Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

LO STATO MODERNO - 20 'MAGGIO 1945 35- Polemiche d'attualità INTORNOAL FRONTE DELLA CULTURA Caro Sicanus. hai invitato qualcuno degli amici co– munisti a scrivere per lo Stato Mo– derno sul Fronte della Cultura e sono contento di farlo, in un senso intera– mente privato. Voglio dire che si è già troppo parlato di comunisti e non co– munisti, per il Fronte della Cultura. Eugenio Curie! era comunista ma l'idea di un Fronte della Cultura gli si pre– sentò sul medesimo piano di quella del Fronte della Gioventù, sul piano della lotta antifascista, da continuare anche dopo la sconfitta del fascismo per ar– ricchirla e approfondirla in noi. Curie! è caduto, gli amici che proseguono la sua idea sono comunisti o non comuni– sti, non c'è per il Fronte della Cultura un'iniziativa di comunisti cui • gli al~ tri • debbano portare aggiunte. Secondo un progetto, del Comitato d'Iniziativa faranno parte a giorni due personalità culturali del Partito d'azio– ne, due socialisti e due comunisti, cioè i rappresentanti dei partiti che si sono già spontaneamente trovati nel cerchio del Fronte della Cultura; gli altri par– titi potranno mandare anch'essi dei rap– presentanti, che saranno i benvenuti se le persone significheranno qualche cosa per il Fronte. Ma queste presenze «paritetiche• van.no intese, se inter– preto bene, come una liquidazione del problema dei parti ti del Fronte della Cultura e non come l'inizio di un'atti– vità appoggiata sui partiti. Una volta entrati a far parte dei Comitato d'Ini– ziativa, comunisti, socialisti e p. d'a. si troveranno sui terreno della cultura. Anche i ,principi vicini all'ideologia po– litica dovranno esprimere una realtà di cultura nel modo più aperto, e se i comunisti spingessero questi principi in un senso e il p. d'a. in un altro senso, sarà come per il continuo ritorno degli individui alle origini della propria ideo– logia di partito. Ogni uomo ripete con– tinuamente in sè il momento ideale in cui si...è riconosciuto in un partito, ogni uomo di cultura. ritrova continuamente con libertà le ragioni d'aderire a un partito, e vivo di questa libertà e vivo del suo partito ogni uomo di cultura può portare le ragioni del suo partito a quei limiti che spno fiamma spiri– tuale, voce tutta umana, incontrando altre fiamme e alti·e voci in ·un accordo di vita. Senza nessuna autorità o situazione particolare per farlo (non appartengo al primo Comitato d'Iniziativa e ho solo partecipato a riunioni di amici) ho creduto di dover premettere questo per arrivare più libero ai punti che im– portano. A giudizio oramai di tutti co– loro che se ne occupano, la questione puramente politica deve essere risolta nel Fronte della Cultura in modo eh; essa non torni come spetti"o a turbare il lavoro; e ho cercato di fare così an– ch'io, prima d'entrare nell'argomento. I compiti del Fronte della Cultura non possono esprimere le intenzioni di alcuni uomini di cultura, devono inter- ' pretare una situazione storica, la fase nuova della cultura. Questo è apparso chiarissimo dalle riunioni svoltesi in questi giorni, e ha reso superata anche l'intervista dell'Unità del 30 aprile cui ti richiami nella tua nota. Prima di pubblicare un manifesto, il Fronte del– la Cultura ha domandato ai suoi ami– ci di concorrere a interpretare la situa– zione della cultura. Sulle loro interpre– tazioni verrà redatto il manifesto. Questo è dunque il mio tentati;o di interpretazione. _Che cosa rende necessario un Fronte della Cultura? Prima di ogni altra considerazione la lotta contro il fascismo, come intendeva Curie!; prima di ogni altra considera– zione lo scioglimento di certi enigmi del-la nostra cultura, come intendeva Curie!; prima di ogni altra considera– ·zione il rapporto diretto che si deve stabilire tra la cultura italiana e le masse italiane, come intendeva Curie!. Questi tre motivi sono egualmente ra– dicali e, come naturale, si intrecciano insieme. Che significa oggi « lotta del-la cul– tura contro il fascismo •? Il fascismo non è stato mai cultura, non ha avuto cultura perchè era antiverità, antiri– cerca; pure in Italia e nel mondo molti uomini di cultura hanno dato fede per un periodo al fascismo o risultano ad– dirittura tra i suoi motivi d'origine, o rivelano di non potersi staccare mai d3lla miseria fascista. Il fascismo è durato venticinque anni, lo abbiamo lasciato durare venticinque anni. E an– che la nostra cultura fu tra le condi– zioni di questa durata, e oggi non si è liberata affatto da esse; basterebbe a provarlo ciò che le accade a Roma. Non vi si può rimediare se non gene– rando della cultura migliore ognuno per proprio conto o il) gruppi, dalla tenden– za particolare? Questa è una concezione passata della cultura. Noi sentiamo di poter fare anche altro. Sentiamo di po– ter svolgere un'azione più larga. Deve esserci una voce comune che, impegni al rinnovamento della cultura una for– za che risulti dalle !orze della cultura. Questa .sarà presto Il Risveglio, sarà Il Nuovo Politecnico come li genererà il Fronte della c.ultura, e attraverso al– tre espressioni si potrà giungere a ri– chiamare glj organi della democrazia contro dei ritorni fascisti. Su questo punto che ~ià trattava l'intervista d~l– l'Unità, hai scritto che • il campo che si vuol colpire con mezzi legali rientra nel dominio dell'etica ». Prova a distin– guere. Rientra nel dominio dell'etica se c'è un dubbio etico sulla qualità del fatto. Ma se un Ojetti o un Soffici tro– vassero ripetitori cosi azzardati da sco– prirsi e così fortuna ti da poter insistere a farlo; se un Emilio Cecchi ripigliasse coraggio di moralista umoresca, sui fo– gli •liberali• che lo ospitano; se d'al– tra parte un gruppo o una rivista o un giornale inventasse qualche maniera sottile ma precisa di ritorno fascista, se il cinema o la radio non dessero ca– lore di partecipazione democratica, se gli spettacoli restassero in preda di in– teressi casuali e inferiori - il Fronte della Cultura premerebbe sugli organi legali per un in tcrven to preciso, senza il minimo dubbio etico. E' necessario che ciò venga fatto da persone in grado di giudicare. E' la cultura che deve combattere l'anticultura anche sul ter– reno •sociale•· Se il Fronte della Cul– tura avrà vita e libertà ·e autorità di cultura, saprà farsi ascoltare dagli or– gani di una democrazia reale. Ma questa è dunque la parte negati– va, fa funzione difensiva; e non potrà avere senso altrimenti che ispirata dal lavoro positivo. Il Risveglio e Il Nuovo Politecnico, primi organi del Fronte della Cultura, e tutta l'attività interna del Fronte, riunfoni, conferenze, dÒ– vranno affrontare presto la ·situazione del pensiero entro la nostra libertà. Tu, per esempio, scrivi: • i nostri amici do– vranno anzitutto, per essere conseguen– ti, osteggiare, come manifestazione con– servatrice, ogni ritorno culturale a Marx•· E io dubiterei d'una tua voglia di scherzare, se non credessi di capir altro. Forse tu intendi dire che biso– gna guardarsi dal porre il Fronte della Cultura sotto una bandiera marxista, sotto una « necessità di Marx» che per la cultura quale è oggi in Italia riusci– rebbe falsissima e dunque retriva, « con– servatrice•• se vuoi. Da questo punto di vista saremo interamente d'accordo. Per la cultura, il marxismo rimane un problema e non la soluzione dei pro– blemi; per la cultura d'oggi in Italia, Marx è una verità da studiare ii:i con– fronto, di altre verità antiche o nuove o possibili, soprattutto in confronto del– l'idealismo nelle sue forme storiche o categoriche. •Riformare• Marx nel– l'ambito ·del marxismo o anche solo del socialismo è stata la condanna dei Bern– stein, resta lo scrupolo dei traditori del proletariato, e non c'è altro da dire; ma nel cerchio generale della cultura, si de– ve leggere Marx come un testo uguale nei diritti a qualsiasi:· altro testo, mai si dovrà sopprimere nulla nel suo no– me. Oggi, in Italia, la .cultura è per buona parte d'impostazione idealistica.

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