Lo Stato Moderno - anno II - n.2 - 16 gennaio 1945

TERZO ATTO DEL DRAMMA GRECO Qua11do fu scritto l'articolo, apparso sul fascicolo del 1 ° gennaio: « Del di– scorso Churchill, la Grecia e altri paesi d' E!lropa », il dramma della liberazione greca era giunto al suo secondo atto - il primo era stato quello del gabinetto Pa– pandréu, costituitosi nel maggio in esilio, e in cui tutte le tendenze erano rappre– sentate, comprese quelle di estrema sinistra dell'E.A.M. o Fronte greco della Liberazione -: ed esso comprendeva la guerra civile in Atene e i negoziati per la nuova combinazione che avrebbe dovuto sostituire il governo di Papandréu. Da allora molti altri eventi sono accaduti e siamo giunti al terzo atto, an– ch'esso poco allegro: in Atene la guerra civile è cessata, ma sotto la reggenza dell'arcivescovo Damaskinos il potere è passato ad una combinazione che ha per capo del governo il gen. Plastiras, mentre comandante delle<forze armate - se è vero quanto è apparso sulla stampa fascista - sarebbe l'ineffabile gen. Pàngalos. Sono queste le due più tipiche figure di professiònisti del pronunciamento, en– trambi già dittatori, anche se - allora - di accesi spiriti repubblicani, tanto che sono tra i principali responsabili dell'inqualificabile fucilazione dei ministri mo– narchici nel 1922. Era stato riesumato anche Gonatàs, che fu il secondo di Pla– stiras nella «rivoluzione» del 1922, poi presidente del Consiglio, presidente del Se– nato, e nel corso dell'attuale 'guerra pare abbia collaborato con i Tedl!sèhi: ma l'opposizione del Reggente, deciso piuttosto a provocare una nuova crisi, lo ha fatto scartare. La crisi greca ha avuto nuovi sviluppi anche in Inghilterra, dove Churchill ne ha largamente trattato nel suo nuovo discorso del 1"8 gen.naio ai Comuni; e la fiducia esplicitamente chiesta da Eden sulla questione è stata infine votata con 340 voti contro 7. La Camera dei Comuni, dunque, ha chiuso la discussione sulla Grecia avvalfando alla quasi unanimità dei presenti la politica svolta dal suo Go– verno, dopo che Churchill ebbe ancora indicato come scopi dell'azione britannica in quel paese il mantenervi condizioni tollerabili, assicurare le premesse del ple– biscito e delle elezioni generali, riscattue gli ostaggi - da 5 a IO mila uomini, don– ne e bambini - trascinatf dall'E.L.A.S. sulle montagne. Noi, dal momento che siamo solo al terzo atto, non possiamo evidentemente ancora trarre conclusioni definitive, ma sl qualche utile i11segnamento, e non solo per la Grecia: e in primo .luogo essere indispensabile che in tutte le nazioni libe– rate i partiti che hanno veramente a cuore la .democrazia accettino di soprasse-. dere all'attuazione dei loro programmi particolari pur di conservare l'unità dei governi di coalizione fino alle elezioni. Se si arriva alla rottura, se all'estrema si– nistra qualcuno dei partiti della coalizione si stacca, inevitabilmente il centro di gravih) delle forze rimaste si sposterà verso destra; e se si verrà alla guerra civile, la dittatura - come più atta a condurla - finirà col prender la mano a quelle forze sinceramente democratiche 'the pur debbono ricorrere all'intervento militare per difendersi. E sarà allora vano recriminare. E un'altra cosa è indispensabile: che l'Inghilterra non si opponga, in questi paesi, a quelle rivendicazioni dei partiti progressisti che non tùrbano l'ordine effettivo e non pregiudicano la libertà di espressione di tutte le tendenze agli effetti di quello che dovrà essere il governo di domani, per non dare, senza volerlo, man forte alla rt'!azione, e non fare il giuoco proprio di qùelle forze che vorrebbe combattere. Per ora dobbiamo dare atto a Churchill che ad Atene egli si è preoccupato di far risolvere la crisi dà una conferenza di tutti i partiti (come vorremmo avve– nisse, in nome della democrazia, in tutti i paesi liberati); che ha premuto egli stesso su Re Giorgio perché accettasse la reggenza, rimettendo al popolo anche la scelta ' . - 6 -

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