Lo Stato Moderno - anno II - n.12 - 20 luglio 1945

LO STATO MODERNO - 20 LUGLIO 1945 fino all'80 % per lo scaglione superante il miliardo. Non· è ccces– &iva questa cifra, se si tiene conto dell'attuale situazione mone– taria, cd anzi, sinchè la situazione non si sarà stabilizzata, ali– quote di tassazione e scaglioni di minimi e di massimi dovrebbero essere, con appositi provvedimenti, annualmente riveduti. La sua applicazione dovrebbe essere relativamente facile e "de– mandata agli attuali naturali organi accertatori che ne avranno il compito facilitato dai ruoli già compilati per l'imposta ordinaria sul patrimonio. Abbiamo detto come lo Stato dovrà attendersi dall'imposta straordinaria sul patrimonio il primo forte gettito per rinsang"uare le sue casse. Aggiungiamo che essa potrà dare un contributo de– cisivo sia al risanamento cieli'erario che alla lotta contro l'infla– zione la cui minaccia incombe sempre in maniera più paurosa sul paese. A questa leva straordinaria sul patrimonio tutti dovrebbero contribuire, essa dovrà essere accertata con i più rapidi mezzi, e la sua esazione dovrà curarsi nella forma più rapida consentita dal funzionamento degli attuali organi esattoriali. Estremamente grave è il male da cui i, afflitto il paese: estre– mi devono essere i rimedi se si vuole che la cura sia efficace. Ed è perciò che mentre riteniamo che l'accertamento dell'im– posta ordinaria sul patrimonio debba essere lasciato agli attuali organi fiscali, pensiamo sia assolutamente necessario creare, all'in– fuori del funzionarismo burocratico, degli organi appositi per gli accertamenti dell'imposta patrimoniale straordinaria che noi chia– meremmo « di risana1nento ». La proposta potrà sembrare rivoluzionaria ed attuabile solo da organismi rivoluzionari. Ma noi pensiamo che il governo at– tuale avrà diritto alla gratitudine del paese se esso saprà creare coraggiosamente quegli istituti anche più arditi, che ne assicurino la sua salvezza. E poichè una risanata situazione (inanziaria potrà essere elemento determinante per la ripresa economica del oaese. riteniamo dovranno attuarsi coraggiosamente tutti quei provvedimenti che la potranno favorire, anche se si dovesse cor– rere il rischio della impopolarità in qualche settore. Pemiamo perciò che, data la attuale situazione degli uffici fiscali che non· potrà mutare se non dopo l'attuazione dell'auspicata riforma burocratica, l'accertamento di questa particolare imposta straor– dinaria debba essere effetttuata a cura di una commissione di privati cittadini, nominata dal prefetto, per ogni centro superiore a 10.000 abitanti. E' naturale che queste commissioni dovrebbero essere com– poste di cittadini di specchiata rettitudine, designati magari da C. L. N. locali, conoscitori profondi della località in cui debbono, agire: la loro composizione dovrebbe essere snellissima (pochi membri ed un segretario), dovrebbe avere i più illimitati poteri ·con libero accesso in qualunque -ente ed ufficio pubblico e pri– vato ai fini degli accertame!1ti in questione, i ruoli da essa emessi dovrebbero essere provvisoriamente esecutivi, mentre le commis– sioni di appello, presiedute dal Presidente del Tribunale o da altro magistrato, dovrebbero giudicare rapidissimamente i ricorsi. Le imposte accertate da questa commissione e non percepite per dolosa sottrazione delle attività, dovrebbero essere convertite in carcere, mentre le evasioni e · le corruzioni eventuali dovreb– bero essere colpite con pene di estrema durezza. Non ci si dica che tutto ciò creerebbe una nuova burocrazia che renderebbe più difficile l'esazione dell'imposta: potrebbe invece essere il primo passo ed il primo esperimento di radicale riforma burocratica nel campo fiscale. / Le commissioni per il loro immediato lavoro potrebbero valersi in un primo tempo dei ruoli di iscritti all'imposta sul patrimonio esistenti presso gli Uffici delle Imposte. Esse però non dovrebbero essere insediate presso quegli uffici per meglio accentuarne il carattere autonomo. La loro sede più. adatta potreb– bero