Lo Stato Moderno - anno II - n.13 - 5 agosto 1945

LO STATO MODERNO 131 UNA STERILE AVVENTURA li Partito d'Azione ha dato all'Italia molti pregevolissimi esempi: non ultimo quello di svolgere pubblicamente le sue palemiche interne e di rendere note le discussioni che si svol• gono nel suo seno. Altri partiti sono rosi da dissidi veramente radicali, tipico caso quello della lotta che travaglia i partiti che non si sono ancora decisi tra monarchia e repubblica e che si studiano di non lasciar trapelare nulla delle interne divisioni. Il P~~tito d'Azione discute apertamente i suoi pro– blemi di indirizzo generale e non teme che si conoscano i punti di dissehso, precisamente come è avvenuto e come avviene dove la libertà è viva e funzionante. Non è certo il caso che un semplice militante del Par· tito d'Azione intervenga in una po1emica tra due persona.lit.i eminenti quali Valiani cd Albasini, ma è opportuno che il contrasto apparso con l'articolo di Albasini, la lettera di Va– liani e la risposta del primo, sia inquadrato nella vita e nelle vicende del partito. La polemica ha origini lontane. Chi volesse dare un giu• dizio coscienzioso dovrebbe rivederne i documenti e preci– samente per citare i principali, la Lettera aperta del Partito d'Azione a tutti i l)artiti aderenti al C. L. N., pubblicata sul– l'Italia Libera clandestina del 30 novembre 1944, ed il Pro– getto di l)iano di lavoro del Partito d'Azione dell'ottobre 1944 <leiComitato Esecutivo del Partito d'Azione Alta Italia, co· me documenti ufficiali. Documenti ufficiosi sono scritti ap– parsi sui Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà. Di contro, la tesi della « tendenza minoritaria», ha lasciato traccia in articoli apparsi sullo Stato Moderno clandestino e precisa• mente negli articoli • Tutto il potere ai C. L. N. » a firma Momus, « Il ponte e la barricata », a firma ltalicus, apparsi rispettivamente sul n. 6 del dicembre 1944, n. 1-anno Il del I' gennaio 1945. La polemica pubblica si può dire cominci con l'articolo .: Commento a due programmi », di Albasini, apparso sul n. 8 dello Stato Moderno, pubblicato il 20 maggio 1945. La polemica è ormai superata, perchè ha deciso il tribunale dei fatti, che non ammette appello e ne dà atto Valiani, scrivendo: • Se volete dire che avevamo torto perchè alla prova dei fatti ci siamo rivelati non abbastanza numerosi nel Paese, allora va bene, non c'è niente da obiettare». Non si deve qui stabilire se il riconosciuto errore dell'Ese· cutivo si limiti ad una troppo ottimistica valutazione delle forze rivoluzionarie, 'Perchè non metterebbe conto d.i una po– lemica pubblica per rimproverare strateghi che formulavano piani cli conquista dello Stato contando su battaglioni ine• sistenti. Neppure sarebbe utile esaminare se i progetti dell'Esecu– tivo si possano dire falliti, oppure realizzati in parte, con il potere esercitato dai C. L. N. durante l'interregno e la loro succes'iiva consu1tività. Non val certo la pena di discutere se si tratti di un fallimento o di un concordato con percentuale. E' necessario invece che il Partito si soffermi sul contrasto di opinione perchè se ne può dedurre che il vigore di riCerca critica, il desiderio di metodi nuovi che sono propri del Par• tito d'Azione si sono smarriti in nebulose posizioni di princi• pio ed in sterili progetti pratici. Il che si dovrebbe evitare per l'avvenire. Il Partito d'Azione ha incontrato una vera e propria avven– tura, dalla quale è uscito con danno e scorno. Uomini liberi debbono avere il coraggio di riconoscerlo e di analizzare la lezione dei fatti. · La maggioranza dell'Esecutivo aveva aderito .a questa dottrina: il vecchio Stato italiano nel Nord dell'Italia è morto, non esiste più, travolto nella dissoluzione