Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

CLASSISOCIALIE SELEZIONEDI CAPACITA Fu già, decenni or sono, notato che in Italia, in quel vasto complesso che si può chiamare vita pubblica, funziona la selezione a rovescio, vale a dire il primeggiare dei peggiori. Trattare il problema rispetto alla vita politica in senso stretto, e quindi rispetto alla classe politica dirigente, è quanto affrontare il problema stesso della politica nazionale, delle istituzioni, non essendo in sostanza un sistema politico altro che il metodo per selezionare e preparare la classe di governo. Il problema invece ha un aspetto più particolare e tecnico in quanto si rife– risce alla selezione burocratica, cioè alla scelta ed alla carriera di quella classe, negli stati moderni cosi numerosa e potente,· che attraverso i pubblici impieghi tiene in pugno la vita quotidiana del popolo. Questo problema a sua volta si connette con un altro fondamentale nella vita di una nazione, quello che nel buon linguaggio del tempo democratico si chiamava dell'istruzione pubblica, e che poi, decadendo, divenne dell'educazione nazionale, anch'esso da considerare qui sotto il punto di vista della selezione degli individui. Difetto caratteristico della società italiana è l'incapacità di eliminare gli inetti e di far emergere i capaci, un'l. sorta di atonia, di indulgenza fiacca e scettica, di non rispondenza alla loro funzione degli organi e delle forze che determinano la selezione individuale negli studi e nelle carriere. Questa selezione, che dovrebbe cominciare con la scuola e continuare negli impieghi, non avviene in Italia o avviene in misura irrilevante. Che gli effetti di questa incapacità siano disastrosi si comprende a priori, ma soprattutto si subisce a posteriori. Manca lo stimolo al bene perché manca il premio. Nella vita italiana emerge ed assume compiti superiori alle sue forze una moltitudine di: inetti. E poiché il tono è dato dagli elementi inferiori, ne deriva quel costante cattivo andamento dei pubblici affari, quel predominio della superficialità e della re– torica, quell'infierire di leggi stimolanti vanamente al rigore ed alla disciplina, quelle energie spese a custodire i custodi, quell'affannarsi a mutare di con– tinuo gli ordinamenti, quel carattere di rilassamento, di cattiva gestione, di nessuna organizzazione, che caratterizza le cose d'Italia. Sarebbe errore attribuire al solo fascismo la causa di tutto questo, e sa– rebbe errore funesto perché porterebbe a credere che, soppresso il fascismo, il fenomeno sia facile da rimuovere, come ogni effetto privato della sua causa. Il fenomeno invece ha origini lontane, cause profonde di cui talune difficilmente sopprimibili. Il fascismo è stato un potere debole, incompetente e·corrotto, e quindi ha prodotto un affievolimento dell'autorità e della funzione dello Stato. Sotto grottesche e spietate ostentazioni di forza, il fascismo era impreparato, bran– colante, superficiale. Il regime liberale attraverso il gioco di un governo con– trollato dal Paese, di un proletariato all'opposizione, di intellettuali stimolanti, di una gioventù inquieta, della vigilanza dell'opinione pubblica, ostacolava le tendenze rilassate del vecchio carattere italiano. Con il fascismo invece,- nes– suna forza c01Tettrice agi più sul Paese, ed i vecchi mali, non più compressi, anzi incoraggiati, si sono sviluppati ed ingigantiti. Tra questi, si è sviluppato ed ingigantito il difetto della nessuna severità e della colpevole indulgenza con cui in Italia si trattano scolari e funzionari. I primi percorrono, spinte o sponte, il loro curricolo di studi e ben pochi sono quelli che si arrestano lungo la via, mentre molti son quelli che meriterebbero di essere perduti per gli

RkJQdWJsaXNoZXIy