Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

LO ~TATO MODERNO - 20 MAGGIO 111411 Una pubblicazione attesa Quantunque spesse volte, in Italia, la questione di politica estera siano state trattate con una certa larghezza, da compe– tenti e da incompetenti, e soprattutto negli anni del partito di azione garibaldino e dell'irredentismo antiaustriaco e del– l'esasperazione tunisina a mezzo di rumorose e compromet– tenti dimostrazioni popolari, di comizi, di cortei, di fischi e rot– ture di vetri, c'è da lamentare che ancora quando il fascismo non era apparso all'orizzonte della vita pubblica italiana, la conoscenza sostanziale, intelligente, meditata dei problemi di politica estera fosse tra noi soverchiamente trascurata, a causa della tendenza profondamente radicata nella classe (Ìirigente italiana a tener chiusi gli archivi, a non pubblicare i documenti, ad essere estremamente parca nel mr:ttere a disp•isizione degli studiosi tutto quel complesso di carteggi che illuminano il progressivo corso dei negoziati con l'estero, - i rapporti dei legati nazionali, le note dei ministri, i trattati progettati e conclusi. Se guardiamo · ai ponderosi volumi pubblicati dal .Fore,gn Office, fin da tempo immemorabile, e in tutte le oc– casioni di crisi o difficoltà internazionali, così ricchi di ogni documento essenziale, e atto a il!uminare la pubblica opinione su tutti gli aspetti di ciascuna questione, ci assale il profondo rammarico che l'Italia non abbia saputo apprendere abba– stanza da que!l'esempio, per la migliore educazione politica e civile de' suoi ceti dirigenti. Quel che poi è aV\'enuto, negli anni che seguirono alla prima guerra mondiale HJ14-18, è ti– pico della mentalità chiusa e diffidente di qt1ella ristrettissima .classe politica italiana, che in definitiva preparò l'avvento del fascismo, e lo confortò del suo appoggio ne' suoi primi passi malsicuri, e si lasciò infine facilmente asservire dalla massa dc– ·gli incompetenti e clei disonesti e dai facinorosi, che nel nome· di un'Ital.ia imperiale portarono il Paese alla umiliazione e alla •disfatta cli questi ultimi anni. Dopo l'altra guerra, che fu con- siderata come la fine cli un'epoca, e l'inizio di un'altra, tutti i Governi europei, quelli dei vinti come quelli dei vincitori, Germania, Francia, Inghilterra, Austria, Turchia, Russia, risol– sero cli pubblicare tutto l'essenziale degli archivi diplomatici rispettivi, dal 1870 al 1914, cosicchè fosse dato agli studiosi . di storia politica e diplomatica di conoscere nella sua effettiva realtà le caratteristiche della sciagurata politica che avvii.> l'Europa a quel pauroso connitto durato oltre cinquantun mesi. Si ebhero così le grandi co)!ezioni documentarie, che permisero e permettono di studiare davvicino gli sviluppi della politica degli Stati europei negli anni che precedettero quella prima guerra generale del secolo: solo l'Italia non si mosse e i documenti dell'archivio del ministero degli esteri italiano con– tinuarono ad essere tenuti nascosti agli occhi di tutti o quasi tutti, tanto che gli studi pubblicati anche in Italia sugli eventi che precedettero quella guerra. poterono avvalersi della più larga documentazione estera, non di quella italiana. E" que– sta davvero una stridente inferiorità, di cui non può essere at– .tribuita la responsabilità esclusiva al· Governo fascista, in– quantochè, se il Governo salito al potere nel!' ottobre del 1922 nulla fece per la pubblicazione dei documenti italiani, nem– meno i Governi del periodo precedente mostrarono alcun de– siderio di far uscire la politica estera italiana dall'indetermi– ·nato e dal misterioso. Cosicchè, se noi non ne fossimo stati informati soprattutto dai documenti austriaci pubblicati dal Pribram, nemmeno oggi, a trent'anni di distanza dall'ora della denunzia dell'alleanza che legò l'ltalia_all'Austria e alla Ger– mania imperiale, nemmeno oggi noi conosceremmo appieno i trattati della Triplice, perchè