Lo Stato Moderno - anno II - n.7 - 1 maggio 1945

LO STATO MODERNO, 1° MAGGIO 1945 11 I gli altri soggetti si rivolgeranno per l'adempimento di qual– siasi obbligazione inerente a quei territori e sorgente du– rante l'occupazione, per la rimozione di il:eciti ecc. Con esso infine tratteranno e concluderanno qualsiasi accordo anche bellico. Le capitolazioni locali ncll' Alta Italia furono concluse dai comandi tedeschi direttamente con le forma– zioni partigiane e con i Comitati Nazionali di liberazione senza neppure informarne le autorità fasciste. La struttura interna e la conclusione dei sedicenti Stati dà luogo ad un prob:ema che si pone esc:usivamente dal punto di vista del diritto pubblico interno de:Jo Stato oc– cupante, pcrchè l' ordinamento internazionale non ha da preoccuparsi se quest'ultimo preferisca far governare i ter- ritori occupati direttamente - come ad esempio nel Gover– natorato generale della Polonia. dopo il 1939 - o per mezzo di organi e cittadini nazionali, cui può essere concessa una più larga economia amministrativa, basata sui principi del decentramento, come nel caso dell'Italia nel 1943 e della Boemia nel 1939. Solo sotto un certo punto di vista si interesserà l'ordi– namento internazionale del problema, e cioè per esaminare se e quando gli atti in questione siano atti illeciti, in quanto superano le normali facoltà dell'occupante. E questo ci sembra che assai spesso abbia avuto luogo, SANDRO MIGLIAZZA DA DUMBARTONOAKS A SAN FRANCISCO La più imponente conferenza di guerra delle Nazioni Unite si raduna nella grande città californiana mentre in Europa la guerra agonizza. Scopo della conferenza, la crea– zione di un'organizzazione internazionale intitolata « Le NaJ• zion.i Unite» che avrà il compito di: a) mantenere la pace e la sicurezza internazionale; b) sviluppare relazioni amiche– voli tra le nazioni e prendere altre misure appropriale per raf– forzare la pace universale; e) attuare una cooperazione inter– nazionale per la soluzione dei problemi internazionali eco– nomici, sociali e cli carattere umanitario; d) stabilire un centro inteso ad armonizzare l'attività delle varie nazioni nel rag– giungimento di questi scopi comuni. Si tratta insomma di creare una nuova Società delle Nazioni, o meglio l'organismo che dovrà sostituire la vec– chia Società, nata dopo la prima guerra mondiale e tra– volta dalle vicende dell'ultimo decennio, anche se formal– mente non ancora defunta. Siamo dunque in anticipo suiral– tra volta, quando il Covena11t fu discusso e approvato in sede di conferenza della pace e consegnato poi nel trattato di Versailles del 28 giugno 1919, mentre ora la creazione del grande organismo internazionale ha preceduto la cessazione stessa delle osti1ità. Anzi il progetto che serve di base ali'at– tuale conferenza, noto come accordo di Dumbarton Oaks, ri– sale all'estate dell'anno scorso, quando, sulla base di uno schema elaborato dal Dipartimento di Stato americano dopo consultazioni con Londra,. fu approvato in una conferenza tra l'U.R.S.S., gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e )a Cina. Il testo definitivo dovrà uscire dalla conferenza attuale, ma la sostanza rimarrà verosimilmente quella delle propo– ste di Dumbarton Oaks, che in undici capitoli (più un dodi– cesimo di disposizioni transitorie) trattava tutta la comples– sa materia. Senza dubbio vi sono però ancora dei malintesi, anche se coperti dal velo pietoso dell'accordo apparente, ti– pico quello, di cui sarebbe vano nascondersi la gravità, sulla questione polacca. A Yalta, al convegno dei « tre grandi» che tra il 4 e 1'11 febbraio prese le decisioni risolutive della guerra, si' credette trovare una soluzione stipulando un allargamento, sotto gli auspici dei tre governi, del governo di Lublino-Varsavia con elementi democratici del paese o dell'emigrazione: il che, se voleva essere nella sostanza la fusione tra i due governi, segnava ,specialmente nella forma, una sensibile vittoria del punto di vista sovietico. Vi si parlava infatti di un solo « go– verno,», riconosciuto dall'U.R.S.S. e non riconosciuto, fino al previsto allargamento, dagli Anglosassoni: i quali tuttavia, at– traverso questa riserva, intendevano continuare a riconoscere, se l'intesa non fosse stata possibile, quello di Londra, che Mosca neppur più considerava come un governo, e contro i cui aderenti in Polonia più o meno apertamente procedevano le autorità filosovietiche. E' chiaro perciò che la sostanza del– !' accordo di Yalta era diversamente interpretata dalle due par– ti, e che l'unificazione permaneva difficilissima, non essendo in realtà il governo di Varsavia disposto che ad un allarga– mento in gran parte formale, che non ne mutasse pratica– mente il colore, e considerando d'altra parte probabilmente gli emigrati di Londra che sotto l'occupazione sovietica dif– ficilmente essi avrebbero ancora potuto partecipare effetti– vamente al governo del loro paese. Ne venne di conseb'l.lenza che due mesi e mezzo non ba– starono a realizzare l'accordo, e la Conferenza di San Fran– cisco, specificamente convocata per le nazioni in guerra con la Germania e il Giappone, si riunì in assenza proprio di quella Polonia che vanta in proposito la maggiore anzianità, non potendo da un canto le Potenze anglosassoni ammettere a rap– presentarla un go~erno da esse non riconosciuto, e dliii'altro non potendo Mosca consentire alla partecipazione contempo– ranea delle due delegazioni in quanto essa nega a quello di Londra la qualifica stessa di governo. Furono così invitati 46 • governi beUigernnti, restandone esclusi quelli che combatte– rono in un primo tempo a fianco della Germania, cioè Ro– mania, Bulgaria, Ungheria, Finlandia e la stessa Italia, la cui dichiarazione di guerra risale al 13 ottobre 1943 e alla quale è stata ufficialmente riconosciuta la qualifica di cobelligerante. La questione di tale mancata partecipazione è stata già così largamente discussa che non occorre fermarcisi a lungo:. ci limiteremo ad osservare che per fondare un'organizzazione internazionale che si propone di stabilire su basi paritetiche la pace universale sarebbe stato di buon gusto invitare il maggior numero possibile di nazioni perchè la Società na– scesse come la società di tutti anzichè come la società deì vincitori. Se pertanto era inevitabile l'esclusione della Ger– mania, del Giappone e degli alleati orientali di questo ancora in guerra con le Nazioni Unite, nulla vietava che si invitas– sero anche i neutri, per lo meno come osservatori (a che pro quella -richiesta di dichiarazione di guerra a freddo entro il l° marzo?), e a maggior ragione i cobelligeranti perchè nella elaborazione dello statuto fosse sentita anche la loro voce, pur se le si voleva dare un peso minore di quello dei paesi che mai avevano combattuto nelle file dell'Asse. E' stato questo certamente un errore, che lascia perplessi circa lo spirito infur..;.atore della nuova Società e proietta un'ombra sul futuro, anche se gli esclusi delle due categorie non sono in definitiva che tredici, e se essi vi saranno senz'al– tro ammessi ali'atto della sua costituzione, Comunque, l'uni– versalità. del nuovo organismo si presenta ben più completa di quella della Società ginevrina, che non ebbe mai l'adesio– ne degli Stati Uniti, ammise solo net 1926 la Germania e nel 1934 l'U.R.S.S., quando già Giappone e Germania erano

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