Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

uon è il momento per chiamare, naturalmente d'autorità, le forze d~l 'lavoro a condividere responsabilità schiaccianti, a cozzare contro difficoltà insolubili, a partecipare ad inevitabili perdite. Se invece lo si f;i, non è più nemmeno per una impaziente smania demagogicà, ma con il consapevole e deliberato intento di portare al fallimento l'iniziativa socializzatrice. Pienamente 'intuito dai grandi industriali - che ben si guardano dal frapporre resistenze serie -, il risultato dovrebbe essere quello di disilludere una volta per sempre le forze del lavoro sugli esperimenti di socializzazione, di per sé così ardui, e frustrare in tal modo più serie, consistenti e. risolute rivendicazioni socializzatrici, a liberazione avvenuta e superato l'attuale momento di emergenza. In tal modo - e quindi a tutto profitto dei ceti capitalistici - il neo– fascismo, inetto a qualsiasi soluzione costruttiva, non sa far altro che detur– pare, deformare, contraffare ed avvilire, se non altro nei nomi, le iniziative e le istituzioni di domani. Ma non per questo ha smesso il suo abito servile verso le forze retrive più potenti di lui. Demagogia, e della più smaccata e ' stambureggiata, sì, ma in apparenza, per illudere gli sciocchi. In realtà, oggi come sempre, per una fatale necessità, servigi, i più bassi, i più proni ser– vigi a favore delle forze reazionarie. PIGRECO SICILIA E INGHILTERRA Dopo l'occupazione della Sicilia da parte degli Anglo-americani, e dopo ohe con l'armistizio dell'8 settembre l'Italia disgiunse le sue sorti dalla Ger– mania_ e dal fascismo,. la radio e i giornali d'ispirazione nazi-fascista si dettero a parlare con insistenza di un movimento separatista grandeggiante in Sicilia, con l'appoggio più o meno larvato del governo inglese, il quale, à sentire la sciatta propaganda nazi-fascista, mirava e mira a restare nell'Isola mediter– ranea per accrescere, mediante il possesso delle coste e delle basi navali sici– liane, il suo predominio sul mare interno che unisce i tre continenti del mondo antico. E da queste affermazioni, fatte all'unico scopo di eccitare i risentimenti degli Italiani della' Penisola verso la perfida Albione, non fu difficile risalire a un altro preteso tentativo di quello stesso governo britannico, diretto sempre a metter piede nella Sicilia, e a restarvi, dopo avere subdolamente soflj.ato nel latente fuoco dei sentimenti e risentimenti siciliani contro i Borboni di Napoli, e contro gli stessi Napoletani: fu facile cioè rievocare la rivoluzione siciliana del 1848, durante la quale l'Inghilterra avrebbe cercato /con oscure manovre di staccare la Sicilia da Napoli e dal suo sovrano legittimo, con quell'unico scopo inconfessato, che i machiavellici politici del fascismo non avevano e non hanno alcuna difficoltà a penetrare e a far conoscere. E tanto più fu loro facile dir tutto ciò, in quanto anche qualche scrittore non asservito ai luoghi comuni del fascismo aveva in passato erroneamente affermato qualche cosa di simile: lo scrisse Giustino Fortunato, attr_ibuendo ai Borboni di Napoli il singolar me– rito di avere impedito che la Sicilia passasse sotto il dominio inglese e rima– nesse all'Italia; e poi, sulla fede del Fortunato, lo ripeté Benedetto Croce (al quale avemmo già occasione di far notare com'egli, ciò dicendo, fosse caduto in errore). La rivoluzione siciliana del 12 gennaio 1848, che iniziò in quell'anno il ciclo irresistibile dei movimenti insurreziooali popolari, fu spontanea manife- 27 -

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