Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

tò STA'Ì'Ò Mò~ERNò - 2ò GIUGNO 194fi 53 AGLI SCRITTORI D'ITALIA Francesco Flora ci manda questo articolo, preposto al primo· numero (marzo-aprile 1944) del!a rivista napoletana Arelusa, da lui diretta; la permanente at– tualità de! tt'ma, l'opportunità di dar.e la n\assima diffusione possibile all'invito fatto agli sCTittori italiani di partecipare ad un « Partito della fo'rma • - affin– ché intorno ad esso si accendesse quel fecondo contra sto di opinioni, che è manifestazione di cultura libera e vivace -, la elevatezza dello stile sono motivi suf– ficienti per riproporne la. meditazione ai nostri lettori. Il Flora fa seguire ora una breve nota al suo « di– scorso• che, certamente ignoto ai lettori settentrionali, ha invece suscitato a Roma interessanti polemiche. Una rivista che nella presente condizione italiana tenta di ritrovare quegli studi nei quali, secondo la parola del padre JJante, fuomo si eterna, è un atto di volontà per elevare la nostra tristezza rendendola operosa: per sel'V'ire, come pos- . siamo, il paese e incitarlo a ravvivare le speranze, ricono– scendosi nel suo vero e materno genio di civiltà. Non è dunque l'Italia - di là da un ventennio in cui la sua vera virtù tu sopraHatta da maschere barbariche - non è l'antica e nuova maestra di. civiltà i' Vent'anni sono piccolo spazio 11ella11ussiune di un popolo come il riostro, nel destino e.liuna terra che è la più ricca di storia fra quante la storia 1:,mosca: ii suo.o ove p1u cousapevoie iu la mente degli uomini a formare e -trasmutare il volto di una stupenda natura, per imprimerle il segno dell'espressione umana in che consiste veramente la civiltà. Ogni protilo dei ·suoi monti, ogni lega del suo mare può ridire una vicenda, ritrovar l'eco e l'im– magine di .una presenza umana, spiegare le ragioni dell'an– tica mitologia. · L'animo ci riporta parole da noi già dette che non sa– premmo mutare, pensando castelli e città, comuni e repub– bliche che in breve territorio ebbero la vicenda di grandi. stati. Qui·la storia è stratificata in una gentilizia genealogia di eventi e creazioni poetiche. Quel che altrove . è · strato di geologia prèistorica, qui è strato di scultura, di architettura, di poesia, di lavoro umano. Qui il più umile borgo conta i suoi secoli illustri nelle chiese e nei municipii e presso le fontane in una patrizia continuità: la cupola, il portale, la loggia, la colonna, 1attresco, la statua, la pietra su cui è incisa la memoria di un avvenimento. La storia è scritta sul paesaggio di questa terra che fu detta il giardino d'Europa; secolare scrittura ove i posteri leggono con sempre maggiore sicurezza la vita della civiltà.· Pertino la polvere che si posò aderendo sui monu– menti non fu soltanto il fortuito viaggio del vento, ma una sapienza figurativa che creò la sensibile patina degli anni e degli evi. (,/uando altre terre erano campi aperti alle tribù senza scrittura e senza are e senza tombe, questo popolo· me– diterraneo misurava il corso deHe stelle, inventava la saggezza del numero celeste e la pratica delle operazioni matematiche, creava gli archi e le cupole, fondava templi e basiliche, fer– mava .nel marmo gli umani volti con una magia che tuttora incanta, dava alle genti il principio del diritto, faceva l'unità politica del mondo per l'avvento. dell'unità cristiana. Questo popolo fondò attivamente, per tutte le genti, la Chiesa di Cristo. E quando sotto l'impeto barbarico un ordine parvu crollare, serbò i semi dei valori umani per l'ora del Rinasci~ mento, ove il popolo di Colombo e di Vespucci, che scopriva un nuovo continente, diede al mondo nuova meraviglia di poesia e d' ~rte, di storia e di scienza per insegnamento a tutta I Europa. 