Lo Stato Moderno - anno II - n.13 - 5 agosto 1945

LO STATO MODERNO 133 ,tesse, ma il riprodurre sul piano interno lo schieramento wpagrafico che nei parlamenti indica il passaggio graduale dai seguaci della conservazione agli apostoli della rivoluzione, nuoce alla compattrzza, senza chiarire le idee, e può portare alla paralisi del partito. L'esperienza della sinistra storica e quella del partito socialista anteriormente al fascismo, lo hanno giàdimostrato. Ecco perchè non possiamo lasciare, come chie– de Valiani, alla Provvidenza storica di scernere il giusto dal– l'errore. Questo fatalismo ci pare troppo islamico per un partito pieno di energie, come il P. di A. e ci sembra inammissibile in un'Italia dove lo spirito di critica sta finalmente risorgendo, in una vita pubblica che fa della analisi degli errori del pas– sato uno dei suoi caratteri più salienti. L'analisi degli errori è infatti il solo modo per trovare i rimedi e la critica - non per nulla siamo antifascisti - è una scintilla della luce di quella verità .che non viene dalla Provvidenza, ma da noi stessi. MARIO BONESCHI LA MOZIONEDELL'ESECUTIVONAZIONALE DEL PARTITO D'AZIONE La tanto attesa specifica presa di posizione degli organi di– rigenti del P.d.A. di fronte ai problemi più stringenti dell'ora ,resente (ricostruzione, Costituente, politica estera) è fatto oompiuto. Essa giunge in un momento particolarmente oppor– tuno e sensibile: cioè mentre contemporaneamente la Demo– crazia Cristiana ed il Partito Socialista precisano anch'essi la loro linea di condotta politica. Richiamiamo pertanto l'attenzione dei compagni e degli a– mici del Partito d'Azione sulla mozione approvata a Roma dall'Esecutivo Nazionale il 30 luglio e riportata dai quotidiani del Partito d'Azione del I' agosto. Due sono le impressioni che tosto se ne ritraggono. La prima. intrinseca, è che molto saggiamente l'Esecutivo abbia evitato la tentazione di definire ideologicamente la po– sizione del Partito, compito riservato all'ormai non lontano Congresso Nazionale. Non solo: ma che nella stessa imposta– zione della mozione abbia scartato fermamente ogni formula astratta ed ogni verbosa disquisizione, puntando risolutamente verso la sostanza delle cose ed il punto critico dei problemi. La seconda, nascente dal paragone con le mozioni delibe– r,te dalle direzioni dei partiti democristiano e socialista, è che la mozione del P.d.A:, espressione di un orientamento assai più fermo e coerente e (checchè se ne dica) di una esistenza di partito assai meno travagliata da crisi interne o da amle– tiche perplessità, sa raggiungere una concreta aderenza ai gravissimi problemi che affannano non già i partiti soltanto, ma l'intero Paese. Gli stessi postulati generali e le afferma– zioni di principio, l'appello alla lotta per una repubblica de– mocratica e progressista; la democrazia non come strumento contingente ma « solo regime capace di assicurare la fine di ogni oppressione dell'uomo sull'uomo e la stabile realizza– zione di un ordine sociale e internazionale fondato sulla giu– :,tiiia »; l'opera di ricostruzione da fondarsi « sul consenso e sulla collaborazione di tutti i lavoratori e ispirata alla salva– guardia dei loro interessi fondamentali»; la necessità di pro– seguire, in funzione delle conquiste democratiche; la collabo– razione con gli altri partiti sul terreno del C.L.N. « garanzia di unità dei partiti democratici contro il permanente pericolo della reazione » - trovano una immediata e oserei dire prag– matistica applicazione nella presa di posizione di fronte ai problemi fondamentali. La stm:sademocrazia, di cui sin trop– po si parla, perde il suo carattere generico per diventare H <: lavoro di concreta realizzazione democratica ». La mozione si concentra attorno a tre problemi che ven– gono indicati come essenziali. La ricostruzione anzitutto: Non poteva es!ere naturalmente cOmpitodi una mozione l'addentrarsi nell'aspetto tecnico-eco– nomico di questo genere di problemi e di proporre, su tale terreno, delle specifiche soluzioni. Una mozione - e cioè un.. atto che di necessità ha sempre portata politica - non può mettere in luce che i postulati generali politici e le linee di– rettive per il loro soddisfacimento. Ali'ordine dei primi appar– tiene l'esigenza che la costruzione avvenga non già caotica– mente, abbandonata a se stessa, ma secondo un organico e coordinato piano nazionale di ricostruzione. Quella italiana è oggi economia dell'inopia. Ad immense insufficienze o ad– dirittura carenze anche delle cose più necessarie corrisponde, acutizzata da processi inflazionistici, una domanda frenetic~ disordinata, empirica, a-economica o addirittura antieconomi– ca, talora non esente d8:infiltrazioni speculatorie. Bisogna elle le scarse risorsevengano razionalmente mobilitate là dove sono in grado di procurare una maggiore attivazione del,.;aprodu– zione, un migliore impiego della mano d'opera, un risultato di maggiore utilità sociale. Ma quest'opera ricostruttiva ha come premessa intrinseca lo stabilirsi di un ordine interno, rispettoso alla legge, esente da arbitri, sopraffazioni, colpi di mano e violenze che escluderebbero ogni impronta di giustizia ed ogni razionale articolato equiUbrio di piani. Tuttavia que– st'esigenza di ordine e di lavoro non resta inchiodata ad una affermazione astratta. e Quest'ordine e questa disciplina - continua la mozione - non si possono conseguire se non si elimi;ano le ingiustizie sociali, create ed approvate dal fa– scismo e che ad esso sopravvivono, minacciando di divenire più acute ed intollerabili. Non 1,uò ammettersi che aGo sforzo ed ai sacrifici della ricostruzione siano chiamate solo le classi popolari, mentre i ceti privilegiati si sottraggono al dovere co– mune ed anzi si impinguano sulla miseria generale >. La giu– stizia sociale che il P.d.A. sostiene si concreta cosi immediata– mente in una giusta proporzione, in relazione alla possibilità economica, nel sopportare gli oneri ed i sacrifici, indicandone lo strumento più a portata di mano in un efficiente fiscalismo. Quanto ali.e direttive di questo piano esse vengono con– cretate: nella preminente necessità di soddisfare i bisogni del popolo (pane, casa, lavoro); nella liquidazione delle superstiti . impalcature corporative e nell'estirpazione dei parassitismi in atto o in potenza, nella realistica opportunità di w1 concorso della iniziativa privata (men che mai mo1tificabile quando si tratta di riattivare gli impulsi produttivi) e di quella pubb;ica; tra loro coordinate ad evitarne conflitti. Nella produzione di beni di consumo popolare, anzichè in quella di beni social– mente meno trrgenti, si indica l'obiettivo primo da raggiun- gere in questo periodo di emergenza. - La mozione è troppo animata da spirito realistico per illu– dersi che a questo bastino delle disposizioni autoritarie dal– l'alto: una pianificazione che cali sulla realtà come schemi prefisso. L'organismo va ricostruito nei suoi tessuti connet– tivi e nei suoi vitali impulsi col concorso di tutte le forze at– _tivatrici popolari. E' un moto che deve 'attivarsi dalla perire– ria con stimoli locali 1 con stimoli che nascono nei singoli C. L. N. e specie in quelli aziendali, e che in nessun caso può essere sostituito da un impulso veramente scartoffiesco e bu-

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