Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

LO STATO MODERNO - 20 LUGLIO 1945 113 che caso - come per la disposizione dell'art. 18 del patto della S. d. N. secondo cui nessun trattato o impegno interna– zionale concluso da un membro della Società sarebbe stato obbligatorio prima di essere stato registrato, attenuato solo apparentemente nell'art. 12 della Carta di San Francisco, o per l'art. 19 che prevede esplicitamente la revisione dei trat– tati divenuti inapplicabili, che non ha corrispondenza in al– cun articolo della nuova Carta - si potrebbe rilevare che si è andati anche indietro, in fatto di affermazioni di spirito democratico, nei confronti del patto della S. d. N. Ma si può subito notare che quelle tali disposizioni del Covencmt non ebbero di fatto alcuna attuazione, e che la Carta delle Na– zioni Unite presenta in ogni caso maggiore concretezza, che è un pregio non indifferente. Nell'insieme, l'Atto di San Francisco del 26 giugno 1945 costituisce dunque un passo notevole nei confronti del Coi;e– nant del 1919, e un progresso anche sulle proposte di Dum– barton Oaks del 1944, come contiamo di esaminare più par– ticolarmente in un prossimo articolo. Ma i principii superiori in tanto contano in quanto vengano rispettati, e i meccanismi perfetti in quanto vengano adoperati. Dicevamo nell'articolo Federa.::io11i regionali e Federazione europea, pubblicato· nel n. 3 della scorsa annata di questa ri– vista, che il patto della S. d. N. aveva previsto tutta una serie di principii rivoluzionari nel campo dei rapporti inter– nazionali, che in gran parte furono poi abbandonati perchè mancava, o era venuto a mancare, lo spirito: la temperatura del 1919 era in brevissimo tempo caduta. Occorre, ora, asso– lutamente, che la temperatura internazionale del 1945 possa essere mantenuta perchè il sistema, pazientemente elaborato e circondato da molte cautele, di San Francisco sopravviva e si affermi. Sarà un notevole successo. E poi occorrerà che progredisca, che si sviluppi. Ciò sarà possibile se all'interno degli Stati continueranno e si rafforzeranno regimi di libertà, libere competizioni di partito, che permettano il fiorire dello spirito critico e il perenne rinnovarsi delle classi dirigenti; se in tutti gli Stati, o nella maggior parte di essi, il sentimento di socialità si imporrà anche nei rapporti internazionali alle meschinità ideologiche del nazionalismo e de\l' autarchia. Se questo si verificherà, sarà possibile all'organizzazione delle « Nazioni Unite» quel graduale sviluppo dall'interno verso forme sempre più perfette di democrazia e di convi– venza internazionale che a Ginevra non si riuscì mai a rea– lizzare. In tal caso, ma solo in tal caso, un nuovo passo in avanti potrà essere compiuto alla prossima conferenza gene– rale dei membri delle Nazioni Unite per la revisione dello statuto, prevista, pur con eccessive cautele, dell'art. 109 della Carta e che dopo dieci anni potrebbe essere convocata col voto della semplice maggioranza dell'Assemblea e di sette membri su undici del Consiglio di Sicurezza. Se no, una nuova grande crisi internazionale sarà necessaria per il futuro passo, che sarà verosimilmente compiuto -. dato il ritmo che la vita ha assunto ai nostri giorni in un tempo relativa– mente breve. LO ANTONIO BASSO STATO MODERNO Abbonamento annuo L. 360 Abbonamento sostenitore . L. 1000 Sono in vendita presso l'Editore, al prezzo di L. 500, poche serie complete dei fascicoli stampati clandestina– mente durante l'occupazione tedesca DA SAN FRANCISCO A POTSDAM La Carta delle Nazioni Unite, pubblicata Integralmente nel numero scorso de « Lo Stato Moderno • meriterebbe un appro– fondito e circostanziato commento. l•'ermiamoci soltanto su al– cuni punti che, per Il loro singolare interesse, ci illustrano il vero significato del Documento e le strade che da esso si aprono sulla via della pace. Il generale Smuts ha dichiarato ai giornalisti anglo-americani ed italiani che lo interrogavano a Milano, che il passo in avanti compiuto a San Francisco è tutto nell'avere accollata la respon– sabilità della pace alle grandi potenze e non ad una vasta as– semblea in cui giocassero in vario modo gli interessi delle po– tenze minori: e questo, che