Lo Stato Moderno - anno II - n.14 - 20 agosto 1945

LO STATO MODERNO Problemi della democrazia 155 Sistemi elettorali ·e stabilità di Gove.rno Saiebbe puerile volere arguire oggi quale sarà la legge istitutrice e regolatrice della Costituente, .il gran cimento del popolo italiano verso cui tanto velocemente ci trascina il tem– po. Un punto tuttavia mi pare possa considerarsi come acqui– sito. E cioè, se essa .vorrà essere - come dovrà essere - espressione autentica della volontà popolare, in grado di ma– ni.festarsi nelle sue molteplici articolazioni e nella giusta pro· porzione tra queste, non potrà essere istitulta che sulla base del sistema del.la rappresentanza proporzionale. Solo questo consenta. alle minoranze di non restare sopraffatte dalla pre– ponderanza delle maggioranze e di far sentire la loro voce. Specie ·se la Costituente non dovesse assumersi l'oneroso e di– sturbante lavoro legislativo ordinario, tanto più arduo e assil– lante in periodo di emergenza, ma invece limitare le sue fun– zioni alla sollecita concretazione dei principi normativi (non certo politici soltanto!) a fondamento del nuovo Stato demo– cratico italiano, una elementare giustizia vuole che alla de– terminazione di questi principi normativi intervengano, re– cando il loro effettivo peso, tutte le forze politiche in atto. La Costituente dovrà essere cioè 1,meleborato comune ed una sintesi, e non già il Diktat di un solo partito preminente; se vorrà trovare quell'aderenza alle esigenze di tutti eh' è il pre- 5upposto della stabilità della Costituzione. Ma quel che indiscutibilmente è l'optimum per la Co– stituente sarà tale anche pel regime costituzionale che· la Co– stituente istituirà? I1 sistema proporzionale dovrà restare alla base della legge elettorale anche per le legislature ordinarie? A questo punto dobbiamo ricordare che vi possono essere due metoéli assai diversi nel computo dei risultati copiplessivi di quella « scelta » èhe, nella fase elettorale, esercitano i cit· tadini in una democrazia. C'è il metodo, tradi.zionale nel pas– sato (e tuttora vigente in Inghilterra), del collegio uninominale, del collegio elettorale piccolo, i cui elettori sono chiamati ad eleggere a maggioranza un solo deputato. Supponendo che alla nuova Camera siano riservati 500 seggi, si avrebbero cosi 500 collegi, circoscrizioni elettorali di circa 90.000 abitanti, ognuno dei quali dovrà eleggere un solo deputato. L'elezione avve– niva, secondo l'antico sistema elettorale italiano, a. maggio; ranza assoluta. Posto (per sèmplificata, assurda ipotesi) che tutti i 90.000 abitanti fossero elettori, riusciva eletto chi ripor– tava almeno 45.001 voti. Se i candidati erano tre o più e nes– suno riusciva a conquistare la maggioranza assoluta, seguiva una vot~ione di ballottaggio tra i due condidati in testa e riusciva eletto quello che riportava il maggior numero di voti. Contro questo sistema si appuntarono logiche critiche che portarono, già in epoca-prefascista, al suo abbandono. I 44.999 voti andati (sempre in· ipotesi) al canèlidato rimasto in mino– ranza contano per zero, anche se identico fenomeno avesse a ripetersi, in ipotesi, in tutti i collegi. Solo la maggioranza vin– cente è rappresentata; la minoranza è totalmente sacrificata. I risultati elettorali non rispecchiano la reale distribuzione delle forze dei· diversi partiti politici. Spieghiamoci con un esempio dato da L. Einaudi in un nitido articolo, apparso sulla rivista romana Idea del marzo 1945 e che ci sembra di particolare attualità perchè riferent~si al sistema elettorale inglese. « Siano 1.000.000 gli elettori votanti di una grande regione e 50 i deputati da eleggere. Se 400.000 sono glf elettori conservatori, 400.000 i laburisti e 200.000 i liberali, a ragion -ai aritmetica proporzionalistica ai