Lo Stato Moderno - anno II - n.2 - 16 gennaio 1945

.. operanti come frutto storicamente non disperso della lenta e minuziosa prepara– zione precedente, e i caratteri della più recente tecnica organizzatrice col~ettiviz– zante, il Partito ha tracciato le fondamentali linee programmatiche cui dovrà ispirarsi la sua azione mirante alla rieducazione sociale, politica e civile del Paese. Non ignaro dell'importanza dell'economia nella soluzione di tutti i problemi della vita moderna, il Partito Progressista Italiano denuncia e combatte come anti– democratiche e antiprogressiste tutte le forze plutocratiche, massoniche e chie– sastiche che si nascondono fra le pieghe della prassi democratica rendendo vana e falsa la pratica della democrazia nei Paesi che non ne abbiano profondameate connaturato lo spirito. Di fronte alle incognite dei futuri rapporti internazionali e delle questioni istituzionali, che spesso si risolvono in connessione con quelli, il Partito Pro– gressista Italiano dichiara il suo spirito e il suo orientamento repubblicano, ma è alieno da ogni atteggiamento sterilmente astensionista di aventiniana memo– ria. Nel perseguire gli scopi di una lungimirante politica internazionale italiana, esso non è insensibile alle voci fedéralistiche europee, sempre che queste sorgano per spontaneo incontro e non siano espressione di piani utopistici o pretensiosi. UN PROGRESSISTA IL PROFUMO DEL VASO VUOTO Dev'essere ormai molto tempo che gli uomini han la sensazione di vivere in una scomoda situazione di equilibrio instabile, in uno di quei tempi che si crede di conoscere definendoli "critici » e poi ci si accorge che si tratta di una defini– zione disperata, perché viene il più saggio di tutti a dirci che crisi è uguale a vita e vita a crisi, e dunque c'è tutto da ricominciare per stabilire il perché di que– st'ansia, la ragione di questo turbamento, il motivo di questa insoddisfazione che corre come un brivido lampeggiante per la metaforica schiena delle nostre generazioni. Dev'essere molto tempo, dicevamo, se già il vecchio Renan con una frase che sta tra il disgusto e il rimpianto e di uno stile da e5tenuato decaden– tismo alessandrino lamentava: "Nous vivons du parf!1m d'un vcse vide». Han forse q1•este parole un significato analogo a quello affermato dai compu– tisti della nostra epoca quando clich1arano che noi viviamo consumando il capi– tale tramandatoci dai nonni e dai padri più lontani? Forse che si e forse che no. In termini di beni materiali e di vasi da riempire dei mede~imi ci par certo che tutte le generazioni passate !)Otrebbero imparare da noi come si fa a fare e come si fa a disfare. Ma dobbiélmo riconoscere che tutte quello che noi facciamo è prh o di profumo. O forse dobbiamo concludere malinconicamente che il profumo non è che l'ultima inebriante presenza del passato? Noi vogliamo ancora illuderci fanciullescamente, e credere che il profumo del vaso sia veramente l'essrnza dei santi del trecento, degli artisti del quattrocento, degli epicurei del cinquecento, dei fantasiosi cÌel seicento, dei saggi del settecento e degli eroi dell'ottocento; e che lo scontento che sentiamo nelle nostre anime sia solo lo stupendissimo desi– derio d'essere in un colpo santi e poeti, raziocinanti e fantastici, saggi ed eroi, ed il lamento triste della nostra impotenza a riassumere in una sola stagione il frutto favoloso di tutta la storia umana. E poiché siamo sulla via delle illusioni, perché non credere che anche noi, con questa nostra fatica che a noi pare pazza, con questo nostro dir di no disperato e fedele al mondo del più forte e del più vol– gare, distilliamo un'essenza segreta che andrà a confondersi col profumo del vaso vuoto per la maggiore disperazione delle generazioni future? SISYPHUS - 13 -

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