essere gli Uffici della Prefettura o dei Tribunali. Esse, data la loro particolare composizione potrebbero anche più facilmente individuare la massa di commercianti alla macchia sorti in questi ultimi tempi che hanno realizzato ingenti guadagni e che sono completamente sfuggiti alle tassazioni. (Continua) NICOLA RUSSO UN COLPO D'ARIETE MONETARIO? Maffeo Pantaleoni che, come ognun sa, di economia se ne intendeva assai, divideva, se ben ricordo, gli economisti in due grandi categorie: quella di coloro che la sanno e quella di coloro che twn la sanno. E non ·aggiungeva altro, tanto l'osservazione coglieva nel segno. Ma mi pare di poter aggiungere, per particolareggiare l' afferroozione pantaleo– niana, che·coloro che sanno di economia son solo quelli che, attraverso un lungo studio, son giunti a considerare i pro– blemi economici nella loro interezza e nella loro complessa interdipendenza. Non ne ~anno, invece, gli improvvisatori, pronti a darvi la ·ricetta per rimediare un singolo fatto eco– nomico, dimenticando (o, meglio, non sapendo) che ogni so– luzione necessaruzmente determina una infinità di ripercus– sioni nel campo sociale: cosicchè, talvolta, sanare una situa– zione significa peggiorarne, in maniera grave, molte altre, alla prima strettamente connesse. Queste osservazioni mi sono suggerite dai tanti, troppi rimedi che pseudomedici economici oggi spacciano con quella bella sicurezza che deriva solo do una candido /gno– ranza. Un esempio, per spiegarmi. Oggi circolano in Italia segni monetari che i competenti fanno ascendere a circa 350 ed anche 71iùmilù1rdi di lire. Una bella cifra, specialmente se confrontata con quella di 24 miliardi che costituivano la circolazione alla fine d(Jl 1939. In realtà, però, in Italia non circola.no 350 miliardi, bensì un numero assai inferiore, per quanto imprecisato: numerosi miliardi, infatti, forse una cin– quantina e più, sono tesoreggiati. Il perchè della sterilizza– zione di questa. ingente massa monetaria cartacea è già sta.to indagato: manca.nza di trasporti, necessitd di dispon-e con grande prontezza di cospicui liquidi, incertezza della situa– zione economica, e così via. E' un fenomeno nuovo per l'I– talia quello del tesoreggiamento di biglietti di banca; in Francia, invece, tale abitudine, ha una lunga tradizione. Ma la situazione è questa: non !Testa che vederne, accanto al lato negativo, quello vantaggioso. Tale massa monetaria è inerte: ha, dunque, una velocità nulla e quindi non gioca nel fare ·rialzare i prezzi. Ma questo non si capisce dai più. · l quali strepitano perchè i biglietti siano stanati, magari con mezzi coercitivi. Non ho alcuna intenzione, si capisce bene, di difendere i possessori di tali tesori cartacei, frutto sovente di commerci «impuri». Anzi, anch'io concordo sulla necessitd di vedervi chiaro, ben chiaro. Ma affer111() che un'operazione di tal ge– nere richiede accortezza, segretezza, tempestivitd: non ha da essere in alcun modo legata a clamori di incompetenti. Le esperienze belga e francese sono lì a dimostrare la ne– cessità di questi principi. Vorrei sperare che in Italia si capisse la fondatezza di, queste esigenze. Ma è speranza che via via svanisce, perchè le richieste per il cambio dei biglietti e conseguente confisca di parte di essi si fanno sempre pitì insistenti. Inoltre, persino il Commissario dell'Istituto Poligrafico dello Stato, che sta stampando i biglietti, si è -sentito in davere di concedere la su.a bella intervista nella quale ha spjalteUato i fini deU'o– perazione del cambio. Si è così svegliata l'attenzione dei possessori: vi è, perciò, ragione di temere un « colpo di a– riete > capace di sfondare le deboli difese della mcneta ita– liana. Con quali risultati? I biglietti, è vero, escono dai na– scondigli, ma entrano in circ_oloproprio nel 111()mento in cui la produzione è in netta decrescenza; agiscono, così, sui prezzi, facendoli paurosamente lievitare. Con le conseguen- ze che ognuno può facilmente trarre da sè. _ L. L.

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