conservatori spetterebbero nel grande collegio unico esteso all'intera regione, 20, ai laburi- sti 20 ed ai liberali 10 deputati. Ma se la regione è divisa in 50 piccoli collegi, chiamati a scegliere ciascuno un solo depu– tato, possono accadere le combinazioni più impensate. Può darsi, ad esempio, che { 400 mila elettori laburisti siano con– centrati in 10 borghi industriali, do\'e essi, possedendo la mag– gioranza, mandano alla camera 10 deputati. I 200.000 libe– rali sono forti in 4 sole cittadine e ricevono perciò 4 man· dati. I conservatori hanno la maggioranza relativa negli altri 36 collegi, a popolazione prevalentemente rurale e mista, ed ottengono 36 mandati, sebbene in parecchi di essi la loro mag– gioranza sia esigua. I liberali sono ridotti ad una -piccola pat– tuglia, i laburisti hanno una rappresentanza inferiore alra loro forza nel paese, i conservatori stravincono oltre ogni ·giu– stizia"· L'altro metodo, che ha finito col trionfare in epoca p1u recente in tutti i Paesi (Italia prefascista compresa) è quello del collegio elettorale grande (ad es. regionale) chiamato ad eleggere un forte numero di deputati e in cui gli eletti sono scelti in base alla forza proporzionale degli ade,renti ai vari partiti concorrenti. Ogni aggregato di elettori che raggiunge una certa aliquota(« quoziente>) rispetto al numero comples– sivo dei votanti avrà un proprio rappresentante: e tanti rap· presentanti ogni qual volta tale aliquota sarà raggiunta. Indubbiamente meglio adatta a fotografare la varietà delle opinioni e delle correnti (chè non occorre poi un grande schie– ramento numerico per raggiungere il « quoziente ») anche la rappresentanza proporzionale ha sollevato tuttavia numerose critiche. E questo specialmente se essa è associata al sistema delle liste concorrenti a base nazionale. L'.elettore vede limitata la sua scelta ad una lista piuttosto che ad un'altra (ch'è poi preferenza di tin simbolo più che di nomi): ma alla compila: zione di questa, opera delle direzioni dei partiti, è comple– tamente estraneo e dei nomi indicativi egli non ne conosce spesso nessuno e (salvo siano introdotti sistemi preferenziali) non opera alla designazione, sulla base di un rapporto di per– sonale fiducia, del « suo » deputato. Difetti che non sono tut– tavia irrimediabili: ci limitiamo ad accennare la possibilità di voti preferenziali, di liste regionali anzièhè nazionali, di pre· ventive elezioni nell'ambito di ogni partito per la compilazione della lista, di democratizzazione insomma di quella che, in questa sede, può essere l'autocrazia meccanicistica del partito. Ma non di questo si vuol parlare, bensì piuttosto di que!li che sono i difetti sostanziali della proporzionale. Questa è fatta apposta per assicurare una rappresentanza a tutte le mino– ranze che non siano irrisorie e quindi per favorire il fraziona• mento politico del Paese. Ogni corrente che sia appena in grado di assicurarsi i voti di tanti elettori da raggiungere il « quoziente » ha .diritto ad un suo rappresentante: e diciamo deliberatamente corrente e non partita; perchè può trattarsi benissimo di una coalizione effimera, priva di un vero indi– .rizzo politico generale, che si costituisce attorno ad una spe– cifica rivendicazione o addirittura ad un interesse locale, an– che se poi m_agari non in gnttlo di sopravvivere alla nomù1a del suo rappresentante oppure di qualsiasi gruppo di inte– ressi omogenei anche se con la vita politica di una demo– crazia non hanno nulla a ehe fare. Quale la conseguenza? Che·attorno a quella mezza doz– zina di partiti politici veramente forti e ben orientati, sorge una meteorica polverizz:tzione di partitini, di movimenti, di gruppi che pongono l'accento su di un programma particolari-

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