Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

. 60 LO STATO MODERNO - 20 GIUGNO 1945 che si forma ·progressivamente durante il periodo di conces– .sione e che sàrebbe interamente lucrata dal proprietario fino al giorno della scadenza. lo propendo per una soluzione più radicale: vietare qual– siasi costruzione su area di proprietà privata in centri urbani superiori n un -certo numero di abitanti; municipalizzare le aree costruttive con l'espmpriazione per pubblica utilità ogni qualvolta si renda necessario costruire, pagando il terreno al prezzo corrispondente al suo valore quale fondo agricolo; dare il terreno stesso in concessione per un lungo periodo di tempo (ad esempio 99 anni) scaduto il quale il Municipio su– bentrerebbe nella proprictù riservando al proprietario solo un diritto preferenziale, qualora tutto l'immobile venisse dal Comune ridato in concessione per un altro periodo di tempo, allo scopo di stimolarne una migliore manutenzione. In tal modo si otterrebbe la eliminazione della specula– zione, un'incidenza quasi trascurabile del valore del terreno sul costo dei locali e quindi sugli affitti, la possibilità di un rinnovamento edilizio a costi molto minori di quanto non sia oggi possibile coi vantaggi che è facile immaginare, mentre per contro il trapasso di proprietà deJl'immobile alla fine della concessione avrebbe un'incidenza minima sul piano finan– ziario perchè la percentuale di ammortamento per un periodo di 99 anni è pressocchè trascurabile. Un tale provvedimento naturalmente ne renderebbe in– dispensabile uno analogo nei confronti delle costruzioni già esistenti che dovrebbero essere considerate a questo effetto come nuove costruzioni dal giorno dell'entrata in vigore del provvedimento. Si potrebbe obiettare che una tale regolamentazione edi– lizia potrebbe essere di freno alla iniziativa privata, e rendere necessario l'intervento diretto o indiretto degli enti pubblici neJle nuove costruzioni. Non credo che esista. questo peri– colo; c'è tutto un passato che prova come molti servizi pub– blici siano sorti da iniziative private in regime di concessione e d'altra parte anche i grandi complessi industriali hanno un consumo tecnico ed economico tale da farli ritenere privi di valore dopo 100 anni e pur tuttavia essi sono sorti e conti– nuano a sorgere esclusivamente per iniziative private. 4. - Eliminata la rendita dell'ar~a il problema non sarà risolto perchè permarrà e si formerà con sempre maggiore en– tità sulle costruzioni per la pre_ferenza che verrà data alle abitazioni delle zone centrali e intermedie - o che diver– ranno tali nel futuro - nei confronti di quelle situate alla periferia. Il sistema dell'imposta - per assorbire questa rendita - è stato diffusamente esaminato dal Loria nell'opera citata in cui sono prospettate tutte le congiuntme che rendono possi– bile o no la traslazione del tributo sull'inquilino e quindi il permanere o meno della rendita stessa. Praticamente però la traslazione in tutto o in parte av– verrà sempre, perchè non mancheranno persone con redditi sufficientemente alti per pagare affitti maggiorati di una quota x dell'imposta sul plus-valore dovuta alla posizione di privilegio degli immobili. Se si vuole evitare che questa forma di rendita vada a beneficio dei privati, non v'è, a mio avviso, che un sistema: il controIJo degli affitti. L'edilizia è un ramo di attività dove È uscito in questi giorni l'opuscolo: il controllo dei costi da parte di .organ,i tecnici è facilissimo e conoscendo i costi si può stabilire d'ufficio, per ogni nuova costruzione, i canoni massimi di affitto i quan non dovrebbero subire aumenti se non quando fossero giustificati da un rialzo generale del livello dei prezzi, esclusa quindi ogni migliore condizione di ubicazione che nel futuro si potesse determi– nare. L'indiscusso vantaggio che costituisce per l'inquilino la casa del centro nei confronti cli quella alla periferia dovrebbe essere compensato da una aliquota sensibilmente maggiore dell'imposta sul valore locativo, aliquota che dovrebbe essere corretta ogni qualvolta mutassero .Je condizioni preferenziali degli immobili. Solo in tal modo si potrebbe evitare il formarsi di situa– zioni di privilegio sia per i proprietari che per gli inquilini· ed avere la certezza che gli incrementi dei valori d'uso dovuti alla collettività sarebbero, tradotti in moneta, da essa sola lucrati. I ~- "' · ORLANDO RONCm UN ERRORE Dà ogni parte (e anèhe da questa rivist~) si teme un riaf- fioramento di spirito nazionalistico. , Il nazionalisnw, oggi, è la negazione della solidarietà in• ternazionale intesa non già, nel senso settecentesco di aristo– crazia cosmopolitica, o nel se,iso religioso di un·a identica pa– ternità, o nel senso illuministico di un comune desti.no e di un com une dolore, ma nel senso tutto politico di una consta– tata impossibilità a vivere 11eparati.u li nazionalismo dunque, oggi, come non mai, è la guerra. Ma la deprecazione, evidentemente, non basta. Quello che occorre è provvedere al moclo di non farlo risorgere. E il solo moclo efficace è di rimuovere le cause che 1') rendano, o sembrino renderlo, legittimo. E fra le tante cause che legitti– numo il 11azio11alismo (o meglio fra i tanti pretesti che il na– zionalismo adotta per la sua penetrazione) c'è anche una de– /Jolezza nella difesa degli interessi nazionali; quando poi la debolezza assume aspetti intollerabili, allora il tempo rfel na– zionalismo è giunto. Perchè il proprio de/l'errore è di porsi come èausa di altri errori. Ecco perchè dobbiamo risolutamente biasimare la com– posizione della delegazione regionale inviata a Roma dal C. L. N. A. I. alla fine della prima decade di giug,w. In detta delegazione 11011 figurava110 i rappresentanti del C.L.N. giu– liano. Perchè? Forse che la Venezia Giulia non è tuttora parte i11tegrante dello Stato ita/ia110?E forse che essa 11011 ne fa parte nella ·vienezza dei propri diritti e delle proprie ragioni alla tutela degli interessi regionali, come ogni altra rngione cl'Italia? C'è qualcu.110che si illude che gesti simili provochino ali'estero rea;:;ionediversa dal!'ingordigia, e all'intemo, dalla umiliazione e dalla vergogna? Se c'è, si faccia ava.nti. Sapremo · almeno a chi addebitare le responsabilità dell'inevitabile na– zionalismo di domani. Atte11;:;io11e agli errori iniziali. Noi non siamo in grado di permetterci il lusso di sbagliare, tanto meno nei problemi de– stinati ad esercitare profonde ripercussioni ali'estero e all'in- terno. VlTTOR LINEAMENTI PROGRAMMATICI PER LPARTITO D'AZIONE redatto da un gruppo di aderenti a questo partito. Potrete averlo gratuitamente, . rìchiedendolo alla redazione dello Stato Moderno: Milano - Foro Bonaparte 46.

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