Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

118 LO STATO MODERNO - .2.0 LUGLIO 1945 Opinioni CHIUSURA DI UNA POLEMICA Cari amici, non tanto perchè sia stato chiamato direttamente in causa, prima da Gian– siro, poi da Gaetano, e in un modo in– sieme lusinghiero, comico e imbaraz– zante, quanto per l'estremo interesse che desta in me l'argomento, voglio provarmi anch'io a chiarire - e innanzi tutto a me stesso, - il complesso di attrazioni e di reazioni che l'idea di un • Fronte della Cultura • e le pole– miche agitate in proposito, hanno de– stato in me. È, dunque, un terzo punto di vista che mi permetto di prospettare ai lettori di • Stato moderno », i quali, se non altro, ne trarranno motivo per constatare ancora una volta quanto sia difficile un accordo tra uomini di cul– tura, daJ momento che tre teste, indi– pendentemente da qua>Jsiasi etichetta di partito, esprimono in proposito tre diversi pareri, l'uno dall'altro equidi– stanti come i lati di un equilatero. E incominciamo, per semplicità, dai motivi che renderebbero necessario un Fronte della cultura, nell'ordine in cui Ferrata li prospetta nel suo chiaro ar– ticolo. E, prima di ogni altra conside– razione, la lotta contro il fascismo. Sono d'accordo sulle dichiarazioni di Ferrata, che « il fascismo non è stati'.> mai cultura, non ha avuto cultura, perchè era antiverità, antiricerca •· Il fascismo Infatti, come non ha creato una sua cultura politica, tanto meno .ba mai ispirato la cultura generale. Esso null'altro ba Insegnato che la vecchia arte della tirannide, lmbotien– dola di retorica. Mi sembra· quindi che, le successive . allusioni di Ferrata ai « molti uomini di cultura che hanno dato fede per un periodo al fascismo o risultano addirittura fra I suol motivi d'origine, o rivelano di non potersi mai staccare dalla miseria fascista • siano poco chiare e giochino sull'equivoco. Delle due l'una: o gli uomini di cultura hanno dato incremento al f.ascismo con un apporto di cultura «positiva•, e allora l'asserzione contraddice alle premesse: esisterebbe dunque una « cul– tura fascista • come realtà positiva, per neutralizzare la quale Ferrata propone di mobiiltare le forze •progressive• del Fronte della Cultura; e invece, come ml ostino a ritenere, il fascismo non è stato altro, in massima misura, che un feno– meno culturalmente grezzo, o meglio di incultura morale, sociale, politica, e al– lora il fatto dell'adesione degli intellet– tuali al fascismo va più che altro ri– condotto - come mi son sforzato di fare nel mio articolo « Fascismo e cul– tura• (2) - a un fatto di moralità in– divtiduale e di costume. Non credo affatto, quindi, che esi– stano altri rimedi ai mali che il fasci- smo ha portato alla cultura oltre a quelli che Ferrata giudica ispirati a una « concezione passata » e che con– sistono nel produrre una cultura mi– gliore ciascuna per proprio conto o in gruppi di tendenza particolare: aggiun– giamo, in un clima di assoluta libertà spirituale. L'« azione più larga» che egli propone, e che consisterebbe nella formazione degli « organi della demo– crazia• contro i ritorni fascisti, può ri– velarsi invece un'azione assai più ri– stretta ,e straordinariamente pericolosa, come quella che, lo voglia o non lo voglia, finirebbe col fare fatalmente della cultura una strumento politico, dividendola in due campi opposti (ma reversibili, così avviene sempre): quello di una cultura «conservatrice• e quello di una cultura • progressista », termini privi di senso in questa materia. Infine, sol che vi ripensi un po' sopra, il nostro Ferrata non pl'.ltrebbe che re– pellere come me all'idea di applicare addirittura « sanzioni legali » a fatti di pura cultura, per quanto retriva e rea- . zionaria questa possa classificarsi. Una volta che ci si mettesse su questa strada, non si finirebbe più. Fra i • motivi d'o– rigine dei fascismo • - nel senso in cui li intende Ferrata - possono ascriversi non solo modesti autori viventi, ma anche illustri morti. Ad un processo condotto con simili. lumi un Nietzsche, per esempio, non !sfuggirebbe. Se la pura cultura comportasse responsabilità d'ordine « legale », quelle, sia pure indi– rette e involontarie, cile incomberebbero all'autore deMa « Volontà di potenza• nella