Lo Stato Moderno - anno II - n.7 - 1 maggio 1945

LO STATO MOD&RNO, 1•. MAGGIO lUi 21 RASSEGNADELLA STAMPA ITALIANA LIBERALISMO E SOCIALISMO (da Costume, 22 aprile 1945) • Se, dopo la sconfitta e nella cata– strofe, noi possiamo dire di avere sal– vato la nostra unità nazionale ciò è perché dal movimento socialista è sca– turita una forza unitaria e nazionale. E mentre le forze socialiste rafforzano lo spirito nazionale, le vere forze libe– rali· negano le ambiguità e gli equivoci, le insidie nazionaliste; e il popolo ita– liano, nella sua lotta politica, non pre– senta su questi punti nessuna frattura. La nazione italiana non ha la sua ne– gazione nehla internazionale operaia; e . la classe lavoratrice non è più la mi– naccia della libertà, ma ne è elemento necessario ed insostituibile della sua di– fesa. E questo non solo perché i capi del Partito Socialista lo affermino e lo proclamino; ma perché il processo sto– rico ha fatto della libertà sociale uno degli aspetti della libertà politica; ed, anzi, la libertà politica diventa una maschera vuota. Questo è un punto di effettiva con– vergenza tra le forze liberali e le forze socialiste ... Il punto fermo della libertà è tra soci-llisti e liberali un punto d'at– trito e d'incontro. La classe lavoratrice, come è chiamata nel linguaggio socia– lista, che è come tutti i linguaggi di partito puramente convenzionale, ha oggi da conquist'are non più la libertà, ma le istituzioni proprie alla afferma– zione ed al progresso di essa: i pro– :rammi di socializzazione, le riforme agrlrie, possono essere discussi, accet– tati, sorretti o respinti; ma essi, in so– stanza, manifestano l'esistenza di una evoluzione della · vita nazionale nella quale le istituzioni sociali trovano il ,oro posto come istituzioni politiche: è la lotta per la libertà sociale che pren– de forma e cerca la sua concretezza. Non c'è nulla in tutto questo che poosa sorprendere un liberale o debba impau– rirlo. Il compito dei Hberali è di accom– pagnare, sostenere e difendere questo movimento: difenderlo se è necessario anche con tre se stesso, perchè non tra– bocchi oltre i limiti e no!/ precipiti nel– le dittature le quali sono sempre scatu– rite dai momenti di squHibrio nel pas-· saggio da una forma ad un'altra di or– ganizzazione _politica. Perchè il movi– mento operaio progredisca verso la ·sua conquista liberale è necessario che esso conservi il suo slancio e la sua autono– mia; è necessario, in un senso diverso dall'originale, che la frase famosa: il riscatto del lavoro sarà opera de-Ile clas– si lavoratrici, divenga una realtà. E' ne– cessario che le istituzioni dei lavoratori siano dei lavoratori, che in esse si ma– <nifesti la loro capacità politica, che nel flore conformarsi alle esigenze storiche 'svani5ca oinl rNiduo di aatrattism·o. Questa è anche una esigenza liberale. Non possiamo concepire lo stato libera– le come uno stato chiuso, a linee fisse e rigide. C'è una difforenza tra demo– crazia e liberalismo che deve essere sot– tolineata e che è, secondo me, appunto questa: che la democrazia conèepisce forme di governo popolare e di stato nazionale predeterminate e perfette; e che il liberalismo cerca, al contrario, le forme che nascono, si sviluppano e assu– mono fisionomia sempre nuova secondo il progredire della storia verso la li– bertà. Ora, se non sbaglio, la lotta po– litica di oggi e di domani si imposterà su quella che dovrà essere la costitu– zione nuova dello Stato, man mano che le istituzioni sociali proprie della classe lavoratrice verranno prendendo forza e assumeranno funzioni essenziali cosi co– me la capacità politica dei lavoratori verrà trasformando la fisionomia stessa del popolo italiano •· Questo scrive Mario Ferrara nel pri– mo numero di Costume, rivista dei par– tigiani del gruppo Franchi (ricorda te • messaggi per la Franchi » di Radio Londra?). Facciamo cadere l'accento sulla « lotta per la libertà socia1le che prende forma e cerca la sua concretez– za •· In sostanza, il