all'acume politico del vecchio Smuts sembra un grande vantaggio, a noi è sembrato coincidere con una vera e propria dittatura delle grandi potenze. Ci si può subito obbiettare che ·il veto famoso (che tante discussioni ha suscitate e stava per mandare a monte la Conferenza), per cui ognuna delle cinque grandi potenze: Regno Unito, Francia, Cina, Stati Uniti e Russia, che hanno I seggi permanenti nel Consi– glio di sicurezza (degli altri sei membri, I titolari variano) può arrestare qualunque provvedimento coercitivo. mitiga in defi– nitiva l'esercizio dei poteri del direttorio delle grandi potenze. D'altra parte. ogni potere esecutivo è votato all'impotenza se deve passare attraverso la porta stretta dell'unanimità. L'esecu– tivo può così diventare lo strumento del meno scrupoloso dei suoi membri. Il popolo aggressore, nel desiderio di paralizzare la preparazione ed i movimenti della forza internazionale, ten– terà di rompere I legami che uniscono gli Stati me,mbri all'au– torità e l'esecuzione di questo piano sarà singolarmente facili– tata se il voto di un solo Stato rappresentato nell'esecutivo è sufficiente ad arrestare tutto il meccanismo della giustizia. Stati membri accetterebbe per un solo istante di far dipendere Una simile procedura è poco plausibile, poiché nessuno degli da essa la propria sicurezza. Il che si traduce, praticamente,- In un diritto di libera aggressione da parte delle grandi potenze. Se invece le decisioni del Consiglio di sicurezza, che esercita ii potere esecutivo, fossero prese a maggior:rnza di voti (almeno di due terzi: per fornire maggior salvaguardia contro le deci– sioni avventate e premature) non si comprometterebbe la mbe en ouvre delle sanzioni e non si rischierebbe di paralizzare l'a– zione del potere esecutivo. Ma a limitare queste paurose possibilità è sorto a San Fran– cisco qualcosa che ci mette sulla strada di una più vera e dura– tura organizzazione internazionale: l'inizio della demolizione delle sovranità statalnazionali. La vecchia nozione d'indipenden– za degli Stati deve essere ora trasformata e sostituita da quella dell'interdipendenza tra I governi. Caratteristica di que– sta trasformazione dovrà essere l'abbandono d'una frazione del potere da parte di ciascun Stato ai suoi delegati incaricati di far funzionare la grande macchina degli interessi internazionali. E' questo uno stadio nuovo nella vita delle nazioni che deve prendere le mosse dall'abbozzo che la guerra stessa ne ha fatto. E poichè quest'abbandono d'una parte della sovranità dovrà va– lere non solo per le potenze maggiori ,ma anche per le minori, dovrà necessariamente riflettersi nel superamento del congegno del veto e nella restituzione di una legalità democratica al Con– siglio di sicurezza attraverso l'accettazione del sistema di voto maggioritario. Su queste critiche i commentatori liberi di tutto il mondo sono d'accoroo. Ricorderemo David Davies che nel « Problema del XX secolo • ha già fatto a questo proposito delle critiche • a priori • e ricorderemo Luigi Salvatorelli per quello che ha scritto su • Nuova Europa •· Per quanto riguarda l'Italia, c'è un articolo - l'art. 53 della Carta - per il quale essa è implicitamente qualificata • Stato nemico >: e contro gli Stati nemici possono essere intraprese misure repressive anche senza l'autorizzazione del Consiglio di sicurezza. Come l'Italia supererà questa «impasse•? Non pos– sediamo finora nessuna dichiarazione formale del nostro mini– stro degli Esteri, ma si può essere sicuri che a Potsdam.. la· sin– golare posizione dell'Italia; che è effettivamente da più anni un'alleata delle Nazioni Unite, sarà esaminata in maniera da mutare lo status attuale. Se a Potsdam si darà questo primo segno della buona volontà di tutti nel senso di restituire ad un grande Paese come l'Italia - che ora combatte contro il Giap– pone - la situazione che le deriva non solo dalla sua storia pas– sata ma soprattutto dalla più recente, si sarà fatto un grande passo verso l'organizzazione di una pace duratura. Noi speriamo che i Big three promuoveranno un efficace accordo tra i popoli, al di sopra ed al di là degli accordi tra i Governi. GAETANO BALDACCI I

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