Lo Stato Moderno - anno II - n.2 - 16 gennaio 1945

INCHIESTA SUI PARTITI POLITICI ITALIANI Il FUNZIONE DEL PARTITOPROGRESSISTA ITALIANO Un partito politico è tale solo in quanto esplica una precisa funzione nell'or– bita delle forze e delle tendenze che attraversano il campo della vita politica di un determinato paese. Vi sono partiti storici e partiti rivoluzionari, partiti con– servatori e partiti d'avanguardia; gli uni e gli altri hanno un loro valore e una loro meta ideale, ma trovano volta a volta nella prassi della storia quella funzione che li rende necessari e operanti, proprio perché in essi rifluisce la vita in quel dato momento. Quando un partito non entri nel giuoco delle forze vive per far s\ che le situazioni contingenti si sviluppino e si risolvano in nuova e più feconda realtà di vita, esso si riduce ad una scuola di teorici e, perdendo la sua funzione reaL, resta sul campo ad indicare quanto nostalgica ed insufficiente sia quella dottrina che, seppur convince, non fa sgorgare l'azione dai suoi principi. Il Partito Progressista Italiano è sorto per esercitare una funzione politic~, più che per bandire una dottrina agli orecchi spesso distratti e disavvezzi degli Italiani. La sua origine non lontana tocca il momento cruciale e decisivo del 25 luglio I943. Uscendo dalle galere, gli uomini che avevano costituito i Gruppi d'A– zione per un'insurrezione armata contro il fascismo, da far scoppiare alla notizia della caduta della Tunisia, si videro esclusi dalla partecipazione al Comitato In– terpartiti per lo specioso motivo che essi non coslituivano un partito politico. Gli eventi che seguirono convinsero questi uomini di essere stati nel giusto soste– nendo la necessità di rovesciare il fascismo con le forze concordi di tutti i partiti antifascisti, prima che il momento dell'azione necessaria ed improrogabile passasse senza frutto. Le tre direttive secondo cui essi avevano inteso sviluppare l'azione, esposte nel Manifesto del febbraio 1943, restavano ancora in gran parte inattuate dopo il colpo di stato del 25 luglio. Esse si compendiavano in questi tre pun1i: rovesciamento del fascismo, abbattimento della monarchia, denuncia dell'alleanza e guerra alla Germania. Ciò che era stato un proposito d'azione contro un fascismo ormai vacillante - nato nell'animo di pochi, non soltanto per un imperativo morale, ma anche per la chiara e sicura intuizione dell'estrema importanza politica di un atto che in quel momento rivelasse al mondo una forza ed una volontà antifascista in Italia - verme sviluppandosi in una più ampia concezione dell'agire politico, quando la nuova situazione politica italiana dimostrò chiaramente quali fossero gli errori che non si era voluto o saputo evitare nell'intero ventennio fascista. L'errore, in politica, può essere nella fattispecie o nella impostazione generale dei problemi: nell'uno e nell'altro caso porta a conseguenze sicure; solo nei riguardi di chi lo commette possiamo distinguere e dare, fra i due, maggiore importanza all'errore d'impostazione, perché quest'ultimo rivela l'intuito e la sensibilità mo– rale che governano l'agire politico dell'uomo. È inutile soffermarsi ad esaminare le singole fattispecie e le circostanze in cui si compie l'errore politico: esse sono infinite e l'esperienza di esse può renderci più scaltri ma non più consapevoli della ragione dell'errore. Questa è invece da ricercare nel rapporto costante che si sta– bilisce tra pensiero e azione, tra astratta enunciazione dottrinaria e reale possi– bilit:i storica di attuarla. Se il rapporto resta a vanlaggio del primo termine, le occasioni si presenteranno invano e la storia farà a meno delle dottrine, lasciando ad esse il compito d'ornare le menti di alcuni, di esaltare quelle di altri. Questa sorte è toccata spesso in Italia alle grandi correnti di pensiero sociale, le quali han– no obliterato i compit_i e le responsabilità che la loro qualificazione di partiti poli- - 11 -

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