1:1 suolo di questa terra, scritta e misurata e dipinta in ogni zolla, serba ±in nelle rovine la memoria delle età passate. Una simile storia non è morta in noi: è tuttora laboriosa entro la nostra coscienza, e agi finanche durante la cieca parentesi fascista: fu la forza che impedì la dissoluzione ultima della nazione, preparando ìa disfatta del regime e fon- senti ad aicuni italiani, pur contro il .fascismo che non se ne avvedeva, di collaborare con le opere del pensiero, come con ,a tede serbata nelle carceri e negli esili, alla intelligenza e alla carità del mondo, in una.purezza che un giorno sarà ricono– sciuta dagli uomini di buona tede. A questa che è la storia medesima dell'umana civiltà, o per dir me1,1liodi quel che nella parola civiltà indica il duro progresso ue1r umano, e che so,o merita quel nome, noi vogliamo radicarci come al nostro passato per sentirci degni del futuro. • L ltaiia partecipa alla sua nuova guerra accanto agli alleati, contro i d1ttatori·schiavi, con r opera dei patrioti neue sue terre occupate da tedeschi e tascisti: con la guerra dichia– rata c.:ue1a manna, l esercito e I aviazione conaucono iià da molti mesi, movendo dali'lta:lia libera, e condurranno con maggiori torze domani. Ma anche nel vivo di una &iornata di guerra, nei riposi di una battaglia, &li uomini volgono l an11110 alle idee e ai canti e agli artetti in cui si esprimono gli ideali perenni dell·umano: quelle ragioni morali di pen– siero e d.arte in cui l'umano veramente consiste e a cui essi reùgiosamente attingono il contorto contro i mali e il dovere di sostenere la giusta lotta sino al sacrUizio deHa vita. Con questo animo noi sappiamo di non traviare con fatua •letteratura e.lai motivi che .aumentano 1a virt4 etica di. una guerra. combattuta contro la rUlessa barbarie del mito raz– z1Sta; ma di approfondire la necessità sacra e tragica di quei motivi. Giaccne la guerra si combatte attinchè nel mondo trionti il concetto umanistico della vita, concetto che per la stona rnouerna tu posto principalmente dai genio italiano, nel ltinascimento. Tra quante interiori ed esterne an~ustie soria questa nostra rivista, e come. CJalia duacoltà stessa di attuarla, noi; ctopo qua.elle scoramento, abl.namo tratto lo stunolo Clicun– auna come un dovere e un pnvllegio, non occorre spiegare. Nasce questa nvista su _quel terntorio d 1talia che su per giù risponde ali antico reame, m una città ove vi.ssero, o donde uassero esempio al•1apurità ·della cU:ltura, uomini che durante il 1asc1smo tennero teCJe ai prmc.:ipodella J1bertà umana e lo dilesero e ne composero una sevi:ra ctottrma; ma la maggior parte dei nostri compagni, quelii che patirono le nostre stesse ~1ornate· durante il ventenmo tascista, sono in q uelia parte Cli 1talia ove il giogo tedesco grava con tutto i:l peso di una vera pedantena ue1 uelitto . .I!:. toccato ad essi il compito più duro; ina essi son pure i più capaci di sostenerlo, e combattono. sui monti e nei campi e. neile città la terribile e splendente bat– tagiia dei part1g1ani, mentre bieca 1i persegue 1 insidia, e la viità li minaccia con la vendetta su~li ostaggi innocenti. Non mai gli italiani al rischio di una morte elle occorre stidare in ogni istante dovettero congmngt:re tanta trepidazione per la sorte dei tigli e dei padri, deue lor donne e dei loro amici. l'ure i nostri compagni attrontarono con un senso d.alta tra– g;,wa una cona1z10nt:cne nessuno prevedeva, quando ciascuno aspettava che in un tempo soio tutta l'ltalia rosse liberata, e potesse riprendere con una sola voiontà il suo nuovo cammino. Alla mente ricorrono ad ora ad ora i nomi dei compagni lon– tani; e la .voce nell'evocarli s·arresta con improvvisa ritrosia, in un dubbio che improvvisamente ci scolora. Ostacoli materiali d'ogni minuto, ove le grandi parole Spazio e Tempo s'incarnano in cose piccole e hagili, che han la molestia irreparabile di qu~ invisibili insetti contro scorati giganti, mortilicano necessariamente il nostro lavoro, dopo le distruzioni compiute dai tedeschi e alle quali si è tuttavia portato ogni giorno un sempre crescente rimedio. Quasi im– possibile comunicare con l'lt~lia ancora oppressa; molto dif-

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