formazione dell'ideologia nazista risulterebbero enormi .. E la difesa che ne tenterebbe indubbiamente Giansiro, che su Nietzsche ha scritto pagine amo– rose e penetranti, non varrebbero cer– tamente a salvarlo dal nuovo • auto– da-fè ». Al rogo, dunque, Nietzsche. Al rogo Gobineau, al rogo Treitsche. Lad– dove io ritengo che meriti sempre la pena di leggere questi autori, magari di amarli, specialmente Nietzsche. Come credo che varrà sempre la pena di rileg– gere domani, accanto a Marx e a Proudhon, anche gli scrittori reazionari, De Maistre e Veuillot, e magari quelli fascisti come Maurras, che si trova oggi, e meritatamente, in prigione. Se avrà da esserci libertà e demo– crazia, e di quella. vera, non mi sem– brano affatto temibili quei « ritorni fascisti • in materia culturale, che Fer– rata mostra di tanto temere. Com– prendo assai bene la necessità e la ine– vitabilità della dittatura antifascista impegnata a distruggere quanto ancora rimane della nefasta dittatura fasci– sta (3). Ma vorrei dirne una grossa, an– che a correre il rischio di farmi fuci– lare. Se Soffici, anzichè rinchiuso in un campo di concentramento, fosse ancora in libera circolazione, non ve– drei di cattivo occhio che lo si lasciasse scrivere sui giornali. Immaginate voi quale effetto, certamente opposto a quello che si riprometterebbe il loro autore, '1vrebbero oggi, nel nuovo clima, dopo quel po' po' ch'è successo, le poverissime tesi che ci ammanniva sulla « Gazzetta del popolo • e suJ « Po– polo d'Italia»? Quei miseri batteri in– tellettuali, che potevano prolificare e recare danno nell'angustia di una dit– tatura, oggi, all'aria aperta e con la sizza che tira, morirebbero sul colpo. Scrivano, scrivano, ci si provino ancora, gli apologeti del fascismo. Se poi quel nostro ottimo scrittore eh' è Emilio Cecchi, H quale, ch'io mi sappia, non ha altre responsabilità verso il passato regime che quella di aver ceduto alla vanità della feluca accademica e d'aver talvolta a gran fatica piegato la sua irreprensibilità di stilista a qualche riconoscimento pronunciato a bocca storta, si avvalesse - ma si sognerà mai di farlo? - delle sue doti di • mo, ralista umoresco » per sfottere la nuova civ:iltà democratica, ben venga lo sfot– tò. Anzichè mandare i carabinieri a casa dello scrittore, ne godremo e ci farà bene alla salute. Quanto ai traligna– menti, o meglio alle pessime abitudini e persistenze del cinema e della radio, basterà intervenire a nome dell'intelli– genza e del buon gusto, senza distur– bare la democrazia minacciata. Non so poi cosa Ferrata Intenda alludendo ai gruppi o riviste o giornali che « inven– tassero • qualche maniera • sottile ma precisa• di « ritorno fascista». Ho gran paura che la « maniera sottile » diven– terebbe fonte di più d'un equivoco e si presterebbe alle più diverse manovre. « Dàlll al fascista • può diventare do– mani un sistema comodo per sbaraz– zarsi d'un avversario e d'una tesi in Juog" di confutarli. Sarà facile, a un buo11 dialettico, rivelare residui di men ia>Jità fascista in qua'lsiasi pezzo di carta stampata per segnalarlo al nuovo Santo Uffizio. E àll'accµsa di fascismo meno di qualsiasi altra potrebbe sot– trarsi la pretesa di indicare al braccio secolare, per la sanzione • legale », qual– siasi tesi o modo di pensare non confor- •mista nei riguardi di una ipotetica men– talità «democratica• o « progressista•· Che fu infatti, « mutasi mutandis •• il sistema fascista in queste cose. Insomma, io penso che il fascismo debba combattersi con armi legali sul terreno della politica, dell'economia, del costume, ma che, sul terreno della cultura, basti, e ce ne avanzi ,la piena e assoluta libertà polemica. Guai se l'an– tifascismo si arrogasse quei compiti di censore che un socialista inglese, 11 Laski, ha definito « la strada alla fol– lia » (4).Se affermiamo veramente la (1) V. in • Stato Moderno•· anno II, n. I l'art. di Glansfro Ferrata: Intorno al FTon· te della Cultura. (2) s. Solml: Fascismo e cultura. • Stato Mo- (3) g;':,n~~• ~~11~.,j'!· 'f.iota sul concetto di Dittatura in •Stato Modernoit, anno II, n. 9. (4) H. J. Laski: Liberty In the modem state. Cap. II: Freedom In the mlnd. Peltkan Books, 1937.

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