Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

INCHllSTA SUI P~'ltTITIPOLITICIITALIANI 111 LA F U N Z I O N E D EL PA RT I T O D' A Z I O N E Alcuni anni dopo la sconfitta delle rivoluzioni del 1848-49, ancora nel pe- 11iodo della più buia reazione, ma quando nuovi seppur isolati sussulti di popolo, come quello milanese del 1853, e nuovi schieramenti delle Potenze, come quello che poi si determinò in seguito alla guerra di Crimea - privando l'Austria del sostegno russo e procurando al Piemonte~ sostegno francese - già davano nuovo alimento alle speranze dei liberali, dei democratici e perfino dei socialisti, Giuseppe Mazzini si mise ad esortare i suoi seguaci e la massa un po' più vasta che oggi diremmo dei simpatizzanti a costituirsi in partito d'azione. La nuova formula politica mazziniana non era di facile comprensione. Che senso aveva invitare i veterani della Giovine Italia, i reduci delle repubbliche di Rom_a e di Venezia o delle Cinque Giornate di Milano a formare un partito che fosse d'azione? Forse che tutti questi militanti dell'Italia libera, unita, popolare, repubblicana non avevano sempre avuto il culto dell'azione? Non avevano forse sempre pagato di persona nell'azione? Ma vi sono almeno due specie di azioni. Esiste la romantica azione per l'azione che· a lu~go andare - poiché il muro è pur sempre più solido della testa che contro di esso cozza - si esaurisce nella nostalgia, non più tradu– cibile nei fatti, dell'azione, di cui non giunge più l'ora. Esiste altresì l'azione svolta con l'intento di raggiungere ad ogni costo un risultato tangibile, l'azione che potremmo chiamare realizzatrice. Mazzini chiamava i suoi seguaci, negli anni successivi al 1853, a quest'azione realizzatrice e voleva vederla conso– lidata in un particolare partito. Non mancarono i critici. L'apostolo della liberazione repubblicana fu ac– cusato di opportunismo, di tendenza al patteggiamento con la monarchja dei Savoia, o più semplicemente di ambizione personale. Accuse di cui il tempo ha fatto giustizia. Mazzini morì perseguitato e repubblicano, alcuni tra gli intransigentissimi, ai quali il nuovo partito d'azione era sembrata combinazione opportunistica, finirono ministri della monarchia vittoriosa. Né si può dire che gli elementi più moderati della nascente democrazià liberale italiana ve– dessero con simpatia il sorgere del partito d'azione. Al contrario essi che, come Daniele Manin, si preparavano all'intesa con Cavour, scorgevano nel nuovo partito mazziniano, proprio perché più realistico clella generica romantica estre– ma sinistra, un ostacolo particolarmente imbarazzante alla trasformazione della situazione italiana da rivoluzionaria in monarchico-costituzionale-liberale. Il significato storico del partito d'azione mazziniano risiedeva nel tenta– tivo, fatto da parte del maggiore dei rivoluzionari italiani, di noi\ lasciare a potenze extra-popolari il monopolio di iniziative unitarie ed anti-austriache effettivamente realizzabili entro un lasso di tempo non troppo vago e vasto; di stabilire quali fossero gli obbiettivi più urgenti ed insieme con maggior rapidità raggiungibili del risorgimento nazionale; e di portare le masse popo– lari, o almeno la loro avanguardia, al combattimento deciso e decisivo per il trionfo di tali obbiettivi. Era, insomma, un grande tentativo di politicizzare, nel miglior senso della parola, il movimento rivoluzionario italiano. - 21 - B

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