Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

ì.ò STATÒ MÒDÈRNÒ - 2ò GIUGNÒ ì94fl aa lestradaio da Marsiglia), i due auu– :.u uc:1 JrldiJ~CW t:: "'""·.i. u5u11 1u..1..uun, l,'1J u 111'::uu 1Ull1Zla U !,)t!l' J. t.Sl!CUL.lOU\.: 1,uc;t1.l:!ùU.1t: 1 ccJ u. .1 1 ·u1v1,1~u1, l~.nnai.u 1u i.1a1·..: uu:cuv a l'OUU. J.Jl°ctUO 111 can;crt: dU\..ilt: \JJ.Vv'C,UUU J.V.ldl°Uk.il e l,;c;,ar..: ,nv:,– :,1. 1 u.uu CiJSSU:re e SC!;•'CU:il"lU auuuuu– ~u·auvo ac1 ~aruiu H.a;:,ClSLa, l an.ro uu- 1H1,.h.Jl~u1,.c capo QCll UHlClU ~uuuva QCl uvvcr.nu , cutran101 llllUUl, lJ.UOllUl~Ull cuuaooralOl'l u..:1 L.Jpo, cu~, u1 un~ <.h– ;,1..v1.supar1a1ncntarc del n1agg10 1 avt\-1.o UVULO ... UlUléAUbU.ldl."1 uc...:U;,&01.h.! 01 c1ua– maru « qu«w cue ct1t!l(tevu110 con lui 11 ,,uue $ULULO del potere». !t1suua ag11atu cnc Cesare Hossi (più 1111e111i:l!nlc ctcl suo paùrone) la sera Uel 1:t .aopo 1a seauta alla Camern e dopo una St:UUta 0cl uran Cons1g110, aveva pur detto, a cm voleva. e a cm non vo- 1eva U0ll'e, cne era politica da suicidi J'anesto del .uumm1 ed il non souocare ;:,uouo Je u1dag1n1, insomma Ju 1..·,,11111,~– a1a ae11a giustizia. .l:'ro1euca aruma sua: attuati gli arre– sti, l'mcano s mutllsce di pag111escan– ua1ose: con1ess1oni e negative e contrad– u1zioni, smenlltc rcc1procne, reciproche accuse, ctuamate in compllc1la; memo– nali iirmati ed anonuni l1V1anne11i, Hossi, t·mz1J non rispettano nè il gene– raie .lJe Bono, comandante della·m111zia assunto al Senato e alla direzione ge– nerale della P. s., nè il capo del Go- verno. . L'opinione pubblica non fece (non doveva fare) distinzioni; uni in un fascio, con disprezzo e con sdegno, ac– cusali cd accusatori. Il te1·-rore, diffuso ira i servi m'inac– ciati di abbandono e di sacrificio, fu umanissima ragione di altre ribellioni e rivelazioni. Gli atti e le pubblicazioni della se– cessione parlamentare incalzarono, una denunzia del direttore· del Popolo, dottol' Donati, contro il senatore De Bono ar– rivò fino all'Alta Corte. MussoJ.ini fu pur costretto, in ritardo, ad assumere la responsabilità politica del fatto, ad attuare il fascismo inte– grale e il colpo di Stato del 3 gennaio 111:.!5 (col relativo tradimento N. 3 de}la corona). L'autorità giudiziaria, quando !u mu– tato il vento e combinata la vergognosa amnistia del 31 luglio 1925 (fatta su mi– sura per scarcerare i mandanti), potè ridurre il processo ad un « miserabile rito», svincolato da ogni interesse mo– rale e politico, contro i soli esecutori materiali (dalla stessa amnistia ... e da altro, ridotti, ormai, taciti e riconoscen– ti). L'autorità ,giudiziaria potè fare tutto ciò, senza rimedio procedurale delle pri– vate accuse: ma non potè strappare da– gli incarti processuali i fogli che, in ogni caso, provano per la storia fo que– stione morale: così come era contestata dalle opposizioni nei suoi termini, non di passione ma di minima verità, quelli che, per essere inconfutabili, sono sto– ricamente i ,più efficaci. Come sarà facile documentare. (Continua) e. g. · Bibliografia FRANCESCO FLORA: Appello al re. Napoli, 1943 {pp. 26). Nel novembre 1943, all'epoca del con– gresso di Bar! in cui i partiti politici italiani, ipnotizzati dalla nuova « que– stione morale • della permanenza sul trono di Vittorio Emanuele III, decise– ro di non partecipare al Governo - perdendo cosi, fors~, mesi assai preziosi µcr una più attiva partecipazione ita– liana alla guerra di ,Liberazione -, Francesco Flora, uomo di cultura libe– ra e lontano dalla politica militante, indirizzò al re, che di quest'ultima gra– ve crisi era la causa diretta, un in– vito ad abdicare; l'appello, alto d'into– nazione e di stile cosi da poter rima– nere esemplare nella nostra prosa po– litica, è un'implacabile e serrata requi– sitoria contro il sovrano che non ebbe, prima, tanta dignità da resistere al de– siderio di consolidare il proprio trono, violando in mille modi e per lungo or– dine d'anni lo statuto che aveva solen– nemente giurato di osservare, poi, tanta carità di patria da consentire alla Na– zione di darsi un governo di uomini pu– ri da ogni compromissione con il fasci– smo e capaci pertanto di impersonare verso ,le Nazioni Unite e verso gli Ita– liani ·1a volontà di ricostruzione del– l'Italia