Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

BASSI SERVIGI Del neo-fascismo o, se vogliamo accondiscendere all'auto-ironia con cui ama presentarsi, fascismo repubblicano, abbiamo sempre preferito non par~ lare in questi nostri. liberi fogli. Del resto c'è poco da dire che tutti non sap– piano, o che tutti non avvertano. Un movimento che dopo vent'anni di esclu– sivo governo dittatoriale ammette il proprio fallimento e sente la necessità di giustificare la propria pretesa di continuare a governare il Paese attraverso un rinnovamento che consiste nel rubacchiare nel modo pii1 spudorato dai programmi dei partiti anti-fascisti - sicuro: dalla stessa esigenza di repub– blica e di costituente giù giù sino alla socializzazione - per raffazzonare quel classico documento di° crassa demagogia che è il «· programma di Verona », manca di quel minimo di serietà per cui valga la pena di parlarne. Tanto varrebbe dare qualche importanza alle atrabiliari polemiche farinacciane, ai discreti dubbi (tosto dissipati da un cenno di Mussolini) se al fascismo con– venga restare partito unico e totalitario, o alle scemenze senili - con cita– zioni - dell'impagabile Rolandi Ricci. E il resto -:- anche quando è tragedia che tutti scontiamo - è troppo ignobile, troppo inverecondo, troppo cinicamente dissolutivo perché vi sia tema di discorso. Non si ha più né stato, né regime, né ordinamento, né forza costituita ma solo bestiale violenza, vessatoria e sopraffattrice, quando la re– sidua larva di potere è ridotta a servizio da birro e da carnefice, a trasfe– rire schiavisticamente in Germania mano d'opera e maestranze, a farsi siste– {!latieamente spogliare delle superstiti risorse alimentari e delle già minorate attrezzature industriali dagli insaziati ed irridenti tedeschi, ripagandoli per giunta delle spese di occupazione col modesto contributo di dieci (diconsi dieci) miliardi al mese. Di fronte a ciò non c'è argomento di discussione. Solo comportamento logico è la lotta ad oltranza, con tutti i mezzi :· proprio co;ne alla vipera sgusciante non c'è, senza esitazioni, che da schiacciare la testa. Ma una volta tanto, e quasi per inciso, ci sia oonse~tito notare come, anche in extremis, il neo-fascismo, malgrado la sua tanto strombazzata pro– paganda ed anzi proprio in conseguenza di questa, continui a prestare posi– tivi, tangibili e preziosi servigi - anche se bassi servigi - a coloro che, suoi correi, suoi sostenitori e suoi finanziatori ieri, oggi, semplicemente perché .ne è stato preso a calci, vorrebbe gabellare com.e i suoi peggiori nemici. Alla monarchia sabauda, anzitutto. Agli occhi degli Italiani questa si era irrimediabilmente screditata, sino ad esautorarsi da sola, per la sua totale abdicazione di fronte al regime, si che il suo comportamento da succube si tramutò in connivenza col fascismo, sino alla corresponsabilità, irrefutabile, nella guerra. Ebbene: è proprio il neo-fascismo che s'affanna a salvare i. Savoia da questo meritato discredito. :B desso che cerca di dare ad mtendere le diuturne e scaltrite manovre anti-fasciste della monarchia (invero così oc– culte che nt:,mmeno l'informatissimo duce se n'era mai accorto prima). Si vedano gli articoli di Mussolini, prospettanti mai esistite resistenze del mo– narca; si ricordi il processo di Verona nel quale venne a giganteggiare, •lo'nga manus del re, la figura del duca Acquarone, il preteso gran manovriero chè da solo avrebbe tutto architettato per il rovesciamento del regime, l'uomo che seppe « far fesso » Mussolini che, pur preavvertito, si lasciò prendere alla ' - 25 - G1 o

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