il Governo italiano per sua parte non li ha mai pubblicati. E' necessario aclunque, che in quest'ora, che fu detta e si dice di rinno'lamento, sia provveduto a sanare tale grave la- cuna della nostra vita pubblica; è necessario che il Governo italiano dia mano senza ritardo a quella pubblicazione, che non fu fatta subito dopo l'altra guerra; e siccome gli avvenimenti seguiti nel nostro Paese dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945 hanno davvero (almeno lo speriamo, vogliamo esserne persua– si) chiuso un'altra epoca della vita italiana, sarà opportuno che la pubblicazione dei documenti della nostra politica estera, che potrebbe essere utilmente incominciata dalla costituzione del Regno nel 1861, sia proseguita almeno fino al 25 lug:io 1943, anche perchè sia illustrata agli occhi di tutti, e documentata nel modo più oggettivo, la insania di quella politica fascista, che di avventura in avventura gettò l'Italia nell'abisso di questa 'seconda guerra mondiale, e nelle tragiche difficolt.ì dell'ora che volge. L'invocata pubblicazione non cJeve es– sere ulteriormente ritardata. E' dovere degli uomini che sono .o che andranno al potere a Roma di affrontare e risolvere an– che questo problema, che con la luce proiettata sul nostro passato, gioverà non poco a guidare nel futuro il cammino del- 1'1 talia risorgente. CESARE SPELLANZON Gna proposta Si reclama i11sistentemente dai 7Jiù are/enti dei nostri gio– va11iamici urw chiarificazione della situazione dei partiti poli- : lici italiani che valga a meglio differenziarli piri ancora eh« nel limbo delle défi11izioni dottrinarie e delle aspirazioni pro– grammatiche sul terreno clel loro concreto operare. lo perso-· nalme11te, conse11/e11do i11 pnrte a tale ge11erosa impazienza, desidero co11tril111ire a tale 11ecessariachiarificazio11e e chiedo perta11to che il prossimo Congresso del Partito d't\zio11e ap– provi la proposta di mutare il nome attuale in quello di Par– tito d'Azione democratica. Col cl,e si mrmterrehl,e il 1;ecchi" 110111e della lmttaglia antifascista, 11ome ormai consacrato clal sm1g11edi ta11timartiri, ma vi si aggiungerebbe /'attributo di democraticità, atto a stabilire i limiti entro cui il partito r;uofo operare e a dissipare nel pubblico più imweparalo e 11011 soc– corso da ricordi di storia risorgi111e11tale l'equivoco di un par'– tito che co11tinua a chiamarsi d'azione, qucmdo l'azione insur– reziorwle si ,j ormai gloriosamente conclusa . 11 J!.L ponte C'lw siti accaduto che Mll'impossibilità cli disi11cagliare la barca govemativa, arenatasi tra una secca socialista ed una secca democristimw, si sia fatto ricorso ad 11n 11occMero del Partito d'Azione, non ci lw 111inimamente so"rpresi. Per noi ciò .f! stata 'la conferma - e tanto più prolJante qua11to meno ooluta e sperata -:- che la f11nzio11edel Partito ,} proprio quella in c11i noi crediamo: fwi::iòne di mediazione poUtica tra i puri assertori della libertà individuale e i puri e– saltatori della giustizia .sociale. Per noi ciò è stato il primo esempio di uria lunga serie di situazioni in cui dovrà tornare opportuno ripetere, parafrasmulo la celebre frase, che « se il Partito d'Azione non ci fosse, bisognerebbe inventarlo»; ma ciò sanerebbe <mche grar;e ammonimento a coloro i quali ri– tengono che il Partito possa essere impunemente giocato in una politica frontista qualsiasi, sia di destra che di sinistra, e r1011 invece 111ante11uto vigilmente aderente alla sua piti im– mediata e necessaria funzione di catalizzatore di forze demo– cratiche, o, peJ 11sareil simbolo f}iù plasticamente evidente (eia cui prende nome e vita la bella rivista fiorentina f~ndnta da l'iero Cal1111111nclrei), di ponte: ponte sopra 11 fiume che divise sin qui irreparabilmente borghesia e prc•letariato, individuo e collettività, autonomismo ecl unità na;;io1111le, la patria ita- liana e la grande patria umana. · ar. b.

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