Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

LO STATO MODERND :20 MAGGIO '1945 CRlT:E-RI ·PER· 1·-t CALCOLO :oEL COSTO DELLAGUERRA · Lé ingenti distruzioni causate dalla guerra a quell_' en– tità, solitamente espressa in termini monetari, chiamata «,ric– chezza nazionale » (ricchezza che comprende, è. ben noto, tanto be.ni pubblici quanto beni privati) ha posto e conti– nuamente pone problemi a cdloto che fin da ora si occupano del razionale ripristino di tale ricchezza distrutta. Problema di fondamentale importanza, fra gli altr.i, è quello della metoddlogia da seguire nella valutazione delle perdite stesse. A prima vista questo problema, di natura essenzialmente metodologica, parrebbe di solo interesse teorico. Ma non ap– pena ci si addentra nell'esame, subito si vede che, al contra– rio, numerose sono le questioni di· ordine pratico che a tale valutazione sono strettamente collegate e, in un certo ~qual senso, subordinate. Bastino qui alcuni esempi. La valutazione delle distruzioni belliche è cakolo che condiziona e precede ogni redazione di piano finanziario di ricostruzione· nazionale; soltanto in base ai risultati di tale calcolo si potrà dire se la capacità del ·risparmio nazionale è sufficiente, in un più o meno lungo periodo di tempo, per il risanamento delle perdite subite; in caso contrario (ipotesi che appare. già ora assai probabile dai primi grossdlani ac– certamenti) si dovrà necessariamente fare ,ricorso a finanzia– menti stranieri. L~entità dell'apporto finanziario da richiedere ali'estero è dunque questione pratica subordinata, in note– vole m"isura, aHe modalità di calcolo delle perdite comples- sive causatè'dalla guerra. · Il ri~arcimento dei danni di guerra, inteso come opera– zione strumentale per il riavvio della produzione del red– dito. nazionale, è pure questione pratica di cui tutti ricono– scono l'importanza. Orbene è;;,-chiaroche le modalità di tale risarcimento non possono essere stabilite se non dopò' avere in concreto valutate le perdite da risarcire. E' inutile rico– noscere il diritto al risarcimento di ogni bene perduto se poi in realtà lo Stato non è in grado di operare tale risarcimento. Perciò appare fin d'ora necessario limitare al massimo l' e– lenco dei danni risarcibili. Ad esempio, limitando questo elenco; almeno in un primo tempo, a quei beni che sono fat_tori strumentali per la pro.duzione del ·reddito nazionale non si può poi certo adottare il criterio di valutarli e di risarcirli ai prezzi vigenti nel momento della distruzione. Se si vuole veramente che tali beni siano ricostruiti è necessario \>agarli ai prezzi correnti .nel momento in cui avviene l'ef– fettivo· ripristino. Criterio che trova pratica applicazione con il risarcimento in beni reali simili a quelli perduti. Con J' ellittica espressione « costo della guerra », si sot– :.intendono spesso significati assai diversi: alcuni limitano il ,igniffcato ·al puro costo finanziario sos.tenuto dallo Stato per la condotta attiva e passiya delle operazioni belliche; altri aggiungono pure, a questo •costo finanziario, le spese passate presenti e future che lo Stato ha dovuto, deve e dovrà so– ,tenere. come con·seguenza ·diretta· e indiretta della· guerra; altri ancora allargano · a dism(sura il significato dell'espres– sione per comprendervi anche tutti i costi diretti e indiretti che la· co]lettività ha d_ovuto sopportare in passato per la sola p·ossibilità dello scoppio di· una guerra e tutti i costi che non solo nel presente. si devono, ma anche nel fyturo si. do– vranno sòppòrtare in termini di minorazione_ nel godimento <leibeni disponibili. . · Non v'è dubbio che ogmmÒ di questi significati ·può 1 trovare, in .Jinea teorica, giustificazione. Una volta fis§.ato · il– punto di vista dal quale si intende considerare il problema r:sulta una minore o maggiore ampiezza del concetto relativo 1 1 costo dellà'"gu·erra ». Cosl, se c!.