nazifascista. Occorre dunque preparare sin dal periodo clandestino nuovi oria~{i politici ed r:mministrativi che costituiscano lo Stato che non c·è. Questa dottrina si riassumeva, grosso modo, nella formula « tutto il potere ai C. L. N. ». Al che la frazione minoritaria (dell'Esecutivo, non si può sapere se del Partito, perchè si era in periodo clandestino e di dittatura interna del Partit~) obiettava che i C. L. N. non avrebbero potuto, uscendo dal– l'ombra della cospirazione, divenire irlltbto la nuova struttura statale. Non lo potevano per circostanze contingenti e per circostanze assolute. Sulle circostanze contingenti, e cioè occu• pazione alleata, impossibilità del C.L.N.A.I. di conservare <lopo la liberazione la delega dei poteri dal Governo di Ro• ma, sono oggi tutti d'accordo. Ma nel periodo c!andestino questa tesi fu ripudiata ufficialmente dal partito, e si rifugiò sulle colonne dello Stato Moderno. Albasini, che l'aveva sfor– tunatamente difesa in seno all'Esecutivo, cessò di rappresen• tare il Partito nel C.L.N.A.I. dopo esserne stato tra i fonda– tori, e dopo quattordici mé.si di lavoro. Come già risulta dagli scritti di Valiani e di Albasini, il progetto di un nuovo Stato basato sui C.L.N. trionfò, è vero, nell'interno del Partito, ma cadde non appena usci all'aria aperta del contatto con gli altri partiti e con il Governo di Roma. Rimase ai C.L.N. il com– pito glorioso, che appunto gli additava là ~inoranza, di pre– parare e guidare l'insurrezione e di assicurare l'ordine nei giorni del « vuoto », di assicurare una vita democratica in attesa delle elezioni. Ma altro è tenere interinalmente il po· tere per due o tre settimane, altro è sostenere in modo per• manente i problemi della vita nazionale, che nelle due o tre settimane rimasero sospesi. Sulle circostanze assolute non vi è che riferirsi agli indi– rizzi degli altri partiti in risposta alla lettera aperta del P'lt; tilo d'Azione che li invitava a lanciarsi verso la formazione del nuovo Stato dei Comitati, al rifiuto esplicito dei demo– cdstiani cd al contegno sostanzialmente contrario degli stesSi socialisti. I C.L.N. sono organi interpartiti, basati sull'accordo e sulla pariteticità dei partiti: non potevano diventare organi di una politica contra!ia ai principi dei pa-rtitiinteressati alla conser– vazione del vecchio Stato e della continuità costituzionale. Anche un partito contrario a tale ordine come il socialista non voleva legarsi in una struttura permanente. Insomma, i C.L.N .• organi di equilibrio, potevano essere organi di guerra e di insurrezione nazionale, ma non organi di rivoluzione interna che è la rottura di un equilibrio. Come si vede, la polemica è stata malamente impostata quando le parti in contrasto sono state identificate l'una come amica e l'altra come nemica dei C.L.N. Il dissenso riguardava soltanto i limiti di potenzialità politica dei C.L.N., question<> da risolvere con criteri realistici. Per fare il bene, dice M~m– zoni, bisogna conoscerlo: per fare la politica dei C.L.N., -di– ceva la minoranza, bisogna conoscerli. Dietro la visione del nuovo stato dei C.L.N. si era for– mata una complessa dottrina. Essa si basava sul concetto che la distinzione tra destra e sinistra corra oggi nell'interno dei singoli partiti. Singolare proposizione questa, che non attrasse affatto al Partito d'Azione nessuna forza cli sinistra di altro partito, e consacrò invece ufficialmente la nefasta divisione de] Partito d'Azione in frazioni. La stessa dottrina concepiva i Comitati non come coalizioni di partiti, ma come organismi a sé, dota– ti di una forza politica autonoma, indipendente dai partiti, come una font.:! popolare ed originaria di vita democratica.

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