Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

LO STATO MODERNO -· 20 MAGGIO 1945 au.· lo sconfitta dcl socialismo, e appoggiò la reazione. Così il suc– cesso all'estero veniva pagato ai danni della politica interna, dove s'iniziò l'oppressione deHe libere forze popolari. Su questa via, che doveva diventare il calvario doloroso del– la democrazia austriaca, la prima data significativa fu il 15 lu– glio 1927, quando la polizia di Vienna sparò impunemente sulla folla inerme, durante una manifestazione operaia. Poi venne la Heimwehr, armata e sovvenzionata dalle forze rea– zionarie con la compiacenza del Governo. Infine Dollfuss. li coraggio personale con cui il Millimettemicli affrontò la situazione, non servì ad altro che ad aggravarne le condizioni. Fu un suo grave errore quello di credere che fosse possibile conciliare il pangermanesimo con l'indfpendenza dell'Austria. Ne sortì una confusa politica che opponeva al nazismo una specie· di fascismo in sedicesime,, di derivazione italiana e corporativa. In realtà Dollfuss, con l'aiuto di Mussolini, fu il più spietato nemico delle forze democratiche, fino allora an– cora vive in Austria. La controrivoluzione del 12 febbraio 1934, in cui la Iieimwehr, equipaggiata di tutto punto, ebbe ragione deH'eroico Schutzbund, fu l'episodio culminante di questa lotta, che segnava la vittoria di DoHfuss e la sconfitta della Repubblica Austriaca. La reazione aveva infatti in Austria due tendenze, quella cattdlica e quella nazista. Per difendere l'indipendenza del- 1' Austria, Seipel e poi Dollfuss avrebbe~o dovuto alleare .Ja tendenza cattolica con le forze p9polari socialdemocratiche o appoggiarsi su queste ultime. Essi fecero invece l'opposto. Nel marzo 1933, Dollfuss _soppresseil Parlamento, togliendo così aHe popolazioni di ·lingua germanica l'unico luogo in cui la loro lingua avesse funzione di verità. A pochi giorni daHa mor– te egli fece giustiziare due giovani socialisti per tenui reati, mentre la legge contro i terroristi nazi si applicò la prima volta nei confronti dei suoi assassini. ~a storia non è priva di incongruenze: Dollfuss cadde per mano di nazisti, ai quali egli aveva molto accuratamente sbarazzata la strada, soppri– mendo le correnti popolari. Dopo di lui, la conquista deH'Austria da parte di Hitler non è ri:evante che per la non indispensabile brutalità del modo: niente altro. L'eroica lotta del suo successore Schuschnigg non ebbe la possibilità di uscire dal campo episodico. Questo fu, per intenderci, il fatale equivoco deHe destre, e il non meno fata:e atteggiamento de:Je grandi potenze du– rante la prima repubblica d'Austria. Come si prospetta attualmente la situazione? Non è certo facile rispondere, a!meno sino a quando non è dato di ve– dere in modo aperto e chiaro quello che è successo e che sta succedendo all'interno del paese. Perchè è fuori di dub– bio che ogni soluzione avvenire, che sia secondo giustizia e duratura, deve trovare base e presidio unicamente nelle li– bere forze popolari e democratiche. A questo punto le incertezze si fanno maggiori. Durante la guerra non si è mai avuto notizia, ma:grado i continui ap– pelli di radio Londra, che si sia formato in Austria un mo– vimento di resistenza consistente. Per quanto mi riguarda, dato che mi trovavo colà dopo il 25 luglio 1943, posso af– fermare questo. Mentre in Baviera avevo potuto constatare che la caduta di Mussolini aveva destato in molta gente un vero sollievo e numerosi furono coloro che mi dissero tfat– tarsi d_el primo passo, cui sarebbe seguito il secondo, cioè la caduta di Hider, raramente mi fu dato· di vedere maggiore entusiasmo di queHo sollevato in Austria 'dalla divisione S.S, « H. Goring » che si dirigeva con· la massima velocità ad oc– cupare ed opprimere il nostro Veneto. Quello che è certo è che le forze insurrezionali o sonc mancate