-si pone da un punto di- vista pura~ente fiscale, trova giustificazione il significato di:, « costo della guerra l> attribuito alle sole spese sosten,1it7 ' dagli enti pubblici 'che. rappresentano fa collettività. Ma se ci" si pone dal più ampio possibile punto di vista economico.' . lt · t·f· t d" · 1·· ' · · . 1 1l' 1 nsu a _pure gms 11caa, a esempio, mc·,us1onem ta e co;:,\p di tutte le .perdite in passato sopportate per la mancata·\al'; , tuazione di una perfetta divisione internazionale del lavord: proprio in gran parte da attribuirsi alla necessità delle ~in– gole collettività di prepararsi economicamente, nell'ambito lt1c1 territorio nazionale, per fare fronte all'eventuale scoppip di. una guerra. Risulta da quanto detto che solo stabilendo lo scopo· del calcolo del « costo della guerra " si ha la possibilità· di fis– sarne limite e significati. Ancor più appaiono relativi limiti' e significati di « costo della guerra» non appena si affro\·,ta il problema concreto che in questo momento interessa: quello· di ricostruire la ricchezza nazionale distrutta dalla guerra. · Se questo è il problema particolare che si intende Tisol– verè ne deriva che per « costo della guerra » deve solo Ì ,·. tendersi il costo di riproduziorie o di ripristino _dellaricchezz; ·, pubblica e privata distrutta o danneggiata <falla guerra 'in'\ modo tale che, alla fine delle operazioni di ripristino; si pÒssu avere lo stesso reddito nazionale che fluiva prima delle distru– zioni e dei danneggia(!lenti. In altre parole « costo deliri guerrà » in questo momento significa soprattutto .« costo di ricostruzione del reddito nazionale». Pare una definizione sem– plice: ma in realtà non lo è. Ecco un esempio che può chia– rire la questione: si pone il problema di ·valutare le distru– zioni ed i danneggiamenti subìtf dal patrimonio edilizio. E èl si domanda: tale valutazione deve essere eseguita in base • al valore delle case sul mercato in un certo momento, oppure - tenendo conto del va.Jore ai riproduzione, cioè del costo che, nello stesso momento, si dovrebbe sostenere per riprodune fedelmente· i beni distrutti o danneggiati? Analoga domansJa • . può essere evidentemente -posta per gli impianti industriali: . Il vaiore di un impianto industriale distrutto o danneggiato deve essere calcolato in· base alla capitalizzazione di quanto · effettivamente rendeva al- momento dellà distruzione, oppure in base al costo di ricostruzione deH'impianto stesso? Qui sta il vero nocciolo della- questione. ·: . Riprendendo la questione da un punto di vista generale si può osservare che la determinazione del « costo di rico– struzione del reddito ·nazionale » importa in linea pratica che i du°e redditi- nazionali, quello che fluiva prima delle distru-, zioni belliche e quello c4e flui~à dopò il ripristino della •riq– chezza perduta, siano, in un certo qual modo, paragonabili. Orbene, questo confronti:>,per quanto possibile, presenta ·delle indubbie difficoltà. Il reddito nazionale, infatti, non è· un flusso di beni . e. di servizi automaticamene -sgorgante d~lla ' ricchezza nazionale: sgorga solp mediante l'applicazione· di energie _um_ane alla ricchezza stessa. Non v'è dùbbio che oggi queste forze, anche se numericamente superiori; pd~seggònò una produttività media: ·notevblmente ·inferiore a· que1la prn• bellica. Basta pensare alle perdité sia per •morte·sia per mù– tilazione di forze ·giovani; alla forzata inattività-produttiva: 8i · -considerevoli contil)genti d/ uomini per richiami alle an_ni e _per altre circostanze; al mancato addestrame~to l_avorativo _delle giovani genemzioni; alla disoccupazio_ne provq_cata dal passaggio dalle lavorazioni _di guerra alle· lavorazioni di pacé; :alla iriancan~a; nei _primi tempi, di benistru!_nentali adatti allf forze làvoratrici disponibili, e così yia; donde deriva che, a parità di circostanze, il raggiungimento' ai un -livello di req 0

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