Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

I IL PAPA E LA DEMOCRAZIA \:ogliamo tornare sull'allocuzione pronunciata dal Papa alla vigilia del Natale del 1944. Se ne parliamo a non breve dist<\,nza di tempo, non è soltanto_ per necessità di fatto, e cioè per la sua ritardata pubblicazione quassù e per altri estrinseci motivi, ma anche perché il documento vuole evidentemente essere esaminato e commentato con quella giusta prospettiva che lo sottragga alle esaltazioni ed ai biasimi improvvisati, tanto favoriti dalle circostanze che lo dettarono. Il discorso è, sotto vari molteplici e fin contrastanti aspetti, di grande importanza, anche se larga parte debba essere fatta alla ragion politica, che tuttavia non lo degrada, dandogli non soltanto un singolarissimo valore di sin– tomo, ma ijpiegandone anzi e correggendone certe affermazioni a tutta prima o troppo crude o non frequenti sulle labbra di chi siede sulla cattedra di San Pietro. Per quanto ci preme notare, e lasciando da parte la pur interessantissima chiusa che si presterebbe a non oziose considerazioni di ordine internazionale, il documento può dividersi in tre parti. La prima, tutta percorsa da un sottin– teso fremito di polemica antitotalitaria, dove traspare e il rammarico per il fallimento pratico della Conciliazione e il desiderio di velare parole troppo di– verse pronunciate da altri in altri tempi; una seconda parte - che è proprio quella che qui vogliamo particolarmente sottolineare e commentare -, dove si parla di alcuni dei più fondamentali e in genere dei meno apprezzati. pro– blemi per la creazione di una duratura democrazia; ed una terza, tutta ispi– rata a problemi contingenti, specie di politica internazionale, come la puni– zione dei criminali di guerra e la organizzazione post-bellica dei rapporti tra gli Stati. ti: questa forse la parte meno viva e interessante della allocuzione; e ben se ne comprendono e se ne valutano i motivi, anche se i concetti morali della ricostruzione si trovano là nobilmente espressi e fermamente ripresentati alla coscienza e all'impegno di chi sta per assumersi la responsabilità tre– menda di giudicare i resultati dell'attuale conflitto. Ma, come abbiamo già avvertito - e il titolo di questa nota accenna la nostra attenzione -, si vuol qui posare su quella parte del documento ponti– ficio che con una certa ampiezza si occupa del reggimento democratico dello Stato. E, per sottolinearne subito la grande importanza, diciamo che a nostro avviso essa deriva soprattutto dal fatto che, benché tacendone il nome, non è tanto la democrazia che viene esaltata quanto il liberalismo che viene rico– nosciuto, non è solo il governo di popolo che viene raccomandato, ma è il po– polo contro il governo che viene, entro certi limiti, legittimato. Ora, a chi

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