in Austria, oppure non hanno avuto modo di ap– prendere nella dura lotta - come in Francia, Italia, Belgio ecc. - a combattere e a difendersi per la libertà. Il_nome di Karl Renner è senza dubbio una bandiera per i democra- tici austriaci, ma non basta. Ecco perchè la situazione richie– de ancora riserbo ed attenta osservazione. Infine vi è ancora un a!tro problema e non meno grave. Socialisti e socialdemocratici furono, durante la prima re– pubblica, per la unione alla Gennania. Solo quando sul!a scena apparve Hitler essi modificarono il loro atteggiamento. E' probabile che in avvenire, una volta costituitesi le due repubbliche democratiche di Germania e di Austria, queste tendano a fondersi, tanto più che non sono certo mutate le esigenze economiche. In tale caso è facile prevedere un nuo– vo intervento straniero per impedirlo. Si opprimerebbero cioè di nuovo le forze popo!ari. Di nuovo sorgerebbe il fatale e-· quivoco delle destre e di nuovo la grandi potenze vorreb- · bero dare ad una questione squisitamente interna, una falsa soluzione internazionale, resa oggi più r.futa dalla bandiera sovietica che sventola a Vienna e Budapest. In questo ma– laugurato caso, ancora una volta l'Austria sarebbe quel pic• colo universo, dove la storia fa le sue prove generali. ENRICO SERRA Venezia Giulia e Val d'Aosta La debo!ezza della nostra politica generale comincia a dare i suoi frutti, e la rco11cezione insieme razionalistica e sentimentale della Federazione Europea (e cioè non ritro– vata nelle fondamentali necessità storiche dell'equilibrio po– litico) comincia ad avere le sue prime delusioni. Noi siamo risaliti dalla posizione di vinti a quella di cobelligeranti; la realtà delle cose e il nostro effettivo con– trib1ito alla guer·ra, ci danno diritto ad un rapporto di al– leanza la cui consacrazione forse non tarderà; eppure due nostre pror>incie ci sono, in modo dir>ersoe con diversa in– giustizia, contestate. Per la Venezia Giulia il proclama di Alexander ha fu– gato, anc1ie a/l'interno d'Italia, le nebbie di molti cuori e di molte Ulusioni: la politica del fatto compiuto non prevarrà, percl1è contro di essa fii fatta la guerra; e la guerra non tra– dirà le sue origini. Per la Val d'Aosta, pochi c~1ilom.etriquadrati, ma for– midabile impegno economico, il problema è più sottile e in certo senso complesso. Mentre il Governo iugoslavo ha_ uf- · ficia/mente appoggiato l'azione delle sue forze armate, il Governo francese si è risoluta.mente astenuto da ogni dichia– razione ufficiale circa la Val d'Aosta, e non sono anzi man– cate assicurazioni ufficiose in proposito. Nè da parte nostra nutriamo alcun dubbio circa la lealtà nei nostri confronti 'di De Gpu!le e ili Bidault. Ma chi non sa c1ie la politica fran° cese è vigile e varia e non viene esaurita nè dal ministro degli Esteri nè dal Quai d'Orsay? Nè giova dissimulare che il problema è reso più acuto dal desiderio dei Valdostani ad una larga autonomia. · Su questo desiderio, legittimo, gioca– no interessate influenze, meno legittime. Dovrebbe essere chiaro a tutti che, mentre sul terreno · interno, il problema valdostano si lega a quello della gJne– ra:e riforma strutturale dello Stato italiano (il che non esclu– de la utilità e la opportunità di immediate provvidenze, co– me fu il caso per la Sicilia e la Sardegna), sul terreno in– ternazionale, un tale problema nè si pone, nè &i può proporre finchè le Nazioni Unite non abbiano cancellato sin l'ultima parola dei loro scopi di guerra. VITTOR ERRATA CORRIGE Nell'ultimò numero, a pag. 17, colonna 2•,_pril:na ri– ga, sostituire la riga esistente con: partecipazione agli utili dell'azienda, la quale però; a pag. 20, colonna 2•, paragrafo 6, capoverso d, sostituire nell'ultima riga « che esso risorga • con: • che ess~ non risorga •·

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