sign.ificato ultimo del grandioso momento che stiamo vi– vendo a noi sembra riassumersi proprio in questo: nel rifiutare ostinatamente tutte le astrazioni; nel raccogliere nel– le nostre mani ciò che è vivo della tra– dizione socialista e della tradizione li– berale per comporlo in una sintesi em– piricl ed intelligente, che sia, pur nella sua necessaria mutevolezza. ad ogni mo– mento utilizzabile ai fini della costru– zione di uno stato concreto, che sia lo stato nuovo dei lavoratori. Il transper– sonalismo economico cui ci porta ,inevi– tabHmente l'esperienza socialista trova la sua limitazione ed il suo naturale correttivo nel personalismo etico soste– nuto dalle dottrine libera-li. Un nuovo liberalismo deve appunto opporsi a che la necessaria evoluzione in senso trans– personalistico della vita economica fini– sca per opprimere ed offendere la li– bera esplicazione degli attributi etici della umana personalità. I partiti, tutti, finiscono alla fine per avere molti punti di coincidenza. Il giuoco essen2liale del– la lotta politica contemporanea a n,>i pare proprio coincidere con questa sin– tesi già da più parti tentata. GRANDE PARTITO DEMOCRATICO ITALIANO? (da Costume, 22 aprile. 1945) Sempre in Costume (evidentemente questo giornale partigiano si è imposto aJ!la nostra attenzione) si legge: • Vo– eliamo oreanizzare uno Stato che non si basi più esclusivamente su dei rap– porti di mera forza, e che riconosca perciò anche i non possidenti, i deboli, i miseri, in quanto essi sono miseri non per-chè Io vogliono, ma perché taluni . per essere possidenti, sia consapevol– mente, sia inconsapevolmente, li rendo– no tali. Lo Stato in primo luogo ai non-pos– sidenti deve garantire la possibilità di vivere: la libertà alla vita e ad lavoro. Se per realizzare questa libertà biso– gna !:imitare le liberta esistenti, ciò vuol dire essere veramente liberali, volere un libera•lismo non di parole ma di fat– ti, un liberalismo non d'inte-ressi ma di principii. E' perciò che il liberalismo se si oppo– ne recisamente aI marxismo, al suo de– terminismo storico, alla sua dottrina della lotta di classe, se non accetta sul piano economi<:o, dogmaticamente, la teoria del plus-valore, pur accogliendo in parte le critiche che il marxismo muove al modo di produzione della so– cietà borghese, se lo considera infine, nel suo insieme, • una soc-iologia imbot-• tita di metafisica deteriore•• non si op– pone invece ad un socialismo non mar– xista (già Bernstein diceva che si poteva chiamare hl socialismo « liberalismo or– ganizmtore •) e se non coincide con es– so, certamente con esso si ritrova e talvolta si confonde. Tra una concezione socialista che si sh criticamente liberata dai motivi _de– teriori del marxismo, superando con· ciò una posizione materialista e classista, e una concezione liberale che si sia li– berata dai motivi deteruori del libera– rismo superando con ciò una posizione nlturalistica, profonde sono le analogie. Sulla coincidenza di queste analogie si determina quella corrente che noi chiamiamo progressista, alla qua-Je vo– gliamo rifei.:irci quando parliamo delle . forze liberali progressiste. Queste forze potrebbero unirsi in un gnande Partito Democratico Italiano. Ne risulterebbe una maggiore razionaliz– zazione e stabilizzazione della vita po– litica italiana •· E questo grande partito democratico potrebbe essere il Partito d'Azione, co– me scriveva Vittor nello Stato moderno (serie clandestina, anno I, .n. 5). • Tutti sanno che cosa vuole il Paese - scri– veva atlora -. II Paese vuole un grande partito democratico il quale ribadisca in una concreta opera di governo quel– la che è 1a intuizione fondamentale del– le masse popolal'i: cioè che libertà e giustizia sociale sono espressioni di– verse di un medesimo. pensiero, e come la libertà politica trova Il suo limite nella saltLS pub!ica, cosi la libertà eco– nomica deve trovare il suo limite nel– l'interesse eenerale •·

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