati per i lavora.tori e per l'economia del Paese, 1'. indispensabile che il lavoro italijlnO sia qualificato e ;lta– ruente qualificato. Quindi, la necessità di una tempestiva po– litica di diffusione dell'istruzione professionale, richiesta oggi in misura maggiore cli ieri, a causa della concorrenza estera. Sempre allo scopo di accréscere l'appètibilità, da parte dei compratori esteri, delle merci e dei servizi, che l'Italia può of– frire, occorre che si proceda con oculatezza nell' adozionè di riforme sociali il cui costo economico si riveli eccessivo; cioè, di quelle riforme precipitate che, originando costi di produ– zione troppo-elevati nel confronto con quelli esteri, finirebbero per compromettere gravemente la produzione e la disponibilità di reddito da. distribuire. Si intende dire che le ingiustizie sociali nella ripartizione del reddito devono assolutamente essere rimediate; ma, a parte questo, la riforma della struttura produttiva non può essere attu'atà intempestivamente, a costo di far decrescere sensibil– mente il reddito nazionale. Un redclito scarso, per quanto ben distribuito, è sempre scarso. Non è preferibile a questa una situazione di abbondante reddito mal distribuito; ma è certa– mente migliore una situazione di reddito crescente, ben di- stribuito. · I Probabilmente, una riforma inconsiderata della struttura prodo,tttiva ci obbligherebbe a un'economia autarchica, con i gravi )inconvenienti sopracitati, dato che, almeno per ora, non è prevedibile un tangibile aiuto economico, motivato da ra- , gioni di simpatia politica, da pa'rte di quei paesi che hanno adottato sistemi economico-sociali assai avanzati. Concludendo, sia la politica economica che q~ella sociale devono orientarsi in modo da favorire l'aumento del reddito reale della nazione. Vale a dire che devono preoccuparsi di togliere alla nostra economia ogni traccia di artificialità, a ga– ranzia di un benessere materiale. Perchè il benessere materiale e una rinnovata coscienza motale e politica costitufacono i due beni di cui l'Italia ha oggi estremo bisogno. SEBINUS PREZZ{, .SALARI E RIVA.LUTAZIONE Nel 1919, alla fine dell'altra guerra, Hoover ebbe ad affermare: « Un calcolo approssimativo dimostrerebbe che la popolazione dell'Europa è almeno di 100 milioni supe– riore a quella che !"Europa può alimentare senza importazioni ed ha quindi bisogno di vivere sulla produzione e sulla distribuzione di merci esportabili ». Questa affermazione di Hoover è esatta oggi nella sostanza per tutto il continème europeo come lo era ventisei anni fa, salvo le proporzioni della deficienza che attualmente sono assai pfù grandi ·e dolorose di allora. Per vivere bisogna esportare. Noi italiani dovremo provvedere con l'importazione a deficienze alimentari, ed inoltre a tanti rifornimenti essenzia– lissimi, come carbone. benzina, fertilizzanti e determinate materie prime che non possediamo o possediamo in misura insufficiente. Per far fronte a queste forniture dovremo espor– tare ogni prodotto naturale eccedente le nostre necessità di consumo (s'eta, agrumi, frutta, vini, ecc.), ed anche prodotti industriali. E poichè le importazioni verranno fatte valutan– dole praticamente in termini di lavoro, bisognerà necessa– riamente considerare quelli che sono i prezzi mondiali dei prodotti naturali e delle materie prime, sia di quelli da im– portare sia di quelli esportabili. All'estero la lira ha una valutazione corrispondente al suo livello reaie, che è indi– pendente dall'artificioso livello interno. Aprendo lo scambio delle importazioni e delle esportazioni, diventa necessartu ristabilire l'equilibrio fra prezzi interni ed esterni. Diversa– mente, per dire una sola delle conseguenze sfavorevoli, certe m4!J'ci. essenziali dovrebbero essere importate dallo Stato pa– gandole ai prezzi mondiali per rivenderle aWinterao sotto– costo, applicando cioè un prezzo politico. Ma se i prezzi salgono (ed in realtà continuano a salire). come si potrà correggere {non dico eliminare) lo squilibrio fra prezzi .e salari? L'esperienza anche degli ultimi mesi ha dimostrato che da noi oggi lo squilibrio fra paghe e costo della vita non può essere validamente corretto con il con– trollo dei prezzi interni; lo impediscono ragioni economiche (perchè lo sfasamento è troppo vecchio e progressi•o) ed il clima politico e psicol(?gico del Paese. In conseguenza di questa impossibilità, detto· squilibrio va corretto dove sta il difetto: o ricorrendo sollecibmente a provvedimenti atti a ridare un ragionevole valore reale· alla nostra valuta, o abolendo ri blocco dei salari per consentire il loro elevamento progressivo ad opera delle organizzazioni sindacali. Con l'avvertenza che il primo provvedimento non esclude indefinitamente il secondo. Se cade il blocco ed i salari riprendono a salire, sia pure pari passo con la lenta ripresa deHe varie attività, bisogna pensare a provvedimenti per. evitare che, correlati– vamente -alJ'aumento dei salari, si verifichi un ulteriore svilimento della lira. Ci troviamo come nel caso di un bacino d'acqua di cui, non vogliamo elevare il livello mentre pure abbiamo bisogno di fargli affluire altra acqua da una nuova conduttura. La cosa è possibile sia aprendo uno scarico di portata almeno uguale a quelht della nuova conduttura, sia scaricando subito tanta acqua in misura da dare al bacino la .èapacità di ricevere per un certo periodo di tempo l'acqua che gli sarà portata dalla nuova conduttura. Analogamente, noi non vogliamo aumentare la circolazione monetaria, ma se mai diminuirla; perciò dovendo aumentare la rimunera– zione del lavoro, dobbiamo provvedere a deflazionare la cir– colazione. E se deflazione, vale a dire la rivalutazione della lira potesse· e~sere attuata subito mentre i salari sono bassi

RkJQdWJsaXNoZXIy