democratica. « Voi non siete più il re legittimo•• così incomincia la perorazione finale • e giova al Paese che voi accettiate, con una stoica serenità, d'essere stato, come foste, il re fascista. E che è mai questa lunga ostinazione a voler rimandare un così urgente problema, quale è quello dell'abdicazione e di un nuovo Gover– no, al tempo in cui le Nazioni Unite oc– cuperanno Roma. L'occupazione di Ro– ma può avvenire domani o invece sol- • tanto dopo la caduta della Germania, se alla strategia delle Nazioni Unite ciò sembri utile o necessario. Dobbiamo af– fidarci ad un evento che è interamente sottratto alla nostra volontà? • Se veramente amale l'Italia, voi do– vute lasciarla libera di potervi sconfes– sare. E' un sacraiz10 durissimo: ma un re deve saperlo assumere, per espiazio– ne. Se pure il paese, con una rovinosa cecità, vi chieol!sse di restare, voi do– vreste ammonirlo: - Io che firmai le leggi contro lo Statuto, io che firmai Ja dichiacazione di questa guerra perduta, non sono L'uomo meglio indicato a trat– tare con le Nazioni a cui, appunto, di– chiarai Ja guerra non voluta dal mio popolo: io non sono libero di fronte al mio p3'Ssato e sento il disagio della nuova guerra, vòlta contro i miei al– leati di ieri: il disagio di dover rinne– gare leggi ed att) che recano il mio nome. « Mae~tà, non permettete che giuri– sti maldestri, divenuti più realisti del re, giustifichino il vostro ,rifiuto col ri– chiamo di una Costituzione che qui è fuori causa e alla q\1ale voi sapete di non potervi più app~llare. Compite il gesto veramente regale. Non crucaetc _.,.., 11 paese vi sia grato: ì1 sacnuc,,., :.ara un couwno contro i rimorsi ùeuu vostra cosc1cnza; 111a gu s1,unu gentili, •.• ,d dalle passioni e dalle ineso1·a ,c leggi po11t1c11-,~1,en,1ra,rn"1alta trage– a1a di un re, cuc per un supremo dove– re patriottico, a salvezza 01 un popolo, scende volontariamente dal trono». Purtroppo, Vittorio Emanuele rimase so1·do au·appello di .F'rancesco Flora, co– si come l'avo suo, Carlo Alberto, ad al– tro non meno eloquente e pressante di U1useppe· Mazzini; e li proo1ema della 1ormaz1one di un Governo democratico m una sn•ua:tione lsHtu:t1ona1e cosi in– cena e p1e11ad1 sospetti, imene aopo li l'llll'0 • provv1sono. UI VlttOrio . t.ma– nueui, grava ancora come tat1dica spa– da dl uamoc1e :suu'oscuro avvenire ael– la democrazia italiana. WOL.f G1USTJ: La democrazia. Roma, H145 lPP• '12, L. tiUJ. Nel vo,ume,to dei Giusti, già noto p,:1· opere riguardanti problenu di s,u– na russa, :u ..::.,uluuuuo U.ft :Vemente, ma cmaramente, i pnncipali 1·apporu rntc1·conenti tra i pr111c1paJi termini ae1 comune linguaggio pontico - de– mocrazia, liberalismo, socialismo -; dopo di cnc s1 passa ad esammare i rappor,ti Ira democrazia e religione, de– moc1·az1a e nazione, democrazia e to– ta!narismi, per mettere m luce con– cretamemc come 11011esista una solu– z1onu uruca del problema della demo– crazia, ma cc ne siano t&nte ·quante sono i popoli politicamente organizzati. i..a democrazia, nata dalla trasposi– zione politica ae1n,spenenza religiosa della hitorma, s'incontra e si accom– pagna nel sec. XIX col principio di nazionatna a~•HalOLlUp,:r !a libertà, ma presto linisce per esserne separata e a dover lottare contro il misoneismo delle religioni trad.lziona,Li e contro il nazio– nausmo rampollo degenere dell'idea stessa per cui morirono T. Korner e G. Mameli; non solo, già nel secolo scorso si ha con Napoleone 111 il primo esem– pio di dittatura plebiscitaria, richia– mantesi ad una investitura popolare a carattere definitivo contro ogni oppo– sizione di spirito parlamentare. Quasi non bastasse, la critica marxista gene– r.ò il mito di una dittatura del prole– tariato, da instaurarsi da questo - e sia pure a titolo provvisorio - quan– do verrà il i:ran &iorno della v.ittoria del proletariato « i:iovane e sano» sul– la « corrotta e decrepita borghesia •· Ognun vede in mezzo a quanti peri– coli debba vivere una moderna demo– crazia: clericalismo ,retrivo, naziona– lismo, giacobinismo, marxismo. Ep– pure, la battaglia per Ja democrazia va affrontata senza timori e dubbi, come un dovere morale al quale non è dato sottrarsi. SERAFICUS

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