Lo Stato Moderno - anno II - n.7 - 1 maggio 1945

18 LO STATO MODERNO, 1° MAGGIO 1945 tori o direttori, da ritenersi tuttavia non limitata nel confronto dei .oli azionisti o titolari, ma estesa alla impresa come tale, della quale formano organo integrante anche i C. d. L. azien– dali, con facoltà di promuovere, anche da soli ,eventuali azioni giudiziali di responsahililù, anche per quanto riguarda la ge– stione del passato. Tal>e, schematicamente, dovrebbe essere il regime normale delle aziende nella fase transitoria contrassegnata dai poteri dei C. d. L., regime che, pur salvaguardando senza antipopolari ritorni reazionari quella ch'è ormai conquista in atto del mondo del lavoro, nulln intende compromettere per il futuro, nè adottando prov\'edirneuli espropriatori, nè eliminando am• ministratori o direttori, nominati dal capitale privato, nè scal– zando affatto la loro responsabilità, chè, semmai, verrebbe anzi raifor.mta la garanzia della integrità aziendale. Ed è un regime d'altra parte ·non coatto, che non impone loboriosc anodificaz.ioni della struttura aziendale e sociale. e la cui attua- zione concreta è affidata alle stesse forze del lavoro dell'im– presa, maturandone b responsabilità concreta. Se quello configurato dovrebbe essere il regime normale non se ne esclu:lono - sempre parlando della fase transitoria - cle!•leopportune deviazioni. Ciò soprattutto in due casi: I) Caso in cui amministratori o titolari vengano rimossi per– chè sottoposti ad epurazione; nel qual caso si dovrà provn:· dcre alla lorn sostituzione con Commissari temporanei nomi· nati ,bila Commissione Economica del C: d. L. regionale. possibilmente su designazione dei C. d. L. aziendali, la cui gestione dovrà essere affiancata, in modo sostanzialmente non :lissimile da 'quello indicato, da questi ultimi. 2) Caso di certe imprese (specie nel settore c.Icll'alimcntazione e dei trasporti) di cosi essenziale importanza per sopperire ai più stringenti bisogni della popolazione, da essere temporaneamente requi· site e gestite direttamente, per mezzo di Commissari, sempre ,1ffiancati dai C. d. L. aziendali, dai C. d. L. loca1i o regionali. GIULIANO PISCBEL PROSPETTIVE DELLA RICOSTRUZIONE Il (*) RICOSTRUZIONE DEL PATRIMONIO MOBILIARE ED IMMOBILIARE 1. - Se nella ricostruzione fina11ziaria prevale l'atto, in queta dei beni economici distrutti dalla guerra prevale il fatto; l'una incontra maggiori difficoltà in sede di predispo– sizione, l'altra in fase di esecuzione. Tuttavia anche questo secondo aspetto della ricostruzione avrà inevitabilmente una fase preliminare puramente teorica che dovrà stabilire le linee generali di quest'opera gigantesca che la Nazione deve affrontare e condurre a tennine e che costituiscono altrettanti problemi da risolversi distintamente, sui quali non saranno inopportune alcune considerazioni. Questi problemi riguardano a mio avviso: a) i mezzi econo– mici; b) le materie prime; e) il tempo; d) il piano di mate– riale esecuzione dei lavori; e) le modalità tecniche della ri– costruzione. 2. - Non v'è chi, pensando alle molte devastazioni ope– rate dalla guerra sul nostro territorio, non si sia istintivamente domandato dove prenderemo i mezzi per la ricostruzione; do– manda tanto più giustificata in quanto l'elemento monetario per molte persone complica la risposta anzichè semplificarla. Un riferimento ad un fatto che presenta molta analogia con que!lo in esame, ma che ha il vantaggio di una maggiore »chematicità, renderà più chiara la soluzione del quesito. Quando una nazione entra in guerra, una parte dei suoi cittadini, in seguito alla mobilitazione, viene sottratta al pro– cesso produttivo, ma poichè la loro capacità di consumo resta almeno individualmente inalterata si crea uno squilibrio fra .beni prodotti e beni richiesti reso più acuto dai consumi straordinaTi delle necessità belliche. Questo squilibrio natural– mente non può essere che transitorio e limitato in ogni caso alle scorte esistenti dopo di che occorre ritornare alla nonna• lità. Come vi si ritorna? Ammessa l'ipotesi di una nazione che non abbia scambi con l'estero e disponga di tutte le ma– terie prime occorrenti non vi sono che due modi: o i cittadini restringono talmente i loro consumi da compensare e la mi– nore produzione dovuta alla mobilitazione e i maggiori con– sumi dovuti alle operazioni belliche, o aumentano la produ– zione fino II fronteggiare anche le necessità straordinarie sot– toponendosi ad un maggior numero giornaliero di ore di la– ,<0ro o immettendo nel processo produttivo altre persone chP (-) Seguito dell'articolo pubblicato nel numero doppio (3-4) del febbraio 11145. precedentemente non svolgevano attività. In ogni caso i cit· tadini sopportano un sacrificio (di maggior lavoro o di minor consumo) che collettivamente sarà in tennini economici pari al costo del conflitto (intendendo per co,to i consumi straor– dinari e la cessata produttività dei mobilitati) e individua-1- mente uguale o differente secondo i criteri con cui si proce• derà alla ripartizione. L'introduzione dell'elemento moneta non altera affatto :a soluzione, costituendo solo lo strumento del quale la na– zione si vale per facilitare questo ·processo di traslazione cli capacità di consumo dal cittadino al combattente, tramite lo stato. e col quale si opera la ripartizione del sacrificio fra i singoli individui. Nessuna importanza ha sotto questo aspettu la via per la quale la moneta passa nel corso di questo pro• cesso (imposta, prestito. emissione di carta moneta) costi· tuendo soltanto un fattore puramente distributivo nel tempo e nelle persone. Se invece la nazione belligerante è in rapporti commer– ciali con l'estero e dispone di materie auree, può compensare lo squilibrio fra beni prodotti e beni richiesti importando merci dall'estero pagandole in oro e introducendo all'interno il corso forzoso. In tal modo non richiede per il momento 3Jcun sacrificio economico ai suoi cittadini, perchè oonsuma ?m reddito non consumato nel passato, ma sarà costretta a richiederlo nel futuro se vorrà ricostituire le riserve auree. Infatti queste ultime si sono costituite soltanto attraverso un consumo minore della produzione sia o non sia il paese pro• duttore di oro. Situazione analoga si avrà se invece di im– portare merci contro pagamento in oro si importeranno 'con– tro aperhHe di credito ottenute sui mercati esteri da 1aldar!i in un fuh1ro più o meno prossimo. Le distruzioni operate dalla guerra non sono in ultima analisi che una delle forme dei consumi del conflitto (con– sumi beninteso non· in senso strettamente economico) e se si suppone di dedicare alla. ricostruzione, nel periodo post· · bellico, le materie prime che precedentemente erano richieste dalle operazioni e come mano d'opera gli uomini che costi· luivano l'esercito si ricade in modo indubbio nell'esempio ci– tato restando così dimostrato come solo il sacrificio dei cit· tadini attraverso una maggiore operosità e una limitazione dei consumi può fornire i mezzi per riedificare quanto h, di- . strutto.

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