Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

DAL FASCISMO AL FASCISMO l:. 'impagabile «autorizzazione,, data d:1Mussolini al «raggruppamento • del prof. Cione (domandiamo venia al lettore d'intrattenerlo su questo ameno per– sonaggio; ma il Cione, che pur è napoletano, non sente intorno a sé quest'aria da « Pasquariello al varietà»?); questo raggruppamento che sul ((Corriere» del mat– tino è ((nazional-socialistarepubblicano,, e sul •Pomeriggio» •nazionale repubbli– cano socialista,, e che domani, magari, diverrà ((comunistanazional-fascista re– pubblicano,, (chi più ne ha più ne metta); questo partitello o partituccio che do• vrebbe esercitare una funzione di " responsabile critica», ovverosia di critica comandata, piacevole e gradita al padrone ( una critica, dunqùe, paragonabile ali' e amplexus interruptus , di cui il prof. Cucco è pur cosi deciso oppositore), come se la critica soffrisse di simili limitazioni o automutilazioni e non fosse co– sa che è o non è, riflesso della libera, spontanea attività intellettuale dell'uomo; questo fatto, dico, non fa che dimostrare ancora una volta, se ve ne fosse biso– gno, che dal fascismo non c'è via d'uscita, checché ne pensino e Cione e Spam– panato e Parini e Pettinatato ....: non c'è socializzazione, repubblica, ritorno alle · origini socialiste ecc. ecc. che tengano. Perché - lo si sa da un pezzo - i partiti non cambiano affatto; anzi, più si va avanti negli anni, più s'irradicano le ideo– logie, si cristallizzano e diventano tenaci e callose; più la storia s'incarica di smentirle, più esse s' irrigidiscono, sicché gli uomini che quel partito compongo– no, anche se personalmente tendenti alla flessibilità e alla tolleranza, restano condannati senza rimedio al loro carro, a quel carro cui non è più possibile far cambiare rotta, per quante trasformazioni, mutamenti e camaleonterie si tentino. Ora, noi ci troviamo in piena rivoluzione e guerra civile. Qualcuno si do• manda: scoppierà una rivoluzione? Ma la rivoluzione è già questa: che ci divide, che alimenta una lotta fratricida senza quartiere. Alla rivoluzione, di qua dell'Ap· pennino, non si può dire che succeda il terrore, come dopo il 18 fruttidoro; piut– tosto il terrore si sovrappone alla rivoluzione, che è in atto, sotterranea ma pre– sente ovunque, qua e là affiorante alla superficie, per sovrapporsi a sua volta al terrore: e più il partito fascista ( il meno numeroso, il più disprezzato), che oc– cupa i posti di governo ma non governa, compie atti ,iolenti per correggere l'anarchia (anarchia necessaria, fatale), più l'odio cresce e le ritorsioni ingigan– tiscono. Credete che tanto odio e dolore - di madri, di spose, di figli - possano sfociare nel nulla, come la rissa di due ubriachi magniloquenti all'angolo d'una c;trada? Le leggipiù violente sono state ormai superate dal costume e dalle passioni. Buon segno, da una parte: segno che l'uomo re"agiscee non è stato ancora com– pletamente abbattuto dal logorio della lotta; ma, dall'altra, ciò dà via libera al– l'arbitrio di coloro che, fatti momentaneamente forti dalla parvenza del potere, in• crudeliscono sfrenatamente. Come non sentire la piena dell'odio e del disgusto alle notizie che giungono da San Vittore dove il più folle sadismo si sfoga sui corpi inermi di povere vittime sacrificate all'idea d'una Italia libera, pacificata, purificata dalle scorie d'una delinquenza raccattata come allora, come nel '20 (anche qui dal fascismo al fascismo), nelle case di malaffare e nelle osterie su– burbane? Questa è la tristissima situazione; a questo si è arrivati. Un quadro cosi corrusco di sangue neppure un Delacroix risuscitato saprebbe figurarcelo; - 38 -

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