Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

61 LO STATO MODERNO - 20 GIUGNO 1945 e non dal beneficio economico inerente, che può spingere ciascuno a far di tutto per arrivare a una determinala po– sizione. L'indifferenza di fronte alla carriera non si può realiz– zare che sopprimendo il bisogno di migliorare economica– mente; quindi tanto maggiore sarà l'indipendenza della ma– gistratura da ogni ingerenza, quanto più sarà evitata la ne– cessità di far carriera; e perchè ciò sia, occorre risolvere il problema dell'adeguato trattamento economico della magi– stratura. Buoni stipendi, dunque, che rendano sicura la vita del giudice; e non le preoccupazioni (che sarebbero maggiori di quelle di oggi) di dover conquistare o mantenere il favore di quel qualunque corpo cui la nomina e la conferma dei ma– gistrati elett.ivi fossero demandate. Si può concludere che una delle più sicure guarentige della indipendenza della magistratura è la sua condizione eco- nomica; e che l'adeguato trattamento di essa può essere una delle migliori prove di una sincera volontà dei governi di vo– lerne garantire e rispettare l'indipendenza. Con l'indipendenza economica dovranno realizzarsi le altre guarentige già riconosciute dell'inamovibilità dalla fun– zione e dalla sede. E per poter fare alla magistratura un trattamento ade– guato occorre metterla fuori dell'ordinamento gerarchico e burocratico dello Stato: il suo trattamento economico non può essere legato al trattamento degli impiegati, così come la funzione giurisdizionale della magistratura non 'può essere equiparata ad alcuna delle attribuzioni burocratiche del per– sonale dell'amministrazione. E ciò precipuamente per il re– quisito dell'indipendenza, che deve riscontrarsi in. ciascun ma– gistrato, mentre è caratteristica della gerarchia burocratica la subordinazione. GUIDO RAFFAELLI Nota sul concetto di d•ittatura Molti equivoci esistono intorno al concetto di dittatura. La parola stessa è caduta in particolare discredito in seguito alle rovinose esperienze del fascismo in Italia e del nazismo in Germania. Sotto il nome di dittatura s'intende una condizione di ~ose per la quale un numero ristretto di persone, direlto da un capo di speciale autorità, impone alle altre la propria vo– lontà senza tollerare discussioni od ammettere votazioni. Essa può anzitutto concepirsi nei rapporti di un partito o di una classe con altri partiti o classi. La dittatura di un solo partito e di una sola classe è trop– po difficile a verificarsi. Perchè sia possibile, occorre imma– ginare una crisi sociale così profonda, per cui tutti gli altri partiti abbiano. perduto ogni credito presso larghissimi strati della popolazione. Si tratta dunque di un caso la cui ecce– zionalità ci dispensa da un esame ordinario. · Più probabile invece è la dittatura di un insieme di par– tili o di ceti - per esempio quelli che in un certo momento si possono considerare più avanzati - contro altri partiti od altre classi concepiti come reazionari. Un esempio ci è stato offerto in Italia spec:ialmente nell'ultima e più eroica fase della lotta contro il fascismo. La coalizione dei partiti :mti– fascisti ha trionfato e sta compiendo una larga epurazione a mezzo di una vera e propria dittatura contro le forte più palesi della reazione. I metodi della dittatura si sono pra– ticamente imposti come necessità tecnica a quegli stessi par– titi della coalizione anti-fascista i quali continuano a com– battere in astratto il principio stesso che stanno applicando. In generale, c tanto più nel caso di una coaliziunc, <JUC· sta deve rappresentare idee ed interessi sufficientemente dif– fusi. Non basta però che le idee e gli interessi siano abba• stanza larghi, perchè essi senz'altro trionfino. Se i loro ne• miei si oppongono all"uso dei mezzi legali, diventa necessa– rio combatterli con le armi, e, perchè le anni vincano, la dittatura riesce teénicamente inevitabile. Ad una dittatura, insomma, bisogna contrapporne momentaneamente un'altra. Può avvenire che la dittatura sia giustificabile anche contro partiti apparentemente av,mzati. Ad esempio la so– cialdemocrazia tedesca, negli anni immediatamente succes– sivi alla penultima grande guerra, spiegò un'attività conser– vatrice a tutto vantaggio della reazione risorgente. Malgrado i suoi antichi programmi, essa combattè lo spartachismo, ma protesse in tutti i modi le persone e gli averi dei respon– Silhi!i della gisf~tta, preparand9 ço~ì ç<,1!1 inçr~iJ>il~ 4lcn- scienza il proprio licenziamento e l"avvento del nazismo. Se allora i comunisti tedeschi fossero stati più forti, avrebbero potuto invocare la dittatura contro l'atteggiamento di un par– tito che era socialista e democratico a parole, ma che so– stanzialmente si comportava in quelle date condizioni come una forza conservatrice e reazionaria. L'errore fondamentale di coloro che si spaventano p~r principio della parola « dittatura » è di non vedere che una organizzazione dittatoriale diventa per ragioni tecniche ine– vitabile, ogni qualvolta la lotta contro le forze anti-democra– tiche si trasformi in una lotta armata. Le forme democratiche sono possibili se tutti le accettano. Ma quando una parte le abbandona e per abbandonarle ricorre alle armi, anche l' al– tra parte deve adottare mezzi congrui. L'uso delle armi è tec– nicamente incompatibile con le forme democratiche. Qualun– que organizzazione armata è inevitabilmente una organizza– zione autoritaria in cui gli ordini discendono dall'alto e non possono nè debbono venir discussi in basso. In caso contra– rio si avrebbe la disgregazione e la sconfitta. Il dilemma dunque s'impone: o rinunziare alla lotta ·Q lottare dittatorial– mente. E' ciò che hanno compreso in Italia anche tutti quei socialisti i quali un tempo s'illudevano di poter condurre le lotte politiche sempre e soltanto con la propaganda e con la scheda, e che appunto per questo non seppero da principiu nè co.mprendere il nazi-fascismo nè opporvi mezzi adeguati. In Italia l'« Aventino» fu la manifestazione negativa ed im– potente <li una coalizione che non sapeva o non voleva agire contro il fascismo nei soli modi efficaci: quelli da esso im– pasti. S"intende che la dittatura non può rappresentare se 'non una condizione transitoria. Raggiunta la vittoria, essa deve la– sciare nuovamente il posto alle fonne democratiche, anzi a forme di una democrazia sempre più sostanziale. Senza dub– bio esiste il pericolo che i dittatori vogHano prolungare U:– l'infinito i propri poteri. Ma contro questo pericolo de\'e sta– re in guardia la coscienza politica di coloro stessi che accet– tarono la dittatura solo come un mezzo straordinario dovuto a condizioni eccezionali e transitorie. La dittatura si può anche affermare all"interno di una stessa classe o ceto. Questo è ad esempio il caso della « dit– tatura del proletariato » rispetto al resto della classe lavora– trice. Rettamente intesa essa significa che in un periodo ri– voluzionario la direzione del movimento può e deve essere ;!3S1JIJ(~ çl~lla parte più av,il)_zat~delle çl~ss.ilovor!\tiiçi e çjoè

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